Quale autonomia per il porto di Salerno? Effetti e ricadute della Riforma: Zerottonove incontra, nella sede della SCT, il presidente Gallozzi
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“Riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle autorità portuali” titola così il decreto di riorganizzazione dei porti italiani approvato lo scorso 21 gennaio, in attuazione della Legge Madia.
L’accorpamento prevede la creazione di 15 Autorità di Sistema portuale che coordineranno 54 porti italiani. Salerno farà parte insieme a Napoli e Castellammare di Stabia dell’Autorità di Sistema portuale del Basso Tirreno.
Il dubbio reale, a dispetto delle rassicurazioni del Ministro, consiste nel chiedersi quanto un mero accorpamento possa rappresentare un mezzo per razionalizzare o rendere efficace l’amministrazione della portualità e della logistica in Campania. Pare proprio che la riforma così com’è congegnata non appiani il gap competitivo della portualità italiana. Inoltre l’Autorità accorpante ovvero il porto partenopeo viene da anni di mancato processo governativo, come potrà “assumere i poteri di deliberare – anche per il porto accorpato – in merito a piano regolatore, aree portuali e loro destinazione, (POT) piano di investimenti infrastrutturale”?
Incongruenze, critiche e ricadute: ne abbiamo discusso con Agostino Gallozzi, presidente della SCT S.P.A azienda presente a Salerno dal ’52 e di Assotutela, la storica associazione fondata nel 1982 per la tutela e lo sviluppo del porto di Salerno.
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