Raccolta dai microfoni di ZON – ZerOttoNove la testimonianza di un altro salernitano residente nella città di Parigi, Antonio Calabrese
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Antonio Calabrese, salernitano trasferitosi a Parigi, ha rilasciato un’intervista ai nostri microfoni in cui ci ha parlato delle sensazioni, emozioni, paure, provate durante quelle interminabili ore in cui la nazione transalpina è stato sotto lo scacco terroristico dell’Isis.
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- Da quanto tempo hai lasciato l’Italia per trasferirti a Parigi e perché?
Sono partito per la Francia esattamente tre anni fa (novembre 2012) in cerca, qui a Parigi, di quello che in Italia non avevo trovato: un lavoro. Sono architetto e oggi ringrazio questo paese per avermi accolto e per avermi offerto la possibilità di dimostrare le mie potenzialità.
- Ieri durante l’attacco terroristico sei stato coinvolto in prima persona o qualche tuo conoscente?
Ieri durante l’attacco ero tranquillamente seduto sul divano nella mia abitazione degustando una magnifica cenetta a base di pietanze italiane con amici e colleghi di lavoro. Non avevamo il televisore acceso (qui in Francia non si sta quasi mai a tavola con la TV accesa, si preferisce discutere) e quindi non abbiamo appreso i fatti al momento del loro avvenimento ma un po’ più tardi. È stato un caro amico di Salerno che, visti gli eventi alla televisione, si è subito preoccupato di contattarmi per sincerarsi delle mie condizioni. Letto il suo messaggio (un po’ strano per qualcuno che, come me, non era al corrente dei fatti) ho subito capito che stava succedendo qualcosa a Parigi e ho acceso subito la TV. Quasi tutti i canali avevano interrotto le comunicazioni per diffondere le immagini in diretta di quello che stava accadendo. 18 morti erano le vittime verso le 22.30, bilancio che era destinato ad aumentare nel corso della nottata fino ad arrivare, se non mi sbaglio, a 150.
Allo Stade de France era in atto una partita di calcio tra Francia ed Inghilterra e due miei colleghi si trovavano lì al momento delle due deflagrazioni. Fortunatamente anche per loro tutto bene. Mi hanno raccontato che quando i due kamikaze si sono fatti esplodere tutti avevano pensato ai soliti petardi che i tifosi lanciano durante le partite di calcio. Nessuno aveva pensato che il tutto aveva contorni molto più drammatici.
- In che zona di Parigi vivi ?
Io vivo nel 12esimo arrondissement di Parigi. A due fermate di metro da Rue Faidherbe e ad un quarto d’ora da Republique e dal Bataclan. Ero molto vicino alle zone attaccate.
- Rue de Charonne, Boulevard Beaumarchais, Faidherbe, Teatro di Bataclan e Stade de France, sono i posti in cui sono avvenuti gli attentati. Che zone di Parigi sono? Pensi che siano zone sicure? Come può essere Parigi così vulnerabile?
Vivendo in uno dei quartieri dove si sono svolti i fatti, e non molto lontano dagli altri luoghi teatro delle sparatorie, conosco bene la zona. Sono posti dove un infinità di barettini, di pub, brasserie e ristorantini sono frequentati ogni sera da turisti, lavoratori e studenti in cerca di divertimento. Esco spesso in queste zone e non mi sono mai sentito in pericolo. Anzi, vista la quantità di persone che ogni sera, e soprattutto il weekend, si riversa nelle strade ho sempre pensato fossero delle zone sicure.
Parigi non è la sola città a essere vulnerabile. Tutto il mondo è vulnerabile di fronte ad atti terroristici imprevedibili di questo tipo.
- Dopo l’attacco a Charlie Hebdo, che clima si respirava a Parigi?
Avevamo iniziato a rivivere le nostre vite, cercavamo di non pensarci, ma da ieri tutto è cambiato. La minaccia terrorista è più viva che mai. Un piano anti terrorismo (plan vigipirate) è in atto da gennaio nella capitale. Davanti i luoghi sensibili (municipi, centri islamici, ecc.) pattuglie militari armate sono presenti tutti i giorni durante gli orari di attività di ogni organismo, sono in atto controlli molto più frequenti in metropolitana e, in generale, vi è una presenza più massiccia delle forze dell’ordine in tutta la città. Purtroppo tutto questo non è bastato a evitare la carneficina.
- Molti ritengono che a Parigi la comunità musulmana sia molto consistente e attiva, è una considerazione esatta?
Qui a Parigi la multietnicità è ormai la quotidianità. Se la comunità musulmana sia molto attiva o no, non saprei dirlo. Ma è un errore, secondo me, fare l’associazione musulmano=terrorista. Non tutti i musulmani sono dei terroristi. Questi ultimi purtroppo sono solo dei folli che credono di appartenere a una religione, ma che di santo non ha assolutamente nulla.
- Alla luce dell’ennesima ferita inflitta alla Francia, che idea ti sei fatto della situazione?
Non sono un politico né un diplomatico, ma credo che la lotta al terrore non si debba combattere con altrettanto terrore. Una guerra senza sangue deve essere messa in atto contro queste persone. Una politica mirata di tutta l’europa credo debba svilupparsi per cercar di arginare fenomeni del genere.
- Pensi a un tuo ritorno in Italia?
Purtroppo un paese senza lavoro è un paese senza futuro. In Italia ci torno per le vacanze perché credo che sia il paese più bello del mondo. Fin quando la situazione lavorativa non si sarà sbloccata, purtroppo sarò costretto a rimanere qui, in questa triste Parigi.
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