Nicolò Fumo, uno dei maggiori esponenti dell’arte del legno nell’epoca barocca
Nicolò Fumo nasce nel 1647 a Saragnano. Un centro dinamico, popolato già dall’antichità, capace di esprimere, nel corso dei secoli, punte di eccellenza nel campo della manifattura della lana. Nicolò non sarà un ricco commerciante di stoffe, ma uno scultore del legno in grado di realizzare un’arte che stupirà il mondo intero, compresa la potentissima corona di Spagna. Insieme a Giacomo Colombo, suo principale concorrente, riuscì a dar gran risalto alla scultura lignea barocca. Le opere dei due artisti raggiunsero le latitudini più disparate del continente europeo.
Nel 1689 l’illustre Fumo si recò in Spagna dove lavorò per Filippo IV. Il ”Re Pianeta” capace di governare un territorio di 12 milioni di kilometri, volle con se il più apprezzato scultore del legno policromo, uno dei pochi in grado di soddisfare la magnificenza della corona più prestigiosa al Mondo. Un famosissimo ”Cristo Portacroce”, una Santa Teresa, ”Il Nazareno”, una ”Madonna del Carmine con putto”, un ”San Tommaso di Villanova”, un ”Cristo alla colonna” sono solo alcune delle opere attribuite all’artista di Baronissi in Spagna, molte sono andate perdute e di alcune non si hanno documenti certi per l’attribuzione a Fumo.
”La Madonna delle Meraviglie” è sicuramente una delle opere più belle dello scultore. Definita da molto critici come l’emblema della bellezza femminile, fu trasportata su una nave che affondò nei pressi del porto Cehegin. L’unica cassa sopravvissuta al naufragio fu quella contenente l’opera di Fumo. Gli abitanti subito approfittarono dell’evento per appropriarsi di una scultura che da allora tanto lustro ha dato alla loro comunità. Così la ”Virgen del las Maravillas” incantò generazioni di visitatori: la bellezza di un viso giovane e aggraziato con lo straordinario panneggio tipico del Fumo ha letteralmente estasiato tanti critici d’arte giunti appositamente nel paesino. Fiumi di inchiostro sono stati versati nel corso di più di tre secoli per un’opera di rara bellezza. Le espressioni ed i ”movimenti” del corpo tanto realistici quanto sorprendenti sono tra le specialità di Nicola Fumo. Facce espressive ed armoniose, sculture mai statiche; opere caratterizzate da una perfezione raramente raggiunta nel corso della storia. Tutte le statue della Chiesa del Convento Francescano “Santissima Trinità” di Baronissi sono di Nicolò Fumo. La Maria Assunta, ad esempio, sarà una delle specialità dell’artista: una si trova ad Avellino dove il sentitissimo culto si rinnova ogni 15 agosto, una mirabile riproduzione della Vergine è visitabile anche nella Chiesa del Santissimo Salvatore, una ad Aiello (frazione di Baronissi) ed una a Lecce.
Sono molte le opere che Fumo ha lasciato nel Salento: San Francesco d’Assisi, San Pietro d’Alcantara e un Sant’Antonio da Padova sono alcune tra quelle di sicura attribuzione all’artista baronissese in Puglia. Ma è sicuramente Napoli ad avere un patrimonio di primo piano. Oltre al Museo Diocesano e il Museo di San Martino, entrambi ricchi di imponenti statue di Fumo (quasi tre metri di altezza), si segnalano, tra le tantissime, quattro opere nella Chiesa di Santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone, un gruppo di tre statue chiamato ”Crocifisso tra la Madonna e San Giovanni” nella Chiesa di Santa Maria a Montesanto, un altro crocifisso nella Chiesa di Santa Maria della Provvidenza ed una Santa Lucia nella rinomata chiesa omonima di Napoli. Proprio una mirabile statua di Santa Lucia è visitabile a Salerno nella Chiesa nel quartiere della Giudaica. Curiosa la vicenda accaduta ad Auletta dove due opere dell’artista sono rimaste abbandonate per anni in uno scantinato. Numerose le opere nella Valle dell’Irno: San Rocco ed una bellissima Immacolata a Penta (storica frazione di Fisciano), quattro (anticamente otto) sculture di Fumo erano situate nella stupenda chiesa di Spiano, borgo molto ricco nel seicento grazie proprio alla lavorazione del legno. Un San Giuseppe si trova invece a Capriglia, una piccola ma apprezzabile riproduzione di San Michele situata nella cappellina di Casal Barone da dove stato trafugato il San Vincenzo anch’esso opera di Fumo, una Vergine Assunta, sciaguratamente restaurata, si trova come accennato ad Aiello, un San Bartolomeo a Capezzano ed una bellissima Immacolata a Carpineto.
L’arte di Fumo ha raggiunto anche l’estremo nord della nostra penisola: a Chiusa, provincia di Bolzano, nel 1702 fu edificata una Cappella dedicata alla Madonna di Loreto copia perfetta della “Santa Casa di Nazareth” in provincia di Ancona. Una delle opere più importanti dell’edificio è appunto una pala dell’altare che l’artista di Saragnano scolpì per il re di Spagna, ma che fu successivamente donata ad un suo confessore nato nella piccola cittadina altoatesina. Scarne e frammentarie le notizie sull’artista oggi dimenticato dalla città natale: fonti di una certa importanza sono alcuni libri sulla storia di Baronissi, sulla scultura lignea barocca meridionale oltre che “Alla riscoperta dello scultore Nicola Fumo” tesi di laurea a firma di Anna Iannone. Altri esponenti della famiglia Fumo furono Matteo autore di una croce lignea nella Chiesa di San Giuseppe Maggiore a Napoli e tre statue raffiguranti S. Tecla, S.Anchelaa e S.Susanna. Antonio Fumo fu un illustre pittore discepolo di Francesco Solimena. Di Gaetano Fumo, argentiere e ceramista, rimangono numerose opere per la Cappella del Tesoro di San Gennaro ed un piccolo San Michele in argento esposto al Metropolitan Museum di New York.