Seconda rappresentazione del musical Pinocchio, messo in scena dall’Associazione teatrale La meglio gioventù. Ieri sera nella piazza di Marina di Camerota, grande partecipazione, per uno spettacolo che ha riesce a emozionare tutti
Il teatro è un patto tra l’attore e lo spettatore, o anche, tra l’arte e la vita. Pinocchio – il musical, viene rappresentato da La meglio gioventù prima al teatro Kamaraton (scorso 17 agosto) e ieri sera riempie piazza san Domenico, a Marina di Camerota, dove lo attende un pubblico numeroso. Si apre il sipario e subito il dinamismo, che caratterizza il musical, cattura l’attenzione. Questa continua mobilità interna, legata ai cambi scena repentini, è una chiara manifestazione di un teatro che riproduce la vita intesa come flusso, come eterno cambiamento. “Cambiare in peggio, significa crescere” recita Angela, interpretata da Antima Magliano. Pinocchio è l’opera che meglio elogia la giovinezza, come status legato alla purezza e all’ingenuità, in cui si inciampa continuamente, per poi riprendere lo slancio. Cambiare in peggio significa appunto, crescere e perdere questo sguardo incantato nei confronti delle cose. Il senso di meraviglia, l’aprirsi voracemente alla vita, scoprirla senza “coscienza” sono le tre dimensioni che scaturiscono dall’interpretazione, eccellente, di Alessandro Magliano. Dire che è nella parte è poco, perché Alessandro è proprio Pinocchio, o almeno, rispettando quel patto che si crea con lo spettatore, riesce a sembrare un Pinocchio reale, che nasce – cresce e si trasforma davanti ai nostri occhi.
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La sua evoluzione da burattino a bambino è verosimile, perché il suo corpo è completamente assorbito dal personaggio. Alessandro Magliano non dimentica mai, infatti, di essere un uomo in fieri in un pezzo di legno: è come un crisalide che sta per diventare farfalla, ma questa trasformazione evolve in stadi fisici precisi. Nel caso di Pinocchio lo stato evolutivo è scandito dal suo rapporto con il padre. Nel momento in cui si accorge di provare nostalgia di ciò che aveva prima di allontanarsi di casa, allora Pinocchio comincia a compiere il suo trapasso da burattino a bambino.
Questa umanizzazione che prende forma sul palco porta poi all’immedesimazione, graduale del pubblico nei personaggi “positivi” e a provare a distaccarsi dai “negativi”. Nonostante le belle interpretazioni del gatto e la volpe, o del direttore del paese dei Balocchi, gli applausi sono molto più timidi, rispetto a scene in cui il sentimento e il pathos sono legati alla crescita di Pinocchio: ad esempio emoziona molto la scena in cui Angela e Geppetto, alla ricerca disperata di Pinocchio, si soffermano a rivelarsi cosa significhi realmente essere un genitore. Un genitore, dunque, deve ricordare di essere stato prima un figlio per riuscire a seguire il lungo e faticoso cammino di un figlio. Pinocchio burattino è quindi una metafora molto complessa, perché racchiude anche il sacro rapporto padre/figlio, che si completa vicendevolmente, dove il primo impara a restare giovane e l’altro impara a diventare un uomo.
Angela e Geppetto (Tommaso Del Gaudio) emozionano molto. In particolare la voce di Antima Magliano è una meraviglia, perché il suo canto proviene dall’interno, e si porta con sé tutta una serie di sfumature emotive che lasciano il pubblico a bocca aperta!. Gli attori si muovono tutti con disinvoltura, pur essendo quasi completamente autodidatti, così come i corpi dei ballerini, che morbidi e sincronici, creano uno spettacolare effetto visivo.
Il teatro è vita e ogni rappresentazione racchiude un potenziale di imprevisti e variazioni, ma soprattutto ogni spettacolo è unico, perché la performance è un’arte allografica, crollando il tradizionale concetto di autenticità dell’opera. Con il teatro si incontra ogni volta un pubblico, ogni volta si aggiunge o si sottrae un elemento al proprio personaggio, ci si modella in base al contesto e alle situazioni. I luoghi della rappresentazione cambiano, e così, cambia anche la percezione prima dell’attore e poi dello spettatore.
Ieri sera lo spettacolo ha messo in scena tutto questo: la totale immersione dei giovani camerotani in un’opera didascalica con cui si sono formati, quei personaggi sono stati assorbiti e rielaborati. Se tutto è riuscito così bene, se il pubblico ha applaudito con entusiasmo, il merito è di questi ragazzi che hanno interpretato l’opera, e non si sono fermati alla sua rappresentazione. Interpretare è un livello successivo alla mera rappresentazione, perché subentra il sentimento, il pensiero, uno stato d’animo, un obiettivo; subentra l’umanità. Pinocchio diventa un bambino vero. Angela e Geppetto sono una famiglia. L’armonia si è realizzata, sulla scena e dentro di noi, perché tutti ci stavamo aspettando di commuoverci alla fine dello spettacolo, come da patto.