Leader indiscusso e indiscutibile, Manuel Mancini è l’uomo in più dell’undici di Perrone. Da quando ha messo piede in campo nel secondo tempo contro l’Aversa Normanna, la Salernitana non ha più perso. “Da quella partita sicuramente qualcosa è cambiato – dichiara Mancini in conferenza stampa – da lì siamo partiti e abbiamo cominciato a fare risultato”.
Perrone ha cominciato a impiegarlo da interno di centrocampo e da quel momento la Salernitana ha cambiato marcia. “Gioco un po’ defilato – dice in proposito Mancini – e so di dover mettere un pizzico di qualità al servizio dei compagni, ma non disdegno di recuperare anche qualche pallone”.
Sull’episodio del rigore di sabato a Poggibonsi, che ha provocato i mugugni di Guazzo, Mancini chiarisce: “Matteo aveva un problema alla spalla, mi ha dato lui il consenso a tirarlo e per me è stata una gioia andare sul dischetto”. Poi ci scherza su: “Rigore al 93’, espulsione del portiere, tra i pali va Pera, calcio io che ho il tiro a banana e faccio gol… poi dicono che Dio non esiste”. Il centrocampista romano fa parte del movimento “Atleti di Cristo” ma spiega perché non ha ancora “convertito” nessuno nello spogliatoio granata: “Io non impongo nulla, a me piace fare le cose con amore e in amore non si impone niente. I miei compagni sanno che in me troveranno sempre un punto d’appoggio, ma non mi piace imporre ciò che è mio”.
Sull’attuale momento della Salernitana: “Ci godiamo questo primo posto, frutto di tanto lavoro e sacrificio, ma ora non dobbiamo sederci perché contro di noi danno tutti il duecento per cento. Dobbiamo temere solo noi stessi perché credo che sul piano tecnico siamo la squadra più forte”.
Un giocatore della qualità di Mancini non c’entra nulla con la Seconda Divisione, ma secondo lui “se gioco in C2 è perché qui merito di stare. Ma mi rincuora pensare di giocare in una grande piazza come Salerno, quindi, più che alla categoria, penso alla Salernitana”. Mancini vede per questa società un futuro vincente e non esclude di farne parte: “Sono in prestito ma qui mi trovo bene. A volte giochi in A e non sei amato, mentre capita che nelle categorie più basse ti vogliono bene e percepisci regolarmente lo stipendio. Mercato di gennaio? Sarei un ipocrita se dicessi che non penserei a eventuali chiamate di squadre di B, ma al tempo stesso dico che non mi piace lasciare le cose a metà”.
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