Il Presidente dell’ODG attacca Barbara D’Urso: “Basta soubrette, ora le denunciamo“. Stop alla tv del dolore come ingrediente per fare audience
[ads2] Pesanti critiche quelle di Enzo Iacopino, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, che negli ultimi giorni trapelano dai social network: “Basta soubrette, ora le denunciamo. L’informazione è materia delicata; basta con l’occhio umido e la recitata partecipazione alle tragedie; basta con il dolore come ingrediente dello spettacolo per fare audience”.
Con queste forti parole il Presidente dell’ODG lancia, senza pietà, il suo monito contro la spettacolarizzazione del dolore in TV che, ormai da qualche anno, vede come protagonista la conduttrice televisiva Barbara D’Urso con il suo programma Domenica Live, in onda ogni domenica su Canale 5.
Dunque, attacco sferrato quello del Presidente Iacopino dell’ODG, che pare aver perso le staffe dinanzi all’operato della D’Urso, che ogni domenica tratta tematiche fondamentali della cronaca italiana al fine di, come precisa il Presidente: “Aumentare il personale compenso, passando sopra a diritti e sentimenti”. Molteplici esempi sono ravvisabili nei terribili fatti di cronaca come il delitto di Sarah Scazzi, Yara Gambirasio, Melania Rea, fino alla più recente storia di cronaca che riguarda Elena Ceste, madre di quattro figli, trovata morta in un canale nell’astigiano. È proprio riguardo quest’ultima vicenda che la D’Urso ogni settimana, attraverso i suoi inviati, riporta al pubblico notizie il più delle volte errate o poco congrue alla realtà. Iacopino, indignato, sembra non risparmiare alcuna accusa nei confronti della soubrette ribadendo aspramente di porre fine a “Banalità/bestialità dispensate a piene mani in TV”, soprattutto da chi non è iscritto all’ODG, come, per l’appunto, la signora D’Urso.
Il monito del Presidente è molto preciso e ha accolto numerosi consensi. Proprio nelle ultime ore, l’esecutivo dell’ODG ha deciso che, senza eccezione alcuna, denuncerà alla magistratura per esercizio abusivo della professione giornalistica quanti galleggiano sul diritto dei cittadini all’informazione, senza dover rispondere a quelle regole deontologiche che impongono precisi doveri ai giornalisti.