Si celebra oggi la Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili, una pratica ancora oggi perpetrata in diversi Paesi. L’appello dell’assessore Morra: “È una forma di tortura”
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Oggi, lunedì 6 febbraio, si celebra la Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili. Ancora oggi questa pratica costituisce una forma di violenza di genere comprendente tutte le procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre lesioni agli organi genitali femminili per motivazioni non terapeutiche. Le mutilazioni genitali vengono generalmente eseguite su bambine piccole, addirittura in alcuni popoli già pochi giorni dopo la nascita. Si stima che siano 200 milioni le donne e le bambine che vi sono state sottoposte in circa 30 paesi (dati UNICEF, 2016), nell’Unione Europea sono circa 500.000 le donne e le bambine che sono state sottoposte a mutilazioni genitali (stime UE, 2016).
Ogni anno si calcola che chiedano asilo in Europa circa 20.000 le donne e le bambine provenienti da paesi che praticano mutilazioni genitali, come Somalia, Eritrea e Guinea, il 20% di tutte le richiedenti asilo. Secondo i dati Istat del 2015 le donne residenti in Italia provenienti da paesi a tradizione escissoria sono 161.457 e rappresentano il 6,1% sul totale delle donne straniere, numero che non comprende le migranti che hanno cittadinanza italiana, i migranti irregolari e richiedenti asilo.
Bisogna sempre tenere alta l’attenzione su queste tematiche e, c’è bisogno sul territorio di sensibilizzare su queste tematiche. “La mutilazione genitale femminile, viola il diritto fondamentale della bambina e della donna di essere in salute, ledendo la loro integrità fisica e psichica. È una forma di tortura ed in quanto tale è necessario divulgare quanto più possibile nelle comunità che la praticano, che in Italia la MGF è proibita, non per discriminazione o avversione verso la loro cultura, ma in nome dei principi universali di libertà, d’uguaglianza, di dignità e di integrità della propria persona. Infine tutti noi cittadini dovremmo chiederci per cosa vale la pena lottare se non per dei diritti inalienabili”.
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