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Mamma Africa – parte 2

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Mamma Africa – parte 2

Il diario di Milena lascia spazio ad attimi di cosciente consapevolezza, di sensazioni che spingono la mente a immaginare quella vita piena di colori e di suoni, di sorrisi e difficoltà, di semplicità e sopportazione. Il viaggio continua, per poter così sentire da lontano le emozioni della vita vissuta con mamma Africa.

Il bambino africano impara troppo presto che la vita ha un lato profondamente amaro; i bambini dovrebbero scoprirlo il più tardi possibile.

Quando si nasce in una famiglia povera in Africa, non c`è spazio per la tristezza o la depressione; ci si rimbocca le maniche. I bambini sono quelli che sanno meglio come farlo. Dopo la scuola, non c`è spazio per I videogiochi o la tv: li vedi riversi per le strade, correre dietro I veicoli ed esultare vittoriosi per un sacchetto di acqua filtrata appena venduto.

Non c`è tempo per essere tristi o pensare alle cose futili: si vive alla giornata, senza la certezza di un pasto. I sentimenti vengono dopo.

Quando si ha lo stomaco pieno si ha tempo per amare, ma quando lo stomaco è vuoto, bisogna pensare a come sopravvivere. Mi trovo in un altro mondo, dove non si è abituati alle smancerie, agli abbracci, seppure una volta insegnatogli, non ne sanno fare a meno questi bambini, perché nonostante la vita dura, il dolore soffocato, la corsa contro il tempo, i bambini sono sempre bambini e hanno il diritto di sorridere.

Quest’anno mi trovo nella regione centrale del paese, precisamente a Swedru, una cittadina caotica e non molto pulita.

Dall’alba fino al crepuscolo Swedru è un continuo andirivieni di persone, veicoli che strombazzano, mentre l`odore del pesce fritto si mescola a quello del mais, cereale molto utilizzato in Ghana per preparare alcuni dei piatti tipici. Swedru ospita una comunità piuttosto variegata di cristiani, musulmani e animisti, cioè coloro che pregano gli idoli e praticano woodoo.

La comunità musulmana in Swedru risulta essere la più povera; si raggruppa in aree denominate “ Zongo”, caratterizzate dalla presenza di una moschea e di una scuola musulmana.

Gli Zongo sono dei veri e propri ghetti; spettri di abitazioni smembrate disposte disordinatamente in stradine dissestate collegate tra loro da cunicoli, che diventano condotti d`acqua con la pioggia; l`odore di urina è forte e i bambini corrono su e giù seminudi. Le donne sono intente a cucinare all`aperto, pestando il mais o friggendo yam, un tubero simile alla patata ma con un sapore meno deciso.

La comunità in cui vivo si trova vicina a uno Zongo, e non nego di trovare estremamente affascinante la voce del muezzin che all`alba e al tramonto richiama i fedeli alla preghiera; la sua voce all`altoparlante suona come una melodia che mi desta dal sonno quando ancora è forte Il suono dei grilli.

Adoro svegliarmi in Africa.