Pensioni, la Corte Costituzionale boccia la rivalutazione: niente rimborsi ai pensionati salernitani. La protesta di Fnp Cisl provinciale
Lo scorso 24 ottobre si è svolta l’udienza pubblica presso la Corte Costituzionale in merito alla rivalutazione della perequazione delle pensioni per le annualità 2012 e 2013. Una questione molto cara ai pensionati della Cisl di Salerno, interessati, come noto, dal blocco della rivalutazione dei trattamenti pensionistici, previsto per gli anni 2012 e 2013 dalla legge numero 214 del 2015, novellato dal decreto legge numero 65 del 2015, emanato per dare attuazione alla sentenza numero 70 del 2015 della Corte Costituzionale.
I giudici hanno ritenuto le norme censurate in contrasto con i principi costituzionali di proporzionalità e adeguatezza del trattamento previdenziale, inteso come retribuzione differita, espressi dagli articoli 36 e 38 della Costituzione, mentre, in altri atti, i giudici hanno lamentano la violazione del principio di ragionevolezza. La Corte ha perciò respinto le censure di incostituzionalità del decreto legge n. 65 del 2015.
Per i magistrati, dunque, “diversamente dalle disposizioni del Salva Italia annullate nel 2015”, “la nuova e temporanea disciplina prevista dal decreto legge numero 65 del 2015 realizza un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica”, così come previsto dall’articolo 81 della Costituzione.
Una decisione che delude e amareggia i pensionati della Cisl salernitana. “Come tutta la categoria, ovviamente, speravamo nel riconoscimento della rivalutazione del montante. In ogni modo, come già ribadito dal nostro segretario nazionale Gigi Bonfanti, attendiamo la pubblicazione della sentenza per conoscere per esteso le motivazioni in virtù delle quali la Corte ha dichiarato legittimo il decreto numero 65 del 2015”, ha detto Giovanni Dell’Isola, segretario generale della Fnp Salerno. “Certamente continueremo a portare avanti la nostra rivendicazione per il riconoscimento della rivalutazione delle pensioni, che nella provincia, per oltre l’80%, sono inferiori ai 1.000 euro. Tuttavia, ci tocca prendere amaramente atto della scarsa considerazione che questo nostro Paese ha per i pensionati, penalizzati, come sostenuto anche dalla segreteria nazionale della Fnp, ancora una volta da una sentenza che non riconosce quanto loro indegnamente e impropriamente tolto sul piano delle risorse. Non siamo d’accordo con tutto questo, poiché a nostro avviso serve introdurre un nuovo meccanismo di rivalutazione delle pensioni che permetta agli anziani di recuperare il potere d’acquisto perso in questi anni e nel bloccare ogni automatismo di innalzamento dell’età pensionabile uguale per tutti i lavori”.
Oltretutto il provvedimento del Governo, secondo Dell’Isola, è stato preso senza nessun confronto con il sindacato, che si era dichiarato disponibile a un confronto per evitare che i costi andassero eccessivamente a gravare sul bilancio dello Stato, dichiarandosi disponibile ad adottare una soluzione che spalmasse in più anni i relativi costi.
“C’è da rilevare, altresì, che non è mai stata data attuazione da parte di nessun governo al decreto legislativo 503 del 1992 che prevede che una quota del Pil andava messa a disposizione per l’aumento delle pensioni, specie quelle più basse”, ha continuato Dell’Isola. “Inoltre, c’è un problema di ordine politico e morale che va affrontato in tempi brevi ed è quello relativo alle vere pensioni d’oro che consentono di percepire emolumenti da 20mila, 30mila e fino a 90mila euro al mese senza che ci sia stato un corrispondente versamento contributivo. E’ una questione che va affrontata da subito, insieme a quella della separazione tra assistenza e previdenza, che oggi vengono pagate solo dai lavoratori e imprese e che invece per l’assistenza dovrebbero andare a carico della fiscalità generale. Si evidenzierebbe in tal modo che il solo costo delle pensioni è coperto dai contributi versati”.