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Penitenziario di Fuorni verso la solidarietà

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Penitenziario di Fuorni verso la solidarietà

Il contributo solidale del neo Direttore del Penitenziario di Fuorni e del volontariato

Stefano Martone, neo Direttore Carcere Fuorni
Stefano Martone, neo Direttore Carcere Fuorni

“Non mi piace la pubblicità fine a sé stessa”, dice il neo Direttore, Stefano Martone, del Penitenziario “Antonio Caputo” di Fuorni. Dal colloquio con il dirigente emerge una totale disponibilità di questi ad aiutare concretamente la vivibilità dell’Istituto penitenziario. Una decina infatti i progetti che prenderanno il via da gennaio fra cui ristrutturazioni edilizie intramoenia per mano dei carcerati ai quali verrà rilasciato attestato della prestazione eseguita. Il Direttore, peraltro, promuove il ravvedimento del minore detenuto a rimediare al torto arrecato alla vittima del reato, previo consenso di quest’ultima. Egli vorrebbe avviare anche una pizzeria a uso e consumo dei detenuti e forse finanche dei visitatori: un’attività che oltre a tornare utile per i circa 500 carcerati divisi nelle varie sezioni, da quella per delinquenti comuni a quella per tossicodipendenti o con ridotte capacità motorie ecc., potrebbe addirittura autofinanziare a € 1,50 a pizza gli stessi internati che, eventualmente, assumerebbero la qualifica di soci della cooperativa a tal uopo prevista.

Apertura completa del responsabile anche nei confronti dell’associazione “Migranti senza frontiere”, recentemente impegnata con Marina militare, Protezione civile e Croce Rossa negli eccezionali sbarchi avvenuti al Molo Manfredi di Salerno. Una riunione dell’associazione, organizzata da Don Rosario Petrone, difatti, si tiene ogni giovedì all’interno dell’area amministrativa dell’istituto, alla quale quest’oggi ha presenziato lo stesso direttore, il quale ha chiesto esplicitamente ai volontari di far pervenire tutti i loro progetti solidali in modo da poterli inserire nel programma carcerario 2015. Giocattoli per le famiglie dei detenuti saranno consegnati per Natale dalla Diocesi del parroco, il quale coordina la predetta associaz. con l’ausilio fattivo della Pres.ssa, dott.ssa Paola Campiglia, che ha ragguagliato una decina di associati presenti sulle idee realizzate e in cantiere. E, in effetti, l’associaz. ha già donato fra l’altro il pacchetto Premium per la “modica cifra” di 366 euro bimestrali per consentire ai detenuti di seguire un po’ di calcio, più, con il progetto “L’armadio”, raccolta d’indumenti e oggetti d’igiene che, previo controllo, possono essere conferiti caritatevolmente da chiunque.

penitenziario
Don Rosario Petrone

Anche la Croce Rossa di Salerno fa la sua parte tramite Sorella Cataneo che ha proposto un servizio ambulatoriale più un corso di primo soccorso per poliziotti ed operatori del carcere con rilascio di attestato, e per quest’ultimo progetto in particolare il direttore si è mostrato molto interessato. [ads2] Online, sul sito del Ministero della Giustizia (non aggiornato in quanto riportante ancora il precedente direttore, Alfredo Stendardo) è visionabile un prospetto informativo sul Penitenziario di Salerno in cui si legge che molte sono – o meglio sarebbero – le attività già in essere dentro le mura, tra cui: laboratorio teatrale, sport, biblioteca, funzioni religiose e alfabetizzazione con scuola primaria e secondaria di alberghiero o ceramista. Le disponibilità logistiche sono invero e di fatto insufficienti e quindi non tutti possono accedervi. Gli internati appunto, e a tenore dello stesso sito, sarebbero 465 mentre i posti regolamentari solo 368. E’ evidente che, trascuratezza della pagina web a parte, anche qui il problema del sovraffollamento degli istituti di pena italiani si fa sentire e, infatti, molte sono state in passato le denunce per Fuorni e non è affatto anacronistico che l’U.E. abbia già da tempo intrapreso la procedura d’infrazione (le cui sanzioni sono state scongiurate dal decreto cd. svuota-carceri che ovviamente non risolve) a causa del ritardo nella costruzione di nuove carceri più ulteriori addebiti all’Italia per le migliaia di ricorsi alla C.G.U.E. (Corte di Giustizia U.E.) per le condizioni disumane sofferte dai condannati. Celle da 3 che ospitano fino a 8 o più detenuti in generale sono circostanze che, nonostante tutto, non devono oscurare le idee di rinnovamento, sussidio e assistenza che il personale, gli operatori qualificati, i volontari e gli ecclesiastici cercano di offrire tutti di comune accordo.