Orchestra del Cilento e Vallo di Diano e il coro Kamaraton Sisters di Camerota, insieme nella chiesa Santa Maria degli Angeli a San Severino di Centola, nel concerto “Sotto le note di Natale“
[ads2] L’Orchestra del Cilento, diretta dal maestro Manfredo D’Alessandro, continua il suo viaggio all’interno dei paesi del Cilento e oltre. Ieri ha inaugurato, nel Comune di Centola, il ricco programma pensato dall’amministrazione con cui avvicinare la comunità alla vita religiosa anche attraverso la musica. L’Orchestra del Cilento è accompagnato dal coro Kamaraton Sisters, incontrando così sempre nuovi contesti, con cui stabilire rapporti diversi. Il pubblico di Centola è davvero attratto e partecipe, applaudendo con calore tutte le volte che i musicisti passano da un brano all’altro.
Uno dei tanti punti di forza dell’Orchestra sta infatti nella scelta del repertorio: riscalda e porta all’unisono gli strumenti partendo dalla celebre Serenata in Sol Maggiore di Mozart. Seguono brani della tradizione classica, come l’aria “Voi che sapete” da Le nozze di Figaro di Mozart, l’aria “Di Provenza il mar, il suol” da La traviata di Verdi, il “Preludio” de La cavalleria rusticana di Mascagni, la corale di Bach Jesus bleibet meine Freude. Gradualmente cambia registro passando dalla musica classica alle colonne sonore attraverso le brillanti esecuzione del campione mondiale d’organetto, Alessandro Gaudio, che ci propone ancora una volta e con sempre più empatia e professionalità Oblivion, libertango e Il carnevale di Venezia. Teresa D’Alessandro impressiona nel Preludio che, in una totale intesa con gli strumenti musicali, i suoi acuti spiccano all’improvviso e quasi “stordiscono” chi ascolta, per portarlo via con quella musica.
Si arriva così alle colonne sonore. Scelte le più suggestive: il tema famoso di “Gabriel’s Oboe” di Ennio Morricone tratto da Mission, “La vita è bella” di Nicola Piovani, “My Heart Will Go On” tratta da Titanic interpretata da Beatrice D’Alessandro. Infine il Natale: tema che ha portato l’Orchestra e il coro nella piccola chiesa di Santa Maria degli Angeli; Beatrice introduce il coro con Bianco Natale, in un colorito arrangiamento curato dal maestro Manfredo.
Il coro femminile cattura la scena con soli tre brani e, dirette dal soprano Teresa D’Alessandro, invadono la chiesa con le loro voci gioiose e potenti. Adeste Fideles con Anna Bardaro al pianoforte, continuano a riscaldare il pubblico con Il cerchio della vita e In the World di Michael Jackson eseguiti con l’Orchestra del Cilento. Il finale è forte, straordinario con Oh Happy Day, in cui una delle voci del coro diventa la coordinatrice di tante voci diverse che tutte insieme creano un’atmosfera avvolgente, in un’esperienza musicale totalizzante.
Concerto, da cumcertare, ha aggiunto man mano significati più ampi, che hanno meglio chiarito il senso rispetto all’idea di concerto come gara tra voci e strumenti. Il concerto è anche un disporre insieme, un dialogo. In queste occasioni, quando la musica si esprime nelle sue variegate forme, il concerto assume sicuramente una funzione di confronto, in cui ogni elemento sonoro sommato a un altro precedente, successivo o sincronico, costruisce un discorso complesso e allo stesso tempo ancestrale. Gli strumenti che attraversano la storia della musica, le voci singole che interpretano (che nel suo significato etimologico significa far conoscere) testi di straordinaria sensibilità e poesia, in un risultato finale, dicono qualcosa in più rispetto a prima. Come in una dialogo vero e proprio, diversi strumenti sonori si parlano e si raccontano, per poi trovare una sintonia capace di parlare anche all’altro. In questo discorso lungo ed elaborato, che è il concerto dell’Orchestra del Cilento, ciò che veramente impressiona il pubblico è l’allusione a qualcosa di remoto, infantile.
Il concerto/dialogo mette in comunicazione gli strumenti musicali dell’Orchestra del Cilento e le voci del coro Kamaraton Sisters sfiorando un legame arcaico: se la voce è il primo strumento musicale, quella materna è il primo contatto con una dimensione così concreta e impalpabile, come la musica. Il battito del cuore materno si riproduce dentro di noi tutte le volte che le note prendono una forma e seguono un ritmo; ciò che l’attore Alessio Boni in un’intervista su Sky Classic definì “memoria atavica“. Serenità, commozione, toccante partecipazione del pubblico che applaude senza fine, alzandosi di fronte ai musicisti e alle coriste, felice di aver trascorso un pomeriggio così intenso. Il successo si ottiene a livello esterno e interno, quando il confronto si fa tra chi la musica, non solo la sente e la vive, ma sa riportarla nel cuore e nella memoria della gente.
Foto a cura di Filomena Gallo