Editoriale a cura del Direttore Responsabile, Avv. Luca Monaco
Nuovo Governo: il manuale Cencelli e la solfa delle “quote”
Strano destino quello dell’Italia, dilaniata da divisioni di ogni sorta, tra destra e sinistra, berlusconiani e antiberlusconiani, renziani e civitiani, cittadini e immigrati, nord e sud e alle prese con una crisi economica che non accenna a diminuire.
Eppure, negli anni, i governi che si sono succeduti, a cominciare dagli ultimi due, quelli non eletti dal popolo, quelli fortemente voluti e plasmati dal Presidente Napolitano, hanno tirato a campare.
Nessuna riforma degna di questo nome, nessuna azione finalizzata a ridare ossigeno alle imprese, soprattutto quelle medie e piccole e, conseguentemente, a favorire l’occupazione.
Soltanto chiacchiere, intrighi di palazzo, accordi per lo più di basso profilo, tesi alla spartizione di poltrone tra le diverse anime del partito democratico ed i transfughi del Pdl guidati dal “neo Giuda” Alfano.
Con l’avvento di Renzi, un “frescone” venuto da Firenze, sembrava che qualcosa potesse cambiare. L’ormai ex primo cittadino gigliato ha carattere, carisma, idee chiare, parla un linguaggio semplice e incisivo e non appare come il classico burocrate di partito in stile Bersani, D’Alema, Cuperlo e via enumerando.
Tutte caratteristiche che potrebbero fare di lui l’uomo giusto al posto giusto e, soprattutto, al momento giusto. Peccato, però, che dalla lista dei ministri ne sia venuta fuori l’immagine di un governo in stile Prima Repubblica; una lista fatta con tanto di manuale Cencelli alla mano per soddisfare le avide richieste delle diverse correnti Pd e di Nuovo Centrodestra e neocentristi vari. Un ventaglio di ministri teso anche al politicamente corretto: quote rosa ampiamente rispettate (otto donne e otto uomini), lo stesso dicasi per le “quote giovani”, con diversi Ministeri affidati a giovanotti di belle speranze.
Ma non posso fare a meno di chiedermi: quando si penserà alle “quote competenza”? Niente contro le donne, per carità. Men che meno contro i giovani, dei quali, forse illusoriamente, spero ancora di far parte. Ma non possono essere l’anno di nascita o l’appartenenza al gentil sesso a farla da padroni nei criteri di scelta per l’occupazione dei ruoli chiave per la guida del nostro Paese.