Il presidio dei cittadini a Ogliara in via Antonio Galdi. Videointervista al comitato residenti sul centro migranti
Continua senza sosta a Ogliara il presidio dei residenti in via Antonio Galdi, strada privata che dà accesso al Parco Galdi, alle porte della frazione collinare.
Da quasi due settimane, infatti, i residenti sorvegliano l’ingresso del loro Parco, ubicato in una zona isolata, composto da case sparse e in alcuni tratti privo di asfalto, in conseguenza della notizia dell’imminente destinazione di un immobile, affittato da una cooperativa sociale del Cilento, all’accoglienza di migranti minorenni non accompagnati.
“Si tratta di un contesto urbanistico privo dei requisiti minimi previsti dalla stessa normativa FAMI (Fondo Asilo Migrazione e Integrazione). Per non parlare della carenza di infrastrutture urbane (fognature, illuminazione), dal momento che tutti i servizi sono privati” protestano i cittadini, i quali hanno saputo il tutto “per puro caso“, senza che i condomini-comproprietari abbiano potuto sapere o autorizzare alcunché.
Dopo l’incontro a Palazzo di Città in cui il Sindaco Napoli, dichiarandosi estraneo ai fatti, si è impegnato ad avviare gli opportuni approfondimenti sulla vicenda, i residenti non abbassano la guardia.
LA DENUNCIA
“L’area sorge ad oltre un km dalla strada pubblica; persino raggiungere la fermata per i mezzi pubblici è alquanto complesso. La zona è totalmente scollegata dal centro urbano, da ogni servizio, da ogni attività utile per favorire l’integrazione sociale. Noi residenti siamo costretti a muoverci sempre con le nostre autovetture”, queste le affermazioni di Dina Galdi del comitato residenti ai nostri microfoni.
Dina è una giovane studentessa laureata in archeologia, attualmente impegnata a Milano per un Master alla Bocconi.
“Per i miei studi so cosa vuol dire incontro tra culture differenti ed integrazione“ spiega. “Qui non c’è alcun tipo di intolleranza o peggio ancora di razzismo. I residenti di questo Parco, del Parco della mia famiglia da generazioni, sono tutti spaventati di fronte ad un futuro senza prospettive sicure e senza la presenza di un progetto concreto di inclusione per i futuri ospiti”.
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