Gli stupri di gruppo continuano ad aumentare a dismisura.
Questo fenomeno ha portato in piazza un profondo e crescente timore per la violenza contro le donne, e la conseguente richiesta di sicurezza. Una preoccupazione trasversale per donne e bambini, per i rischi sul nucleare e per quelli sanitari provocati dagli OGM.
C’ è un disegno in questo continuum di violenza e minacce alla vita, cosi come nel continuum delle lotte per la difesa della vita, della sicurezza, della libertà. L’esponenziale dei rischi per la sicurezza è conseguenza diretta della cultura dominante, basata sui concetti di avidità e mercificazione. Promessa sotto l’egida del paradigma economico neoliberista, che concepisce solo soldi e mercati, questa cultura dominante si basa sull’idea che non ci sono vita, valori, etica, nessuna comunità, non c’è giustizia né posto per uguaglianza, libertà, democrazia.
La sicurezza è libertà e tutti ne hanno diritto. Il dovere di uno Stato che si dica democratico dev’essere, in primo luogo, garantire sicurezza e libertà a tutti i suoi cittadini. Lo Stato “aziendale” sta invece scatenando nuovi livelli e nuove scale di violenza, rimuovendo i processi sociali e normativi di uguaglianza e giustizia, di partecipazione democratica e difesa della libertà, che in nome delle “riforme” per la “crescita” stanno erodendo, distruggendo le vere riforme di cui abbiamo bisogno. Cura del sociale, giustizia in genere, economia per assicurare cibo, lavoro e mezzi di sicurezza per tutti.
Persiste quindi la preoccupazione per la mancanza di sicurezza, e il rischio di una ricaduta verso una società che è alla continua ricerca di un’ economia e tecnologia che privilegia solo i potenti, mentre i diritti delle donne e l’ economia di piccoli commercianti sono rese invisibili. La società, la cultura, la politica mutano e si mescolano a una cultura di avidità, mercificazione e irresponsabilità. L’ antidoto a questa trasformazione risiede nella riproposizione dei valori e di una nuova visione del mondo. E si può trovare solo nei movimenti per il cambiamento, in un passaggio dal patriarcato capitalista (organizzato su principi di aperta violenza contro le minoranze e la democrazia in genere), ad una gestione universale, basata sul principio fondamentale del riconoscimento degli stessi diritti per tutti gli esseri viventi.
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