In occasione dell’inaugurazione del Corso di Educazione alla legalità che si svolge nella scuola Media Genovese di Pellezzano, l’Amministrazione Comunale ha ospitato Roberta Bruzzone, nota criminologa che ha avuto a che fare con casi celebri come quelli di Avetrana e di Erba.
All’incontro, che ha avuto luogo nell’Auditorium Comunale di Capezzano, sono intervenuti il sindaco Carmine Citro, l’assessore alle Politiche Sociali Aldo Napoli, il presidente del consiglio comunale Eva Longo, il funzionario dei Servizi Sociali Liana De Blasi, la direttrice della Casa di Reclusione ICATT di Eboli Rita Romano, l’avvocato Glielmi esperto in diritto di famiglia e il dottore Sante Massimo Lamonaca che da anni cura il progetto di educazione alla legalità. L’evento ha visto la partecipazione di un pubblico colto e attento.
Le domande del pubblico hanno animato ulteriormente il dibattito di per sé avvincente. Interessanti le domande poste da Angelo Coscia della comunità Emmanuel e da alcuni detenuti della casa di Reclusione di Eboli. Perché oggi nonostante le tecniche esistenti non si riescono a trovare gli assassini (vedi i casi di Garlasco, Perugia, Avetrana, ecc.)?
Negli ultimi anni ci si è un po’ troppo adagiati sulla cosiddetta “prova scientifica” – ha risposto Roberta Bruzzone – per poi accorgersi che purtroppo non è in grado di risolvere un caso senza essere affiancata da un buon lavoro d’indagine “tradizionale”. Per alcuni si è trattato indubbiamente di un brusco risveglio, ma era inevitabile che accadesse. Occorre poi fare molta attenzione a ciò che si definisce “scientifico” perché troppo spesso questo termine viene utilizzato in maniera impropria, anche in ambito investigativo. E non perdiamo mai di vista il cosiddetto “fattore umano”… che certo può sempre migliorare e che spesso rappresenta il vero punto debole dell’intero sistema. Esiste dunque il “delitto perfetto”? Ha chiesto un avvocato. Non credo esista il delitto perfetto,- ha risposto la criminologa – temo piuttosto che esistano investigazioni (ed investigatori) imperfetti. Il nostro è un campo in cui formazione, esperienza ed aggiornamento non possono mai essere persi di vista…
Nel suo intervento Roberta Bruzzone ha messo in evidenza che <<siamo tutti potenziali assassini e siamo tutti potenziali vittime. È questo lo scenario che ci restituisce la cronaca giudiziaria da molto tempo. Certo, si può arrivare alla scelta di uccidere per motivi diversi, sulla scorta degli scenari emotivi più eterogenei, ma ognuno di noi possiede una serie di “grilletti interiori” (i criminologi americani li chiamano emotional triggers) pronti a scattare, quando e se si verificano le condizioni scatenanti. Nella maggior parte dei casi la decisione di uccidere ha rappresentato in primis un modo “per risolvere un problema”, ovviamente dal punto di vista dell’assassino>>.
Purtroppo i dati parlano chiaro: l’Italia è ai primo posti in Europa per femminicidi. Donne uccise il più delle volte dai propri compagni, mariti, fidanzati. Dal caso Sarah Scazzi a quello di Cogne, i relatori hanno parlato a lungo dei crimini in genere e dei problemi che investono soprattutto le giovani generazioni. Gli amministratori comunali hanno infine augurato buon lavoro ai docenti dell’Istituto Comprensivo Genovese, per la nuova edizione del corso di educazione alla Legalità che si svolgerà l’anno nuovo, e per il lavoro certosino, instancabile, quotidiano che essi svolgono nella scuola.