“Pablo Picasso e altri viaggiatori – Storie naturali e viaggi spirituali” al Marte di Cava de’ Tirreni dal 19 febbraio al 18 giugno 2017. L’intervista a Marco Alfano, curatore della mostra
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La mostra Pablo Picasso e altri viaggiatori, meglio definita dal sottotitolo Storie naturali e viaggi spirituali, promossa dal Marte con l’apporto storico-critico di Marco Alfano, traccia all’interno della grande esperienza dell’artista spagnolo una linea di attenzione alla figurazione che, dal mondo metaforico degli animali – le ” piccole persone “ come ha scritto Anna Maria Ortese -, arriva al significato del viaggio come esperienza spirituale. Un approccio nel quale va inclusa l’idea dell’espolorare, del viaggio sulla Costa di Amalfi, che intende proporsi quale momento di conoscenza e di confronto così come riscontrabile in numerosi interpreti legati all’intero XX secolo.
L’itinerario espositivo presenta quarantotto opere originali di Pablo Picasso, tra incisioni, litografie e ceramiche, a partire da due importanti serie complete: trentuno incisioni, all’acquaforte ed acqua tinta allo zucchero, dell’ Histoire Naturelle di Buffon e cinque grandi litografie a colori della Barcelona Suite, vera e propria sintesi del percorso picassiano. È un viaggio spirituale che si chiude sulle sponde del Mediterraneo, coi colori della ceramica: piatti, vasi, piastre di terracotta, insomma il vasto repertorio di oggetti ricreati dal genio di Picasso. A queste ultime si collegano altre quaranta opere pittoriche, grafiche e ceramiche di importanti artisti “viaggiatori” approdati sulle coste salernitane.
Analisi critica
Secondo l’analisi critica di Marco Alfano, il tema centrale è la formazione dello sguardo degli artisti di fronte al visibile, al sorprendente scenario della Costa, intendendo quest’ultimo quale intreccio inscindibile tra i valori dell’ambiente naturale e quelli segnati dall’intervento umano.
Il tracciato espositivo, partendo dall’esperienza di Pablo Picasso, compone un’affascinante trama fra memoria e contemporaneità: dal trascendente Maurits Cornelis Escher ad Oskar Kokoschika, dalle raffinatezze cromatiche di Han Harloff all’espressività di Ivan Zagoruiko, fino ai paesaggi verticali di Manfredi Nicoletti; dalla ceramica del “periodo tedesco” di Richard Dolker, Irene Kowaliska, Bab Hannasch all’innovazione plastica di Guido Gambone e Salvatore e Giosuè Procida, alla multiforme esperienza creativa di Ugo Marano, da un maestro dell’incisione europea come Peter Willburger ai protagonisti dell’arte attuale Peter Ruta, Bruno Gambone e Mimmo Paladino. In mostra altre quaranta opere, tra dipinti, disegni, acquerelli, incisioni e ceramiche provenienti dalle raccolte dei Musei Provinciali e da importanti collezioni private.
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