Per chi si interessa di comunicazione non può essere passata in secondo piano la notizia dell’avvicendamento di Padre Lombardi come portavoce del Sommo Pontefice. Un comunicatore semplice, essenziale, estraneo a qualsiasi tipo di protagonismo anche quando era attore principale
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Con il suo stile asciutto e pacato, a volte anche ironico, è stato negli ultimi 25 anni a servizio delle comunicazioni vaticane prima come vicedirettore de “La Civiltà cattolica” (la rivista italiana più antica fra quelle ancora attive), quindi direttore del Centro Televisivo Vaticano e della Radio Vaticana ed infine direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Incarico tutt’altro che semplice se si pensa alle vicende occorse in questo lasso di tempo ed alle differenze “comunicative” degli ultimi due Papi di cui è stato portavoce.
Nipote di Riccardo, che negli anni 60 è stato definito “microfono di Dio”, Padre Lombardi è stato fino alla fine del mese scorso alla guida della sala stampa vaticana ed amava affermare «Mio padre era un ingegnere elettrotecnico e forse per questo mi hanno affidato radio e tivù».
Per gli addetti ai lavori è stato un punto di riferimento affidabile. Funzionario molto equilibrato e cortese anche se ha fatto dell’essere poco visibile il suo vanto, quando si sono create le condizioni più avverse (Vatileaks, questione pedofili, etc.) non si è mai tirato indietro ad una conferenza stampa. Col suo aplomb ha affrontato giornalisti di tutto il mondo anche in situazioni molto difficili, riuscendo sempre nell’intento di soddisfare le esigenze di informazione che gli rappresentavano da più parti, senza mai una pecca.
Ho avuto la fortuna di incontrarlo lo scorso ottobre presso la sala stampa Vaticana in un appuntamento ad hoc con alcuni giornalisti. Mi ha colpito subito per la semplicità con cui si è presentato e con cui ha comunicato. Comunicazione essenziale, senza sbavature, che arriva subito. Nell’occasione (vi era un briefing sui mezzi e le modalità della comunicazione vaticana) tra i tanti temi toccati mi ha colpito il suo voler sottolineare come il comunicare è fatto per unire e non per dividere. Ed ancora evidenziava l’importanza delle tecnologie che vanno amate e scelte con intelligenza per lo scopo che si vuole perseguire.
Durante il conferimento del dottorato honoris causa in Scienze Comunicazioni Sociali da parte dell’Università Pontificia Salesiana ha detto: «Noi facciamo la comunicazione in una prospettiva cristiana, ma credo anche in una prospettiva umana più ampia, proprio perché le persone possano capirsi vicendevolmente e quindi possano costruire comunità».
Con Padre Lombardi si è amplificata appunto la prospettiva umana nella comunicazione istituzionale religiosa che ha permesso una divulgazione di maggiore presa, con un’informazione più attagliata alle esigenze della stampa anche laddove fosse ‘doloroso’ per la Chiesa, come il rendere conto delle questioni amministrative e giudiziarie.
Per chi si interessa al nostro mestiere non può essere passata in sordina la sua uscita dai canali ufficiali della comunicazione.
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