Il cast originale di Notre Dame de Paris farà tappa al Palasele di Eboli con una doppietta, il 26 e 27 Novembre 2022
A vent’anni dalla prima italiana, avvenuta il 14 Marzo 2002 al GranTeatro di Roma, torna in scena “Notre Dame de Paris”, kolossal del teatro musicale tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo e nato da un sogno di Luc Plamondon e Riccardo Cocciante; l’adattamento italiano è firmato da Pasquale Panella.
“All’inizio in questo progetto non ci credeva nessuno”, ricorda Cocciante, “Andai a casa del produttore e mi misi a suonare tutta l’opera piano e voce. In Italia fu lo stesso, David Zard all’inizio era dubbioso ma poi si lanciò in questa avventura: ci ha creduto talmente tanto, da fondare un teatro apposta per mettere in scena Notre Dame, perché in Italia allora nessuna struttura era in grado di ospitare uno spettacolo tanto magnificente”.
Le previsioni della vigilia volevano che “Notre Dame de Paris” rimanesse in cartellone per solo un anno: il successo dell’opera va invece avanti imperituro da due decadi, tradotto in circa 1346 repliche e 4 milioni di spettatori. Ancora Cocciante: “L’amore del pubblico per Notre Dame è dovuto a una serie di fattori. Più di tutto, penso piaccia il fatto che sia un’opera in-temporale, che riesce cioè ad essere classica e moderna allo stesso tempo”.
Una dualità che non solo gli autori hanno deciso di mantenere in ogni componente della messinscena, dalla musica alla danza (con coreografie nelle quali per la prima volta sulla scena nostrana ha fatto la sua comparsa la breakdance, accanto ad attitudini classiche e suggestioni modern) ma che vibra anche nei personaggi che animano la vicenda: “Ogni personaggio è a un bivio. Vive un dilemma in cui lo spettatore può riconoscersi. E’ questo un altro ingrediente del successo di Notre Dame de Paris: ogni personaggio abbraccia e rappresenta un’intera categoria di persone: e poi c’è il tema della diversità che è preponderante”.
Il cast
Il tour per il ventennale di “Notre Dame de Paris” partirà il prossimo 3 Marzo dal Teatro degli Arcimboldi di Milano,toccherà l’intero Stivale fino a fine anno e farà tappa anche al Palasele di Eboli per la doppietta del 26 e 27 Novembre 2022.
In scena il cast originale guidato da Giò Di Tonno e Lola Ponce, nei panni rispettivamente del campanaro gobbo Quasimodo e della bella gitana Esmeralda, che si dicono onorati e grati di poter riportare sul palco lo spettacolo che di fatto li ha consacrati al grande pubblico; i due, sempre in coppia, hanno anche partecipato al Festival di Sanremo 2008 trionfando con la canzone “Colpo di Fulmine”.
Matteo Setti tornerà a prestare i panni al poeta Gringoire, mentre nel ruolo di Clopin si alterneranno Leonardo Di Minno e Marco Guerzoni.
Il fascinoso Febo rivivrà in scena attraverso Graziano Galatone, mentre l’arcidiacono Frollo, dilaniato tra il suo credo e la passione bruciante per Esmeralda, può ancora contare sull’interpretazione totalizzante di Vittorio Matteucci.
Dimenticate l’algida e fluente chioma di Fiordaliso: a vent’anni dal debutto, la sua storica interprete Claudia D’Ottavi (che torna sul palco in tandem con la rossa Tania Tuccinardi) ha optato per un nuovo taglio e colore di capelli.
“Ognuno di questi interpreti”, interviene ancora Cocciante, svelando così qualche retroscena sulle prove già fitte in vista dell’esordio, “Ha in sé una caratteristica del suo personaggio. Ecco perché, per esempio, chi interpreta Fiordaliso non potrebbe mai essere Esmeralda”.
E ancora: “Su questa base, costruiamo lo spettacolo, attraverso un meticoloso lavoro di squadra. Così gli attori lavorano con il regista (Gilles Maheu, ndr.), per capire come stare in scena, e con me sulla parte musicale. Le canzoni di Notre Dame de Paris sono molto difficili perché io quando scrivo porto sempre l’estensione al massimo”. E il massimo è quello che Riccardo Cocciante, autore di alcuni dei pezzi più struggenti della musica italiana (da “Margherita” a “Bella senz’anima”) chiede ai suoi interpreti: “Dico sempre loro di dare tutto,di cantare come se dovessero morire domani”.
“Quando mi dicevano che non sapevo cantare”
In quel caleidoscopio di temi attualissimi che è “Notre Dame De Paris”, il più sentito è indubbiamente il rapporto tra la diversità e la sofferenza causata da un mondo che stenta a riconoscerla, a darle una dignità. Secondo Cocciante ,“la sofferenza per un artista è fondamentale. Il suo deve essere un conquistare malgrado tutto: anche di me hanno detto che non sapevo cantare, che gridavo troppo, che fisicamente non ero giusto”.
E in un periodo di sofferenza generalizzata, la musica – e uno spettacolo come Notre Dame de Paris – può e deve confermare con ancora più forza di essere “vaccino per l’anima”: “Torniamo in scena per dire che anche dalle più grandi calamità possono fiorire mondi nuovi. Cantiamo per dire che noi ci siamo, e siamo più forti di prima”.