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Acqua e candeggina, ecco la “lampadina dei poveri”

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Acqua e candeggina, ecco la “lampadina dei poveri”

Un meccanismo che gioca sulla rifrazione della luce solare nell’acqua: in due anni l’enorme diffusione

Un cognome che richiama qualcosa di divino. Si chiama Alfredo Moser e nella vita fa il meccanico. Abita a Uberaba, città situata nella zona meridionale del Brasile. Come lui, centinaia di persone convivono con black-out giornalieri di corrente elettrica e, di conseguenza di mancanza di luce. Così un po’ per gioco e un po’ per sfida è nata “Wit”, già soprannominata la “lampadina dei poveri” e che ora si sta diffondendo a macchia d’olio su tutto il globo, visto che non usa costosa e, a volte mancante, energia elettrica ma un’energia molto più potente e a costo zero: quella solare. Il meccanismo è quello, fisico, della rifrazione della luce del sole nell’acqua: una bottiglia di plastica, inserita in un buco sul tetto, riempita d’acqua con l’aggiunta di una piccola dose di candeggina, che aiuta a non far formare alghe.

Nasce così la lampadina a costo zero, che, a seconda dell’intensità dei raggi solari, può raggiungere i 60 watt. Ora Moser è una mezza celebrità, intervistato addirittura dalla BBC, ma che negli ultimi due anni ha visto la sua invenzione raggiungere i luoghi più poveri della Terra, dove la corrente elettrica, a volte, è un privilegio. Stiamo parlando di Paesi come l’ India, Tanzania, Fiji, Cina, Filippine e Bangladesh. Il problema resta se le giornate sono senza sole o si vuole un po’ di luce di notte, ma Moser ha già “aperto le acque” verso una nuova frontiera della corrente a costo zero.