Le madonne: da quella che affianca San Guglielmo nella Chiesa del Gorleto alla Madonna in località Fusara.
Nella piccola Chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie, già Chiesa di Santo Stefano, in località Fusara di Baronissi, superstite alle incurie del tempo e delle competenze poco interessate, vi è un lacerto di affresco.
Una Immacolata Concezione su una falce di luna con accanto un personaggio con barba e una piccola torre alle spalle: la piccola torre, lascerebbe supporre un campanile e dare identità alla figura che affianca la Madonna.
Ci troviamo probabilmente di fronte a un esponente della famiglia Campanile, della quale famiglia troviamo gli stemmi a Baronissi nella chiesa dedicata alla Santissima Trinità e nella Chiesa del Santissimo Salvatore in località Casal Barone.
Inoltre la costruzione dipinta, ha le caratteristiche architettoniche del campanile della Santissima Trinità e di chiese napoletane con all’interno gli stemmi della famiglia in questione, quali la Chiesa di Santa Maria la Nova e San Pietro a Maiella.
“Diego Campanile (Sava, 1574 † Sidone, 1642) fu Primo Custode di Terra Santa degli Osservanti Riformati, Predicatore Generale e Lettore Generale di Teologia, Commissario Generale dei luoghi Santi, Prefetto Apostolico della Missione d’Egitto e della Missione de’ Caldei”.
Lo stesso Diego in missione a Venezia, probabilmente in compagnia del pittore che ebbe la possibilità di osservare le opere di Giorgione, morto già dal 1510, o dello stesso Tiziano giovane, al Fondaco dei Tedeschi.
Ritornando alla Madonna, si può tentare un confronto con la Vergine accanto a San Guglielmo, nel Santuario del Gorleto, e possiamo fare riferimento al saggio sulla pittura lucana del Prof. Luigi Avino.
Ulteriori confronti sono gli affreschi della chiesa dedicata a San Michele Arcangelo a Fisciano, gli affreschi del chiostro del Convento della Santissima Trinità di Baronissi, il chiostro domenicano di Ottati nel Cilento e il chiostro francescano di Capaccio.
Le due Madonne quella di Fusara e quella del Gorleto, hanno un aspetto contadinesco, non il solito velo, non la solita rappresentazione tra le nuvole, sembra quasi portino sulla testa un fazzoletto, utile per ripararsi dal sole, come d’altronde potrebbe essere raffigurata una donna, del XVI-XVII secolo, in un territorio come quello di Fusara o della Lucania.
Chi scrive (consapevole di fare il passo più lungo della gamba), azzarda un confronto con un dipinto di Giorgione, ad esempio il ritratto di Laura oppure la donna seduta sulla collinetta nel dipinto La Tempesta.
Gli altri confronti, più sopra citati, quali quelli della Santissima Trinità, di Ottati e Capaccio, sembra rimandino a una stessa mano; così come quelli di Fisciano e del Gorleto.
[estratto dagli Atti della Forth International Conference Diagnosis for Valorization and Conservation of Cultural Heritage, Ethos Edizioni, Napoli 2013]