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October, la rivista che rivoluzionò la critica in USA

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October, la rivista che rivoluzionò la critica in USA

Il volume “October|Una rivista militante” di Maria Giovanna Mancini, che ripercorre circa trent’anni di attività della rivista statunitense, è stato presentato giovedì al MADRE di Napoli

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October | Una rivista militante” è il volume di Maria Giovanna Mancini presentato giovedì scorso al Museo MADRE di Napoli, un testo che ripercorre circa trent’anni della rivista statunitense ancora in attività.

Il volume è stato pubblicato nel 2014 da Luciano Editore, con il contributo del Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale (Dispac) dell’Università degli Studi di Salerno, e fa parte della collana Monumenta Documenta diretta da Rosanna Cioffi. La conversazione con l’autrice è stata arricchita dagli interventi di Stefania Zuliani, che ha scritto la prefazione al volume, Angelo Trimarco e il direttore del Museo MADRE Andrea Viliani.

Fondata nel 1976 da Rosalind Krauss e Annette Michelson, «October» deve la sua nascita e la sua propulsione iniziale alla forte opposizione delle due teoriche verso il metodo formalista di Greenberg e la sua diffusione in Artforum. Da queste premesse la rivista riesce a trasformare, rivoluzionando completamente, la metodologia critica statunitense. Dopotutto, il seme rivoluzionario è insito fin dal titolo, October, chiaro riferimento al film di Eisenstein del 1927 che ricostruiva le vicende della rivoluzione del ’17. L’intento degli editorialisti è fin da subito in netta contrapposizione con i metodi critici del passato, proponendo una prassi teorica che pone particolare attenzione ai contesti dell’arte.

Arte, Teoria, Critica e Politiche (sociali) sono i campi d’azione individuati da «October» e che, come nota Stefania Zuliani, vengono presentati fin dalla copertina, con una scelta di formato e di impaginazione in controtendenza rispetto alle riviste patinate di settore. Il testo della Mancini quindi proctoberopone uno studio approfondito delle vicende della rivista, del tutto inedito in Italia, individuando i nuclei principali trattati dagli editorialisti nel corso degli anni. Condividendo il carattere del tutto interdisciplinare della rivista, la quale accoglie l’avvicendarsi dei molteplici punti di vista degli editorialisti tra i quali vi sono, tralasciando le fondatrici, Douglas Crimp, Joan Copjec, Yve-Alain Bois, Hal Foster, Benjamin H. D. Buchloh, Denis Hollier, Silvia Kolbowski, Miwon Kwon, Rosalyn Deutsche, Slavoi Žižek, Mignon Nixon, Leo Steinberg.

Senza una costruzione strettamente temporale, come precisa l’autrice, lo studio mette in luce i temi caratterizzanti della nuova teoria critica messa in campo da «October», come le pratiche legate al corpo, l’analisi del “fotografico”, il rapporto tra arte e spazio pubblico. La rilettura delle avanguardie si presenta una necessità primaria per gli “octoberist” che ricostruiscono le vicende dell’arte europea partendo dal contesto storico, politico e sociale che l’ha generata. Angelo Trimarco sottolinea l’importanza che tale rilettura ha avuto nel chiarire le questioni legate soprattutto alle avanguardie russe, oltre al rimettere in gioco i discorsi sul Surrealismo e il Dada, schiodandoli dalla definizione di “arte fantastica”. Uno sguardo sul passato che serve a ricostruire minuziosamente le premesse sul presente dell’arte, la pratica critica dei teorici di «October» si pone così come strumento per una maggiore comprensione del contemporaneo e dei suoi linguaggi.

Con uno sguardo attento al dibattito tra modernismo/postmodernismo, moderno/postmoderno e modernità, il percorso tracciato da Maria Giovanna Mancini connette quindi l’esperienza statunitense con la coeva condizione della critica in Europa. La complessità che emerge da ogni tematica trattata viene di volta in volta affrontata attraverso i vari punti di vista in gioco, con l’aggiunta di rimandi necessari alla corretta comprensione dei contesti. Un’analisi che segue la rivista dallo spiccato carattere di militanza dei primi anni fino ai caratteri di “egemonia critica” decretato dalla storia più recente di October e che ha come prodotto il volume di storia dell’arte “Arte dal 1900“, firmato da Benjamin Buchloh, Rosalind Krauss, Hal Foster e Yve-Alain Bois. Quest’ultimo avvenimento ha aperto un nuovo andamento per la rivista, che oggi presenta caratteri sicuramente incompatibili con il rigore teorico dei primi anni nonostante la continua propensione all’approfondimento tramite studio dei testi e dei contesti dell’arte.

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