Ancora emozioni targate DaviMedia, stamane, alla Lectio Magistralis tenuta dall’ attore/compositore Salomone “Moni” Ovadia, svoltasi presso il teatro d’ateneo del campus di Fisciano dell’ Università di Salerno. Noto per spettacoli come Oylem Goylem, dove fonde cultura, umorismo e musica yiddish, Ovadia, che è anche appassionato studioso di musicoetnologia, impeccabile e disponibilissimo, calza il tipico copricapo ebraico e inizia una lunga maratona di ricordi, emozioni, suggestioni. “Ho ricevuto tanto da mondo popolare” esordisce “come il canto tradizionale: epico e senza quell’enfasi e che magari cerca di regolare il teatro odierno, fisso in regole e schemi”. Porta la platea, di studiosi e studenti, fan e appassionati, in un viaggio nella sua esperienza, che attraversa i tanti incroci di vite, popoli, tradizioni e culture che si innescano ogni volta che si assiste a una sua performance.
Nel suo racconto, colto e divertente, fatto di aneddoti spruzzati di witz, tipico umorismo yiddish, l’attore ripercorre tutte le sue influenze: “Il Living Theatre è stato fondamentale per me” continua “poi l’ incontro con Carmelo Bene, la distruzione di ogni retorica, l’ Otello, ad esempio, che diventa una sorta di dramma del fazzoletto!”. Ovadia però non dimentica il suo incontro con Eugenio Barba “Nei suoi spettacoli il teatro retorico espodeva completamente” e Tadeusz Kantor: “Quando ho visto La classe morta, ero in preda agli spasmi, è stata un’epifania”. Una vita costellata di incontri eccezionali, quasi “ultraterreni”: “Una volta ho visto la Madonna, e io sono un agnostico” ricorda scherzando “in realtà ho visto la straordinaria Pina Bausch danzare. Il classico e la provocazione erano lì, nel corpo di quella donna: alla fine ero completamente fuori di me, sono salito sulle sedie a fine spettacolo”. Ovadia, durante la lezione, accenna anche alla condizione odierna della cultura italiana: “Spesso mi capita di sentire dire che alcune cose non si possono fare perché “non ci sono soldi” ma non è vero” ammonisce “I soldi ci sono, ma vengono tutti rubati. Dovete far valere i vostri diritti” continua “se decidono di tagliare ancora fondi all’Università”.
Come un vecchio saggio Ovadia ricorda l’incontro con il mondo yiddish, che gli ha cambiato la vita “E’ stato a Milano, grazie a uno scocciante ebreo ungherese” precisa “dopo il nostro incontro tutto è cambiato. Ho conosciuto gente eccezionale, difficilmente potrà mai esserci un’altre generazione così emotiva. La cultura yiddish è una condizione di spirito” continua “Nei mie spettacoli, cerco di trasportare il sentimento che mi suscita il ricordo delle loro vicende e delle loro tradizioni e trasmetterle. Raccontarle no” conclude emozionato “credo sia impossibile”. Ancora qualche divertente e ironica storiella yiddish, poi, Moni Ovadia si congeda, strappando un lungo ed intenso applauso. Una narrazione eccezionale, un incontro difficile da dimenticare. Prossimo appuntamento, giovedì prossimo 31 gennaio, con un altro grnade volto del teatro, Glauco Mauri.