Maurizio de Giovanni, autore napoletano e padre dei “Bastardi di Pizzofalcone”, ha portato il nuovo romanzo “Gelo” sul Palcoscenico Noir del Teatro Il Giullare
[ads1]
Splendida la serata svoltasi ieri, alle ore 20.30 presso il teatro “Il Giullare” a Salerno. L’associazione noir Porto delle Nebbie e la Compagnia del Giullare hanno portato “in scena” il quarto appuntamento del ciclo Palcoscenico Noir attraverso una lettura recitata dei brani più significativi di “Gelo”, l’ultimo romanzo di Maurizio De Giovanni edito da Einaudi.
Magistrale la regia di Brunella Caputo, introdotta dalla brillante conduzione di Luca Badiali: sulle note scelte da Virna Prescenzo, dopo il drink di benvenuto, le voci di Brunella Caputo, Andrea Bloise, Alfio Battaglia, Antonia Avallone, Teresa Di Florio e Caterina Micoloni si sono alternate nella produzione di una vera e propria “atmosfera noir”, intervallata da brevi chiacchierate con l’autore napoletano.
Dopo “I Bastardi di Pizzofalcone”, in “Gelo” il commissario Ricciardi e la squadra dell’ispettore Lojacono tornano in pista per salvare il commissariato di Pizzofalcone. L’autore Maurizio De Giovanni ha dichiarato di essere «sempre felice di tornare al Giullare di salerno, perché è come stare in famiglia, e qui sento molto rispettata l’interpretazione del testo originale. Come sento leggere il mio libro qui, non l’ho mai sentito leggere da nessun’altra parte».
[ads1]
Vivissimi i complimenti dell’ospite per gli interpreti presenti sul palco, che hanno lasciato comunque ampio spazio alle domande del pubblico. «Da circa tre anni avevo questa storia che mi ronzava nella testa, ed i lettori, ormai appassionati, sono sempre ansiosi di scoprire come finiranno le avventure di Ricciardi e Lojacono nel prossimo romanzo. Molti sono addirittura “preoccupati”: mi scuseranno, ma se avessi deciso di far finire la storia pensando al gusto del pubblico, l’avrei sviluppata in tutt’altro modo. In questo libro, come nel prossimo già in preparazione, è Ricciardi a raccontarmi e la storia e non viceversa, io la metto solo su carta. Non si può scrivere un romanzo “a tesi”, dirottandolo come fosse un saggio, perché i personaggi non sono come attori cartacei, ma hanno il diritto di seguire l’esatto corso della propria vita».
Uno scroscio di applausi (anche in conclusione) ha salutato quindi degnamente il “padre” del commissario Ricciardi, molto soddisfatto dell’intenso e partecipato spettacolo noir.
[ads2]