Terzo appuntamento ieri al parco archeologico Elea-Velia (tra Ascea e Novi Velia), con “Radiose Azioni”, Festival di promozione all’ascolto all’interno degli scavi. L’Orchestra del Cilento e Vallo di Diano partecipa con un vasto repertorio di musiche per film, introdotti dalla performance teatrale Lo sproloquio di Alétheia
Cabiria è stata appena maltratta e ingannata dall’uomo che stava per sposare, immersa, ancora una volta dentro le sue visioni oniriche della realtà. Lascia senza forze il luogo in cui è stata abbandonata, si avvia verso la strada, comincia la carrellata felliniana, che riprende/segue Giulietta Masina mentre tenta di tornare alla vita di sempre. È sconvolta. Eppure la strada, profondamente poetica per Federico Fellini, diventa il luogo d’incontro tra Cabiria e la vita “reale”: questo passaggio si verifica a livello musicale. Voci di paese che si rincorrono, musicisti che raggiungono l’attrice con sonorità di derivazione circense/popolare, e Cabiria sorride commossa verso lo spettatore, per comunicare il suo graduale e cosciente transito dalla dimensione precedente alla sua reale natura. La musica ha un ruolo fondamentale. È inquadrata dalla macchina da presa, quindi non è colonna sonora, ma personaggio; ha un valore narrativo preciso, che segna e condiziona il cambiamento emotivo e psicologico della protagonista. Stiamo parlando del film Le notti di Cabiria (Federico Fellini, 1957, Italia), e stiamo parlando del grande ruolo della musica nel cinema.
La musica nel cinema: Giovanni Morelli scrive “Prima la musica, poi il cinema“, e infatti… cosa esiste prima, l’immagine o il suono legato all’immagine?
[ads2]Alla 31 edizione delle Giornate Europee del Patrimonio, la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, ieri, il parco archeologico di Elea-Velia offre il suo spazio storico per esercitare all’ascolto dell’arte. Il luogo aperto infatti, diventa sempre più una scelta meditata degli artisti contemporanei, così come l’invasione nei luoghi più istituzionali per modificarne anche l’approccio fruitivo. La strada è per Fellini il luogo dove accade l’arte, perché s’incontra con la vita, e conserva ricordi nei suoi statici o stratificati angoli. L’Orchestra del Cilento esce dal teatro e fa del luogo pubblico, storico e culturale, il nuovo approccio alla musica da camera. Invitati al parco di Elea-Velia eseguono un vasto repertorio tratto dal lungo capitolo “musica per film”: Nino Rota, Ennio Morricone, Titanic, Il postino, Nuovo cinema paradiso, La vita è bella. In arrangiamenti del maestro Manfredo D’Alessandro (ha appena ritirato il premio “Leucosia” a Santa Maria di Castellabate), che dirige con trasporto e passione, comunicando il senso del testo musicale ai suoi esecutori con il sorriso e il garbo. Sono molto interessanti e ben riusciti tutti gli accorgimenti musicali: riadattando ad esempio i brani con strumenti a percussione e a fiato, diversamente dagli “originali”, mostrando capacità di sperimentazione e rispetto per tutte le sfumature del suono, capace di esprimerle attraverso vari strumenti musicali.
Non si può dunque prescindere dalla carica comunicativa della musica associata al film, perché la simbiosi tra musica e cinema è tale da costruire un senso prima audiovisivo e poi interiore. Ogni brano riusciva a evocare un’immagine, anzi quell’immagine a cui è associata da sempre. Prima la musica e poi il cinema, ci dice Morelli, provocandoci. Quale unione migliore se non la sintesi tra note in successione e immagini in movimento, quale fusione migliore se non l’incontro tra un tema musicale e un personaggio, tra un sentimento umano e la sua riproduzione musicale? L’Orchestra si mette in gioco, sceglie autori noti, rischiando di non riuscire a comunicare, all’aria aperta (dove ogni strumento musicale può manifestare un certo grado di difficoltà nella chiara definizione del suono), la grande tradizione della musica nel cinema. Non è così. L’Orchestra del Cilento e Vallo di Diano sa emozionare, sempre. Tutti sono assorti in questa esecuzione davvero singolare, addirittura gli uccelli nel cielo, a un certo punto, si uniscono in volo nella direzione della musica: la totale e perfetta armonia tra paesaggio, natura, storia e cultura è avvenuta. Senza sottovalutare o tralasciare le belle e intense interpretazioni di Oreste e Beatrice D’Alessandro.
“So’ nato a lo Ciliento … e me ne vanto” di Aniello De Vita, prologo dell’Orchestra, stabilisce subito un chiaro riferimento geografico e culturale. Il Cilento è la terra da cui provengono questi musicisti e in cui intendono propagare la cultura musicale, ma è anche il chiaro invito a restare legati, sempre, alle radici. Il concerto è stato introdotto dalla performance teatrale di Silvia Scarpa, dal laboratorio teatrale Permanente, con “Lo sproloquio di Alétheia“, portando a una significativa analisi e riflessione sulla Verità. Il limite del linguaggio diventa frustrante per chi ha bisogno di raccontare e prendere parte della Verità, e quindi non resta che uscire fuori dai luoghi deputati, anche un libro può esserlo, e stabilire una reale relazione con il mondo esterno, con l’altro. L’attrice bendata e vestita di bianco, interpreta il suo graduale slittamento da una condizione di “finzione” a un’altra di donna in carne e ossa che incontra la vita e il dolore, così come la Verità, facendone esperienza.
Un pomeriggio meraviglioso, dall’aria densa di sapienza. Un grande in bocca al lupo agli artisti del Cilento che stanno avendo il coraggio di esprimersi attraverso la cultura e l’arte. E lo fanno anche attraverso pratiche di arte contemporanea, che si basa appunto sull’incontro effettivo e reale tra l’artista e il fruitore, tra arte e vita.