Editoriale a cura del Direttore responsabile, Avv. Luca Monaco
Le cronache cittadine degli ultimi giorni pullulano di levate di scudi rispetto alla proposta, avanzata dal Sindaco De Luca, di costruire una moschea ed un centro di cultura islamica a Salerno.
Dalle motivazioni più estremiste dei militanti di Forza Nuova, che addirittura vi intravedono una sorta di oltraggio al Santo Patrono, a quelle più moderate di associazioni varie, cattolici praticanti e formazioni politiche, per lo più dell’area di centrodestra, un comune denominatore si evince indiscriminatamente: la paura del diverso. O meglio ancora, il timore che una cultura differente possa minare alle radici le nostre tradizioni, la nostra cultura, il nostro sentimento religioso.
Da cattolico poco praticante (almeno secondo i canoni più ortodossi della nostra fede religiosa) e mediamente peccatore, nonché da uomo dalla cultura politica di centrodestra, dico invece che è arrivato il momento di guardare oltre i nostri atavici pregiudizi e le nostre “fobie eterodosse” e di confidare maggiormente nella forza dei nostri valori e delle nostre amate tradizioni.
Non sarà la presenza di centri di aggregazione di altre fedi religiose a minarne le loro radici o a privarcene addirittura.
Non sarà la costruzione di una moschea ad oltraggiare quei valori cattolici a cui tanto ci appigliamo, per contestarne la costruzione, ma che troppo spesso siamo noi stessi a disattendere con condotte intolleranti e dallo scarso valore etico.
La cultura cattolica è, per sua vocazione, una cultura di tolleranza e di accoglienza, che poco ha a che vedere con i veti ed i pregiudizi che incombono sulla proposta di De Luca.
Dare la possibilità ai tanti musulmani presenti in tutta la provincia di avere un proprio luogo di culto, dove incontrarsi per pregare, sarebbe un bell’esempio di città dell’accoglienza, aperta alle culture differenti, dalle quali continuerebbe comunque a pretendere con fermezza il rispetto delle regole ed il rifiuto di qualsivoglia estremismo.
Le posizioni oltranziste registratesi negli ultimi giorni mi riportano con la mente (e con gli ovvi distinguo) a quelle speculari di taluni discutibili personaggi di fede islamica che si sono resi in passato protagonisti delle cronache nazionali.
Mi riferisco, nella specie, a quei signori musulmani che si sono sentiti in diritto di contestare la presenza dei crocefissi negli uffici pubblici italiani, sino a far registrare, in alcuni casi, qualche preoccupante defenestramento.
Ebbene, la matrice, sia pure di segno opposto a quella degli oppositori alla costruzione della moschea in città, è in parte la medesima: l’idea che un simbolo religioso altrui sia offensivo per la propria fede.
Ma non è chiudendosi ciascuno nella propria trincea che si costruiscono più solide basi di una pacifica convivenza tra popoli e culture.