Promuovere la sostenibiltà economica e sociale delle imprese culturali nel progetto di rilancio dell’Europa post Covid: la proposta del Ravello LAB
Si è svolta a Ravello dal 15 al 17 ottobre la quindicesima edizione di Ravello LAB 2020 – Colloqui Interazionali. Il laboratorio di idee e proposte ha raccolto in una tre giorni di approfondimenti e dibattiti una serie di raccomandazioni che puntano a rendere vivo e vitale un settore così delicato e strategico come quello dell’industria culturale e creativa nell’era post Covid.
Ravello LAB è una formula originale di “intelligenza connettiva” per formare nuove proposte di policy culturale, immaginare interventi che restituiscano prospettive competitive e concrete, mettendo insieme sperimentazione, formazione ed esperienze allo scopo di ridisegnare il settore, che diano vita a una nuova strategia della cultura come fattore di sviluppo locale.
Una proposta articolata per un recovery plan della cultura, finalizzata a promuovere la sostenibiltà economica e sociale delle imprese culturali nel progetto di rilancio dell’Europa post Covid attraverso la progettazione e la gestione nell’era del digitale. È quanto emerso dai colloqui internazionali di Ravello LAB, il forum europeo promosso da Federculture e dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali.
Alfonso Andria, Presidente del Centro Universitario per i Beni Culturali di Ravello: “Abbiamo fortemente voluto questa quindicesima edizione di Ravello LAB, anche se attraverso le modalità con cui è stata celebrata, che tuttavia non hanno minimamente scalfito la ricchezza dei contenuti.
Dunque non si tratta di mantenere una ‘tradizione’, ma di rinnovare quella responsabilità assunta quindici anni orsono da Federculture e dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello e interpretata dal Comitato Ravello LAB: considerare la Cultura strumento indispensabile per lo sviluppo dei territori e la crescita delle comunità. Oggi – in tempo di emergenza Covid – più di ieri!”.
Super bonus da estendere a tutti i cantieri culturali (teatri, musei e biblioteche), cultural bond e lo strumento di finanza “paziente” a sostegno dell’impresa culturale, benefit corporation come nuovi interlocutori dei luoghi della cultura.
Ma anche digitalizzazione e cambiamento: il nuovo paradigma della cultura post Covid che oggi più che mai sente il bisogno di proiettarsi in avanti concretamente per individuare quei percorsi necessari a valorizzare lo sviluppo dell’industria culturale e quindi dell’intero Paese e dei rispettivi territori.
La pandemia ha colpito duramente il mondo della cultura e dello spettacolo e a Ravello si è ragionato su come rendere sostenibili le imprese culturali e aiutarle a superare questo delicato momento.
Le opportunità ci sono, supportate dalla recente ratifica della Convenzione di Faro, che mette al centro il diritto dei cittadini alla partecipazione culturale, e l’innovazione legislativa introdotta con recente Decreto Semplificazioni che consentirà agli Enti locali forme speciali di partenariato con l’obiettivo di aiutare nuove imprese culturali, anche del Terzo Settore, a gestire il patrimonio culturale diffuso ora inutilizzato.
Claudio Bocci, Consigliere Delegato Comitato Ravello LAB: “Quindici anni fa immaginammo Ravello LAB come una Cernobbio per la cultura per collegare la cultura allo sviluppo dei territori: è questo il ‘core’ del progetto che mette in relazione diversi saperi e competenze per formare nuovi percorsi di crescita. Molte le proposte emerse in questi giorni, dalle benefit corporation ovvero società profit che integrano nel loro statuto la finalità sociale accanto al profitto, i cultural bond e la finanza paziente a sostegno delle imprese culturali, fino all’idea dei super bonus per i cantieri culturali.
Tutto questo nel quadro dell’ormai non più prorogabile processo di innovazione legislativa che introduca la disciplina dell’impresa culturale e creativa, modifichi e innovi il codice dei beni culturali e attui la tutela penale del patrimonio culturale, così da collegare la convenzione di Nicosia a quella di Faro”.
Una serie di strategie e interventi che certifichino la cultura come elemento imprescindibile di evoluzione, passato, presente e soprattutto futuro. Perché investire nella cultura torni a essere priorità.
Andrea Cancellato, Presidente Federculture: “Non dobbiamo arretrare di un metro rispetto al fatto di costruire costantemente la possibilità di confronto. C’è quello alla base di ogni cosa. Il sistema culturale italiano ha bisogno di interloquire con il Governo, abbiamo il dovere di contribuire alla trasformazione del paradigma culturale. Il protagonismo specifico di questo settore ha bisogno di una norma che collochi al centro iniziative e stimoli, opportunità. Il Ministero dei Beni Culturali deve diventare un Ministero capace di favorire la cultura come elemento chiave di crescita e sviluppo: la cultura deve essere intesa come elemento di formazione continua del nostro Paese”.
La sostenibilità economica e sociale delle imprese culturali e creative può essere quindi raggiunta solo attraverso lo sviluppo di una strategia integrata che promuova l’interazione sinergica all’interno del complesso quadro degli attori che direttamente o indirettamente contribuiscono a definire lo scenario di riferimento delle imprese culturali e creative.
Fabio Pollice, Rettore dell’Università del Sannio e chairman del panel 1: “Il cambio di paradigma deve prevedere una ridefinizione del quadro normativo ed istituzionale per renderlo maggiormente rispondente ad una crescita del settore, ma deve anche portare ad una ridefinizione delle strategie delle imprese culturali e creative e del rapporto tra queste ultime e i relativi contesti territoriali. Un processo, dunque, che sia contemporaneamente ‘top down e bottom up’. Per operare questa trasformazione occorre una finanza intelligente e flessibile, unitamente ad una formazione capace di elevare il livello di professionalizzazione degli attori pubblici e privati che operano in questo settore”.
La pandemia ha anche accelerato l’utilizzo del digitale in ogni ambito. Ma quello che forniremo in digitale è bene culturale? È destinato a diventarlo? A Ravello si è parlato anche di questo, affrontando il tema di progettazione, gestione e sostenibilità nell’era dello sviluppo tecnologico.
Un nuovo punto di partenza che comincia proprio nel laboratorio di idee e creatività dei Colloqui Internazionale e che apre a uno scenario innovativo “immerso nel digitale”.
Pierpaolo Forte, docente dell’Università del Sannio e chairman del panel 2: “In questo 2020 abbiamo visto esplodere una quantità di servizi e possibilità in rete, non di rado improvvisate e spesso costituite da personale non necessariamente esperto. Il nostro Paese, sia negli ambienti della ricerca che soprattutto tra i professional, avrebbe bisogno di più Ravello LAB per contemplare maggiormente e meglio la grossa quantità di materiale sviluppato nel mondo. L’occasione di fermarci e confrontarci ci ha consentito di contemplare che siamo meno disattrezzati di come sembra anche se c’è tanto lavoro da fare. Quello di questi giorni è un punto di partenza: una delle sfide consentite dal digitale è la prospettiva di contatto sempre più personalizzato, e dunque di fruizione sempre più variegata, plurale, connotata in funzione del fruitore, anche in relazione alle abilità diverse di ciascuno. Quanto alla tutela, si è rivelato come bisogna accomodarsi ad accettare che la conservazione ha bisogno di interventi sui supporti e dunque che in futuro essa può riguardare ciò che sarà necessario per gli aggiornamenti tecnologici che consentiranno di continuare a disporre di ciò che è stato prodotto in digitale”.
Tra i partecipanti e i relatori dei panel di questa edizione del Ravello LAB, l’ex Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, il Direttore di Federculture Umberto Croppi, l’onorevole Isabella Adinolfi membro della commissione Cultura e Istruzione PE.
In collegamento telefonico, il sottosegretario MiBACT Anna Laura Orrico e il Presidente Commissione Cultura del Senato Riccardo Nencini.
Come di consueto nelle prossime settimane i lavori del laboratorio saranno condensati nelle raccomandazioni al Governo e agli stakeholder pubblici e privati che hanno ruolo nella cultura.