Si è tenuta dal 10 al 25 ottobre la mostra fotografica u(MANI), allestita al Vintage Cafè di Mercato San Severino da parte di Giampiero Correale, uno dei giovani più interessanti del panorama artistico salernitano.

L’esposizione, come lascia intuire il gioco di parole del titolo stesso, è incentrata su fotografie di mani; mani che l’artista ha incontrato nel corso dei suoi viaggi in Italia e all’estero; mani che si cimentano nello sport, nella musica, nell’arte o nelle attività meno usuali.

Le fotografie di Giampiero, immerse tra le luci soffuse del Vintage Cafè di Mercato San Severino, ci parlano, dunque, di un’umanità la più variegata possibile, dedita alle azioni più diverse ma, allo stesso tempo, si tratta di un fare in cui tutti possiamo riconoscerci.

Per meglio comprendere la sua arte e il suo pensiero abbiamo avuto modo di contattare Giampiero Correale, presente a Mercato San Severino all’inaugurazione della mostra ma, attualmente, in Irlanda per motivi lavorativi.

G. M.: “Giampiero, come ti sei avvicinato alla fotografia e all’arte in generale?”

Giampiero Correale: “Diciamo che la mia passione è iniziata quasi per costrizione: infatti quando ero bambino ero proprio costretto dalla baby-sitter, causa la mia troppa vivacità, a star seduto accanto a un tavolo con un foglio e una penna. Per quanto riguarda strettamente la fotografia, invece, non saprei… semplicemente mi ha sempre attirato l’idea del fermo immagine: riportarmi in quel momento, ricordarlo nei minimi dettagli; un input, dunque, per far riaffiorare i ricordi, gli attimi!”

G. M.: “Cosa significa per te arte e cosa intendi comunicare con le tue opere?”

Giampiero Correale: “Personalmente io non voglio comunicare niente di preciso. Io tiro fuori solo ciò che ho dentro, sono gli altri, poi, a farsi un’idea del mio caos interiore: l’arte è l’espressione della propria persona“.

G. M.: “Qual è l’idea motrice di questa tua nuova mostra al Vintage Cafè di Mercato San Severino?”

Giampiero Correale: “Le mani come strumento di vita: forse non tutti la vedranno come me, ma io penso che le mani siano la parte più importante del nostro corpo; è curioso come si possa “materializzare” una persona, scoprirne il carattere, semplicemente guardando le sue mani con attenzione, ne possiamo avere quasi un profilo completo”.

G. M.: “A quanto vedo le tue foto sono state scattate nei tuoi numerosi viaggi: cosa ti comunica il rivederle?”

Giampiero Correale: “Viaggiare è un’altra mia grande passione, rivedere queste foto mi fa riaffiorare tante emozioni, positive e negative; sono pur sempre ricordi, hanno segnato la tua vita e li porterai sempre con te, cercherai di prenderne il meglio ma non li potrai abbandonare mai!”

G. M.: “Infine, una domanda su due tue opere che mi hanno colpito. In particolar modo la foto del vecchio di Nusco e l’installazione piena di frasi che, almeno per come la vedo io, mi pare una sorta di “manifesto” di questa tua nuova mostra”.

Giampiero Correale: “Per me la foto del vecchio di Nusco è il modo più significativo per dare l’idea di ciò che va e ciò che viene: il volto segnato è d’impatto, le mille fatiche che porta con sé quell’uomo si aprono a ciò che verrà dopo di lui; lo sguardo rivolto alla mano che crede non possa essere efficiente se non con il suo aiuto, la sua esperienza. Per quanto riguarda, invece, quella serie di frasi devo dire che non hanno un significato particolare: sono, semplicemente, di grande aiuto quando sei solo, magari fuori per lavoro, e il mondo sembra aggredirti, sbranarti”.