“Le origini per me rappresentano la completezza…desideravo capire perché mi sentivo diversa in Colombia”; l’incontro con un’erede dell’emigrazione dal Cilento in America
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Le origini sono una costante dell’uomo, con cui si confronta almeno una volta nella vita. Quando si scopre di essere un’identità frammentata e più complessa di ciò che si crede, allora comincia il percorso di ricerca, il cui fine ultimo è il contatto diretto con le radici.
La ricerca così si arricchisce di tappe: le domande e la curiosità, l’autoanalisi, la messa in discussione di se stesso, il viaggio, l’incontro con gli altri, il territorio d’origine, la sensazione di appartenenza, la completezza e la commozione.
Andando nel concreto, l’esperienza di Erika Willis Manzi arriva dalla Colombia nel Cilento, precisamente a Licusati, dove cerca le risposte che la sua famiglia attende da sempre. Diventa la “responsabile”, l’erede di un insieme di valori che ha ascoltato fin da piccola. Una foto, il primo dettaglio da cui far partire la sua ricerca.
Erika vuole conoscere le origini del suo bisnonno materno, Gabriele Manzi (Manzo), ripercorrendo i luoghi che ha vissuto in un passato tra Ottocento e Novecento. Sa dell’esistenza di due famiglie distinte di quest’uomo, una in Colombia, dova ha emigrato e un’altra in Italia, a Licusati, dove forse, per contemplare la sua terra, poco produttiva e con poche possibilità, ha cercato di mantenere un legame umano, creandosi una famiglia nuova, occasione per tornare spesso nel suo luogo d’origine.
ZerOttoNove entra in contatto con Erika Willis Manzi rispondendo a una sua richiesta d’aiuto, dopo aver letto un recente articolo dedicato alla storia e alla cultura di Licusati. Mi scrive e tra noi nasce subito uno spirito di collaborazione e condivisione.
Mi raggiunge al paese, direttamente dalla Colombia, e insieme proviamo a ricostruire una vita lontana, ma che sente scorrere nelle sue vene.
“Per me è importante trovare le mie radici, perché mi è stato coltivato fin da piccola; la mia famiglia apparteneva sia alla Colombia che all’Italia e così, vivendo la cultura colombiana (molto diversa), sapevo che c’era un pezzo mancante. Vedevo che la mia famiglia era a tratti diversa delle altre tipiche colombiane. Il modo di fare, pensare e vivere ogni situazione; era doveroso completare il cerchio“, racconta Erika, commossa ed emozionata.
I suoi sentimenti li ho avvertiti in prima persona, sono diventati anche i miei. Sfogliando i registri parrocchiali, antichi, per trovare un dato certo della presenza di quest’uomo a Licusati, abbiamo riletto storie di vite, incuriosendoci ai nomi e alle famiglie che hanno attraversato la storia del luogo. Quando appare, quasi all’improvviso, il nome “Gabriele Manzo”, le lacrime di felicità di Erika hanno colmato il mio senso di spaesamento, incapace spesso di leggere oltre i segni rimasti per toccare con mano l’evoluzione storica e culturale del contesto che mi ha partorito.
Rintracciare qualcosa del passato è stato possibile anche incontrando Erika, provare le sue stesse emozioni quando ogni piccolo dettaglio poteva dire molto di più, raccontare un pezzo di una personalità che ha a capo della sua famiglia. Entrando nella casa di proprietà del bisnonno, poi venduta a nuove persone, e prendere il caffè tra quelle mura, ha regalato all’erede dell’emigrazione cilentana, un momento di verità e di appartenenza.
Ogni pietra, ogni strada, ogni persona incontrata hanno arricchito l’animo incompleto di Erika, venuta fin qui per poi raccontarlo alla sua mamma.
“Per me è stato come completarmi, oltre che soddisfare quella richiesta dei miei zii e di mia mamma principalmente. Era un desiderio che avevo ben nascosto nel mio cuore, e dovevo scoprire se tutto quello che mi dicevano è vero. Volevo capire se sono più di quello che fino a quel punto ero. Mi rimane un pezzetto da scoprire, perché il mio bisnonno paterno era irlandese, ma penso che rimarrà il dubbio, dato che non ho modo di rintracciare nulla. Sono morti tutti, incluso mio padre“.
Infine, il confronto con la tradizione orale, testimoniata dalle sorelle Crocco (Elena e Pina), che hanno confermato alcune caratteristiche di Gabriele Manzo già dette a Erika da sua madre, ma scoprendo aneddoti nuovi, che hanno dato un’anima alla figura, oltre che una collocazione geografica e un passaggio reale sul territorio.
Abbracci emozionati e sorrisi commossi accompagnano Erika Willis Manzi a Parma, dove si è trasferita, mentre tra noi è rimasto un momento di arricchimento reciproco. Un modo nuovo di sentirsi parte di un contesto, spesso indecifrabile.
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