Home Attualità Progetto Policoro, giovani casa e (chiesa e) lavoro

Progetto Policoro, giovani casa e (chiesa e) lavoro

0
Progetto Policoro, giovani casa e (chiesa e) lavoro

Tra Agenzie per il Lavoro più simili a macellerie, politiche governative deleterie e nessuna prospettiva, la Chiesa Cattolica prova con il (laico) Progetto Policoro per giovani e lavoro

[ads1]

Il progetto Policoro (visita il sito ufficiale!) è un’iniziativa della Chiesa Cattolica a favore di giovani inoccupati o disoccupati. È la risposta più arguta che la Chiesa potesse dare alla nostra società, società in cui i giovani sono spesso scartati in base a varie motivazioni, come l’istruzione o la condizione sociale o anche favoritismi che attaccano ogni speranza di meritocrazia.

L’idea di indirizzare al mondo del lavoro, di scoprire la propria identità e le proprie capacità nell’ottica della piena realizzazione di sé (in una parola: vocazione) è qualcosa di cui si sente urgente bisogno in una società che è liquida non solo nelle relazioni ma anche nei ruoli sociali e nelle possibilità occupazionali.
Se la scoperta della piena realizzazione di sé è possibile, in un’ottica cristiana, in un percorso spirituale, studiare un percorso per accedere alla propria idea di futuro è qualcosa di sociologico, quasi scientifico, che nell’ottica del conosci te stesso può avvenire solo inserendosi in una rete di professionisti. Per questo motivo e in pieno adempimento al senso cristiano di servizio, il progetto non è un intra moenia per fedeli tesserati.

Collocamento, Agenzie per il lavoro…

Il senso di scoprire sé stessi in una comunità, nell’altro e quindi tra la gente, è cardine della spiritualità cattolica ma è anche il senso delle istituzioni laiche pensate per favorire l’ingresso (o il re-ingresso) nel mondo del lavoro. Sto pensando alle agenzie interinali per il lavoro, o agli uffici del collocamento.

Nella mia personale esperienza, l’ufficio di collocamento della mia città non offre alcuno spunto per l’inserimento lavorativo e non va meglio con le agenzie per il lavoro.
La possibilità di essere preso in considerazione in ognuna delle figure professionali per cui sono forte di vere esperienze lavorative pare azzerata dalla mia formazione, ferma ad un diploma scientifico. Per altre offerte lavorative, invece, è richiesta un’esperienza che nessuno ti permette di fare. Così pare che nessuna azienda sia interessata alle mie candidature.

…programmi Governativi

lavoro stipendio sfruttamento progetto policoroI programmi governativi, come Garanzia Giovani, sono sostanzialmente una mercificazione delle persone e del loro lavoro: non adeguata proporzione tra offerta di lavoro e retribuzione, ritardi nei pagamentiche non sono uno stipendio quindi è normale che non siano regolari” (perla dell’addetta dell’Agenzia per il Lavoro). Si registra, comunque, che siano stati anche un clamoroso flop.

È capitato a me che la presa in carico da parte dell’Agenzia del Lavoro per il progetto Garanzia Giovani sia durata ben poco, con una presentazione di alcune slide stampate con qualità men che mediocre, illeggibili, in un tempo insufficiente per una comprensione seppur minima dei concetti che mi venivano illustrati.
L’accompagnamento dell’agenzia è stato una successione di informazioni sbagliate, a volte di vere e proprie menzogne.
Se volessimo parlare specificamente della qualità delle proposte governative per l’aumento dell’occupazione, andremmo ben lontani dal punto: qui un articolo che parla di una tra le ultime trovate del pregiatissimo Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

In quest’Italia, il Servizio Civile Nazionale diventa l’ultima scialuppa bucata per tanti giovani che, sulla soglia dei trenta, pur avendo investito in studio e formazione, esperienze lavorative e competenze, si trovano a dover scegliere quale riempitivo in mancanza di concrete alternative.
Da espressione del primo dovere del cittadino, onorare e difendere la patria, il Servizio Civile ha subito un’evoluzione nella sua utilità.

«È pur vero che per crescere e per formarsi un giovane ha bisogno di esperienze e di tempo, ma il Servizio Civile occupa attualmente quasi due terzi della giornata di un volontario (…) mentre in un terzo della giornata il giovane deve studiare, frequentare corsi, lavorare, preoccuparsi della propria vita e del proprio futuro. Chiediamo quindi al Governo di approvare una riforma del servizio civile che, senza intaccarne le finalità e l’efficacia, sia più rispondente alle esigenze di vita dei giovani.»
Rappresentanza Nazionale dei Volontari ed il Forum Servizio Civile
Qui la lettera completa.

Esperienza Policoro

Una simile premessa è utile a comprendere lo scenario in cui si inserisce il Progetto Policoro, presente in molte città italiane (principalmente meridione).
Nello specifico, a Salerno, con una manciata di incontri e l’accompagnamento di alcune figure professionali specializzate nei campi di psicologia e sociologia, oltre che alcuni volontari, è stato offerto un servizio molto più preciso e attento di quello delle agenzie del lavoro.

Non è stata un’esperienza risolutiva, ma sicuramente necessaria e non sufficiente ad una migliore introspezione. La potenzialità del progetto è l’accompagnamento che gli animatori del progetto offrono gratuitamente e costantemente.
Da quanto espresso è chiaro che tali variabili rendono l’esperienza in un simile Progetto quanto mai diversa tra tutti i focolai, perchè rimanda alla dedizione dei singoli (qui il sito del Progetto Policoro Salerno-Campagna-Acerno).

don mario operti lavoro progetto policoro

Progetto Policoro cambia la tua vita in misura in cui comprendi che la tua vita cambia, irrimediabilmente, ad ogni nuovo incontro. Come qualsiasi strumento, esso è totalmente inefficace se non incardinato in un percorso di crescita personale.

Indubbiamente e purtroppo le politiche statali per giovani e lavoro non sono inutili ma deleterie. In un’Italia dove le agenzie per il lavoro usano gli iscritti come codici a barre per incassare finanziamenti regionali, in una Chiesa dove spesso i sacerdoti sono indolenti al quotidiano dei fedeli (una fede che non diventa vissuto è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta), il progetto Policoro è un segno di credibilità della Chiesa e una speranza, per quanto flebile, di chi ne ha provate tante.
Un orientamento al lavoro accurato per quanto possibile, prolungato in un accompagnamento proporzionato alle concrete possibilità di questo sportello di ascolto e di consiglio, di cui si sentiva il bisogno.

Personale esperienza Policoro

Il Progetto Policoro è  un’esperienza di socialità, di confronto, di speranza e, come tale, occasione di facili illusioni e più facili disillusioni. Questo perchè, come si impara col tempo, nessuno ha la bacchetta magica ma tutti possono essere specchio parlante per l’altro.
In questa esperienza è possibile raccogliere qualcuno di quegli strumenti per un’introspezione razionale che tenga conto del proprio contesto (un contesto preoccupante), in definitiva identificabili con la tabella dei pro e dei contro. La grande ricchezza di umanità che ho potuto trovare in questo contesto brilla della specificità di ognuna delle persone che ho trovato sul mio cammino, ma la cambia vita esattamente come questa cambia ad ogni nuovo incontro.
Lo sportello di Salerno è sempre disponibile per offrire consiglio e appoggio, grazie ad indefessi volontari. Le persone del Progetto Policoro, in effetti, sono sempre presenti proprio come non avviene con nessuna Agenzia per il Lavoro.

I rischi dell’animatore medio

Come qualsiasi esperienza di Fede, il più grande impedimento rischia di essere la Fede, proprio come la Ragione rischia spesso di essere intralcio a sé stessa quando si chiude all’inaspettato.

Progetto PolicoroIl senso di quanto detto è metaforizzabile con ciò che è successo a Fleming con la penicillina: letterariamente serendipità, manzonianamente Provvidenza. Quella variabile fortuita, imprevedibile, che porta ad un bene inaspettato e grande. Un esempio più comune: quel ritardo che permette un prezioso incontro.

Il rischio, che non è una tentazione perchè nasce da un errore di valutazione, è per il fedele quello schematizzare il pensiero di Dio in previdenti (leggi: prevedibili) schemi, immaginando al posto suo una forma di Provvidenza che è solo un personale modo di vedere le cose, uno schema forzosamente ottimistico della vita e cioè dell’equazione data dalle variabili personali, le variabili contestuali – quali la società e le strutture dell’ambiente di vista – e le variabili sovrastrutturali – la politica locale, la politica nazionale, le condizioni economiche e le dinamiche che a questa hanno portato (per gli atei basterà sostituire “pensiero di Dio” con “futuro” per ottenere il medesimo concetto, n.d.a.).

La tentazione, invece, è tradire il senso del proprio servizio e immaginare di esistere per un ruolo che si discosti dall’accompagnamento al lavoro, realizzato innanzitutto nella ricerca attiva che tocca ad ognuno, ma che non può non considerare anche una qualche forma di intermediazione tra domanda di lavoro e offerta.

Così è tentazione credere che la fede sia un salto nel vuoto, nonostante Cristo abbia scelto di non lanciarsi dal pinnacolo del Tempio di Gerusalemme perchè sarebbe stato come mettere alla prova Dio stesso; ma la risposta è che Dio non è un oggetto a cui imporre le nostre condizioni; è tentazione non comprendere che se “non di solo pane vive l’uomo“, si sta affermando che l’uomo vive anche di pane, sebbene non di solo pane: il senso della manna che sfama le necessità biologiche e che, ancora una volta, precede concettualmente e temporalmente il pane spirituale (una meditazione qui).

Il peso (della croce) di Cristo

Cattolicesimo è sinonimo di fraintendimenti. La natura della comunità cattolica, il mondo di cui si dice portatrice nonostante l’umanità che mostra, rende ogni iniziativa che mette in campo una contesa con i suoi detrattori. Questo è il lato positivo, il vaglio che rende più difficili leggerezze e scivoloni.
Il peso della croce del Cristo – il problema vero – sta nel dovere morale di prendere il peso della rivoluzione che vorremmo nel mondo.

Combattere l’involuzione mentale che maschera il lavoro in una prospettiva gratuita. Una concezione che dimostra come la mediocrità sia eletta a sistema, dato che una giusta retribuzione è principalmente la possibilità di migliorarsi e migliorare: adeguare la strumentazione agli sforzi e alle capacità, fino ad aggiornarla per aggiornarsi. Investire nella propria formazione. Ricordare che, nonostante la sua buona volontà, non fu Marx a dire che frodare sulla retribuzione è peccato che grida vendetta al cospetto di Dio, uno dei peccati più gravi (qui e qui).

Il peso di un progetto che, pur destinato a tutti, non può tradire le radici da cui è fiorito: la coerenza con un’idea di Provvidenza che non è la gettonatissima fortuna gratuita. L’idea che come la sazietà di pane e pesce precede la sazietà del pane spirituale nei fatti del Vangelo così dovrebbe accadere nella vita delle persone.

Il senso del lavoro

Proprio questa rivoluzione è il senso del passo evangelico in cui il Dio fatto Uomo ha compassione di tanti che erano assembrati nel deserto e ne sazia la fame biologica. Un po’ l’immagine di tante persone, giovani, vecchi e bambini che sono in un contesto che non offre loro nulla, neanche gli strumenti minimi per affrontare quei giorni di cammino che li separano da una possibilità concreta.

Il senso del lavoro è quella dignità di cui parlano i pontefici e che difficilmente è colta. Sicuramente il lavoro è di per sè stesso sopravvivenza. Chi non comprende che ad una certa età l’unico bisogno primario per un benessere psicofisico integrale della persona è proprio il lavoro, non ha colto il senso della responsabilità civile e neanche il senso del vivere cristiano.

L’equa retribuzione ai tempi del tirocinio/stage gratuito

progetto policoroChi pensa che anche per giovani trentenni la priorità possa essere altra dal lavoro, per qualsiasi motivo, non ha mai avuto il bisogno di comprare un medicinale, magari da banco. Chi pensa che una persona di qualsiasi età possa lavorare gratuitamente, non ha mai dovuto fare benzina, pagare il bollo dell’auto, cambiare gli pneumatici squarciati, aggiustare questa o quella cosa del veicolo, assicurarlo… Non ha mai avuto bisogno di riscaldare casa, né di bere e quindi di mangiare. Non sa cosa voglia dire aver bisogno di una visita medica non mutuabile.
Chi pensa che basti essere figlio per tutte queste cose tradisce il senso più alto di umanità e tradisce il senso biblico di persona, quale soggetto relazionale gravato delle responsabilità non solo delle sue azioni ma della sua stessa esistenza.

Il lavoro non è il travaglio, la fatica conseguente al peccato originale: l’ottica biblica pone il lavoro quale espressione della corresponsabilità dell’uomo con Dio verso il Creato. Se il battezzato è estensione di Cristo, l’uomo è amministratore delegato di Dio sulla Creazione: un amministratore con pieni poteri, a quanto vediamo.

Chi si approccia a Progetto Policoro sta cercando di corrispondere alla principale vocazione umana: collaborare con Dio ad una società in cui essere lievito perchè cresca, sale perchè sia più buona.

Questa è la difficoltà a cui devono corrispondere i volontari del Progetto Policoro: aiutare ad abbandonare un’eventuale visione del mondo in cui non si è al centro delle proprie responsabilità, un’ottica in cui si possa con leggerezza accettare che le cose vanno così e tanto chi le può cambiare, che meglio questo che se no niente.
Lasciare la tentazione del lavoro che mi piace per intraprendere, per quanto possibile, il lavoro che può darmi sicurezza e stabilità.

Come Zaccheo

Nel Vangelo è raccontato uno strano episodio. Un personaggio di bassa lega e di piccola statura – un uomo truffaldino, noto brutto ceffoappena scopre che nel suo villaggio è arrivato questo Gesù, corre per incontrarlo. Non possiamo sapere che cosa lo incuriosisse, fatto sta che questo Gesù era un vip di cui si diceva molto, sia bene che male. Di certo si sapeva che andava dai reietti a dir loro che Dio li ama e dalle prostitute a dire che sono perdonate, dando agli uni e alle altre una dignità – per quanto possibile – ben superiore a quella di tanti benpensanti che si limitano ad un legalismo etico, spesso disatteso nell’intimità dei proprio affari.

L’idea di Zaccheo è l’idea di tutti, solo che lui arriva in ritardo e quindi è ben lontano da Gesù. Piccolo di statura ma fine di pensiero, pensa che per poter guardare questa persona serve un punto alto: per questo motivo di arrampica su un albero. Da quell’altezza gli sguardi di Gesù e Zaccheo si incontrano e nasce un’amicizia che renderà Zaccheo una persona migliore.

Progetto Policoro ha l’ardito compito di farsi punto alto perché le persone che vi si approcciano possano trovare una condizione di vita migliore da cui avere una vista migliore, non ostacolata dalle difficoltà del quotidiano.
Per avere un contatto diretto, l’esperienza del Progetto Policoro di Salerno-Campagna-Acerno ha un profilo FB a questo indirizzo.

[ads2]