La presenza del Presidente del Consiglio Mario Monti a Marina d’Arechi, in data odierna, indurrebbe a riconsiderare l’importanza della nautica e dell’Economia del Mare nelle agende politiche italiane.
Di certo, con i suoi 7.456 chilometri di costa, una marineria che vanta una tradizione antica e centinaia di migliaia di imprese di straordinario valore, l’Italia dovrebbe fare proprio del mare la sua primaria risorsa di sviluppo e di lustro internazionale.
Le politiche recenti, volte per lo più ad una, seppur legittima, lotta all’evasione fiscale, che allo sviluppo, hanno contributo a creare una “caccia alle streghe” che certamente non favorisce l’attività del settore nautico.
La nautica e la portualità turistica hanno, inoltre, sempre avuto un legame fortissimo con i mercati internazionali, primi esempi nel mondo di quell’Italian Way of Life che esprime un mix unico di qualità, solarità e ricchezza storica, culturale ed ambientale, e che rappresenta il vero valore aggiunto della merce che portiamo all’estero, per cui occorre rivalorizzare le esportazioni italiane, in particolare quelle del Sud.
Questo è quanto si è detto oggi, pressappoco, per promuovere anche la famosa Agenda Mezzogiorno di Monti (che ha ventilato l’ipotesi dell’istituzione di una Export Bank per promuovere le esportazioni al Sud). Tutte splendide promesse, anche se, in realtà, già da tempo si vociferava che la tappa salernitana del viaggio di Mario Monti in Campania avesse un duplice scopo: parlare dell’Agenda e inaugurare la nuova sede del suo partito. Nulla esclude che ciò possa ancora avvenire: fino alle elezioni c’è tempo. Per adesso, però, occupiamoci di ittica.