Mostra d’arte personale di Viola D’Amaro, presso il Museo Roberto Papi, nel centro storico di Salerno
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Mostra d’arte di Viola D’Amaro, artista emergente nata a Fermo, nelle Marche, ma cresciuta tra Alessandria e Capaccio-Paestum. Dice di sé: “Creativa nel sangue. Fin da piccola non ho mai lasciato nulla al caso. Ogni cosa che faccio deve essere stimolo per la mente e per l’anima. Sono laureata in lingue straniere per il mio amore verso le culture, le differenze e le novità. A 4 anni la prima scatola di “Giotto” e da lì non l’ho più lasciata… Posso definirmi Disegnatrice, Decoratrice e Pittrice (piccole medie o grandi superfici). Dopo tanti sacrifici ho cominciato due anni fa a lavorare su commissione (finalmente retribuite) per ritratti, decorazioni di ogni genere o dipinti personali. Questo mese la mia prima mostra…Che posso dire? VERSO L’INFINITO E OLTRE!”
L’evento è fissato per Sabato 22 Aprile presso il Museo Roberto Papi nel centro storico di Salerno, dalle ore 17.00 fino alle ore 23.30. L’esposizione durerà fino al 6 Maggio con ingresso gratuito.
Di seguito l’intervista all’artista.
Ciao Viola, come mai hai deciso di intraprendere questo percorso?
In questo periodo è l’unica cosa che mi fa smettere di contare le ore. È l’unica descrizione che posso dare. Non è solo una passione, è una forma di salvezza da quello che c’è fuori. Quando il mio ambiente è solo grigio e nero con il pennello aggiungo scie di colore. Dobbiamo noi per primi colorare la nostra vita per darle sfumature migliori.
Hai avuto difficoltà a capire qual era il tuo sogno e a portarlo avanti?
Ho iniziato molto presto… già a quattro anni disegnavo, coloravo… Anche mia madre mi proponeva di farlo. È stato sempre parte di me . Non era qualcosa che vedevo come un lavoro ma una necessità. Oggi sono arrivata alla conclusione che il lavoro DEVE essere una parte di te, per avere lo stimolo a percorrere la strada giusta per tutta la vita e sentirsi rappresentati dal proprio lavoro. Disegnare è stata la mia salvezza. Il portarlo avanti è stato per caso. Ho deciso di valorizzare quest’abilità parlandone con gli altri. Procedendo nel percorso, ho preso sempre di più coscienza delle mie capacità. Noi siamo i critici più grandi di noi stessi! Iniziai con ritratti su commissione riuscendo a “ catturare l’anima della persona da ritrarre”. L’esperimento è iniziato così.
Nei primi ritratti spesso usavo il carboncino. L’esperienza sensoriale mentre la mina scorreva sul foglio…gli odori…il grande valore in quella semplicità era immenso. Nello shopping, a differenza di molte ragazze, ciò che mi rende felice è acquistare nuovi materiali per dipingere, per esprimere la mia arte. Mi avevano regalato un treppiedi all’ età di dieci anni perché avevano capito la mia passione. Purtroppo per tanto tempo non l’ho usato per timore di non essere all’ altezza. Il coraggio di prendere in mano gli acrilici e le tele l’ho trovato solo dopo un lungo percorso. In fase di lotta per riprendere la mia vita, ho ripreso il treppiedi. Dopo la separazione dei miei, mi sono trovata più volte a passare dalla casa di mio padre a quella di mia madre. Mi sentivo confusa e cercavo di capire la situazione intorno a me invece di concentrarmi su me stessa e ascoltare i segnali del mio spirito.
Senza pensarci troppo lasciai il cavalletto da mia madre ad Alessandria, decidendo di non portare con me a Capaccio una parte della mia anima. Solo nel momento in cui mia mamma è venuta a mancare, nel prendere alcuni oggetti da casa sua, sono stata costretta a guardare in faccia anche questo aspetto di me stessa, che di tanto in tanto si riproponeva, come una vocina, flebile all’inizio e poi sempre più prepotente. Ho preso i colori primari e ho iniziato. A gennaio di quest’anno ho lavorato in un’azienda di Battipaglia e ho conosciuto Sara, una collega. È grazie a lei che oggi vi posso parlare della mia mostra. Saper comunicare e creare relazioni è sempre stata una mia dote. Con Sara, nelle pause pranzo, ci siamo trovate più volte a parlare delle nostre passioni nascoste. E’ stata proprio lei a darmi l’imput per realizzare la mostra. Niente succede per caso! Si è rivelata fondamentale l’esperienza fatta sul posto di lavoro, dove ho conosciuto la persona giusta che mi ha aiutato a ritornare da me stessa.
Il 22 Aprile finalmente la mia prima mostra personale presso il Museo Roberto Papi, a Salerno. Il titolo è #ascoltando #violetjas_art
Come trovi l’ispirazione?
Il mio “muso” è il mio ragazzo, Vincenzo. Abbiamo sempre ascoltato la musica insieme, a tutto volume nella sua macchina . Un giorno mi fece ascoltare “Quello che non c’è” degli Afterhours. E’ una canzone molto introspettiva, non semplice da comprendere. In quell’occasione la sua intuizione di legare la musica e la pittura. Le canzoni che ho scelto mi hanno accompagnata nel corso della vita, sono parte di me. Uso spesso la musica come sperimentazione, ispirazione. È un’altra passione della mia vita. Avevo cominciato, infatti, anche a suonare la chitarra, da autodidatta. In altri casi mi faccio ispirare dai colori. Guardo la tela e inizio d’istinto. Anche nella mia famiglia molti sono artisti… mia madre aveva talento e spesso disegnava con me. Ho due fratelli più grandi. Il più piccolo, Maurizio, ha l’arte nel sangue, a diciotto anni disegnava per un orafo di Valenza e poi ricordo i suoi ritratti con ammirazione… in particolare quello che raffigurava mia madre. Mi sono nutrita fin da piccola di questa loro passione, facendola mia. Guardando le cose su un piano differente, trovo che l’altro interesse che ci lega, quello per la culinaria, sia intrecciato indissolubilmente con il mondo della creatività. Sia mio padre che i miei fratelli sono chef e l’amore e la dedizione che mettono nel creare un piatto si trasmette efficacemente come un impulso artistico.
Cosa esprimi con i tuoi quadri?
Esprimo gli stati vitali che ho dentro di me. Gli stati d’animo. Ognuno di noi prova sensazioni a volte completamente contrastanti. Nei miei quadri esprimo questo. Anche nel getto di colore impresso con forza sulla tela, intendo esprimere un momento di riflessione, di serenità. Scelgo, in questo caso, una tonalità di colore tenue, in modo da smorzare ciò che potrebbe manifestare l’impeto iniziale. Nonostante l’irruenza nel plasmare il quadro è la calma che voglio far emergere.
Noi siamo così…contemporaneamente euforia e rabbia. A dispetto di quello che possiamo scegliere o fare. In alcuni quadri c’è tranquillità, fermezza, in altri solitudine, necessità di emergere, tristezza. In queste opere che esporrò ci sono tutte le sensazioni.
E’ stato difficile creare una rete di conoscenze sul territorio, nell’ ambito in cui vuoi emergere?
Credo fermamente che tutto dipenda da noi. Finché non ti sfidi e non ti incanali in quello che vuoi fare, il tuo limite è il pregiudizio personale. Ciò che viene detto da molti è : “ qui non c’è niente!”, “ qui cosa vuoi fare?”, nonostante gli ostacoli la mia strada è questa! Non bisogna limitarsi! In apparenza potrebbe sembrare che l’ambiente non risponda in maniera adeguata ai nostri desideri, anche a me è capitato di pensarlo. Sentivo che in questo paese i miei sogni sarebbero rimesti chiusi i un cassetto. Ora ho capito
che ci sono tante persone che vogliono creare un valore lì dove sono, senza dipendere dal pregiudizio ma semplicemente vivendo. Da cosa nasce cosa. Sono le relazioni, le interazioni che creano le opportunità . Dall’ associazione culturale al vecchio artista che fa lezioni di pittura… Consiglio di non demordere e parlare sempre di ciò che ci appassiona. Ogni momento può essere giusto per conoscere la persona che ci può cambiare la vita. Tutto è iniziato da Sara, da lì in poi tutto è diventato più colorato, volendo usare una metafora artistica.
Come vedi il tuo futuro?
Faccio una premessa. Quando dipingo quadri su commissione, le mie scelte si focalizzano sul destinatario…dai colori alle forme, decido volendo interpretare e rappresentare l’anima di un’altra persona…al contrario, quando dipingo per me stessa, sono io a scegliere tutto in base all’emozione che provo in quell’istante…sono io! Il pennello diventa lo strumento per esprimere ciò che sento. Volendo riportare questo pensiero alla domanda, vedo il mio futuro del mio colore! Spesso ho fatto scegliere la tavolozza dei colori della mia vita ad altri, adattandomi di volta in volta alle loro sfumature. Adesso basta! Voglio decidere io! Vivere pienamente è prendere il coraggio di agire, ascoltare il proprio cuore e ritrovare ogni giorno la gioia di colorare il mondo.
Grazie Viola! Un grandissimo in bocca al lupo per il tuo lavoro!
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