Dopo la strana gara primavera tra Avellino e Livorno del 4 ottobre, abbiamo esaminato le problematiche di una sconfitta con il tecnico Irpino Claudio Luperto
[ads2]P. D.: “Buon primo tempo per l’Avellino, eccellente inizio della ripresa con una ghiotta occasione per Evangelista, poi il Livorno bravo ad approfittare di qualche distrazione”.
Luperto: “Come sempre noi abbiamo iniziato, cercando di fare la partita, però ci manca qualcosa in fase realizzativa. Quando poi i nostri avversari non creano azioni pericolose, li favoriamo noi con qualche disattenzione di troppo. Quello che è successo oggi. Il Livorno ha giocato molto sui nostri errori e con qualche palla lunga ha cercato più volte di metterci in difficoltà. Non nego che il Livorno è un’ottima squadra e qualche volta ci ha messo in difficoltà esprimendo anche un buon gioco. Noi però ci siamo sforzati cercando di fare la partita, correndo i rischi che possono nascere in queste circostanze e che naturalmente sono preventivati. Nell’imporre il nostro gioco siamo sempre partiti da dietro e abbiamo corso qualche rischio di troppo. Il Livorno è stato più attento di noi e ha saputo ben sfruttare una nostra disattenzione. Quello che non abbiamo fatto noi”.
P. D.: “Dall’esame di questa gara è parso che l’Avellino abbia cercato molto l’azione insistita, non velocizzando la manovra”.
Luperto: “Certo è, che quando manca la qualità per cercare di trovare soluzioni nuove, s’incontrano le difficoltà come quelle viste oggi. In altre parole, quando in avanti non si concretizzano gli sforzi fatti anche in fase difensiva, si creano solo azioni fine a se stesse e di conseguenza si porta più palla. Nel modo più assoluto, io non voglio questo. Voglio che in avanti si debbano creare più soluzioni anche per chi da dietro opera un grosso sforzo per cercare una soluzione costruttiva. Oggi non abbiamo fatto questo e se in futuro non faremo questo troveremo sempre difficoltà maggiori”.
Con il tecnico livornese oltre a parlare della gara abbiamo toccato anche vecchie problematiche del calcio italiano.
P.D.: “Dopo un primo tempo equilibrato e qualche pericolo corso a inizio ripresa poi è venuto fuori il Livorno“.
Gelain: “Diciamo che il primo tempo è stato un po’ difficile anche se sinceramente, abbiamo concesso molto poco all’Avellino. I nostri avversari hanno fatto solo due tiri da fuori, mentre noi siamo stati più pericolosi. Io sono stato contento del primo tempo disputato dai miei ragazzi e durante la pausa gli ho detto di continuare così, mettendo più determinazione in fase di ripartenza. Questo perché si è delineata una gara dove la calma era necessaria. Molta attenzione nella fase difensiva, concedere pochissimo agli avversari, perché prima o poi avremmo trovato la strada per sfondare: è successo così e credo che poteva, alla fine, starci qualcosa in più, quando l’Avellino si è aperto alla ricerca del pareggio. Comunque è risultato importante stare calmi e concedergli ben poco“.
P. D.: “Dall’alto della sua esperienza anche su panchine di prime squadre tra A e B e soprattutto in settori giovanili, vincendo anche il titolo Nazionale Primavera con l’Empoli (1988/89) un suo consiglio per il calcio italiano?”
Gelain: “Questo è un discorso alquanto complicato, perché parte dalle Società, dagli Allenatori ecc… Bisognerebbe credere molto di più nei giovani italiani. Io personalmente con i miei ragazzi cerco molto di curare l’aspetto psicologico. Perché il più delle volte i ragazzi che lasciano i settori giovanili per le prime squadre, hanno quasi sempre delle difficoltà. I primi anni sono sempre i più difficili, perché devono avere la giusta cognizione e la testa per entrare a far parte e soprattutto ad acquisire una sintonia con un nuovo gruppo. Io cerco di allenare sempre in questa direzione e le soddisfazioni più grosse che ricevo, sono quelle di tantissimi ragazzi che dopo tanti anni hanno sempre un buon ricordo di me, soprattutto per quello ricevuto come insegnamento”.
P.D.: “Diciamo che uno dei più grossi problemi, consiste nel “gap” tra giovanili e prima squadra?”
Gelain: “Sotto questo profilo a Livorno lavoriamo tanto. C’è contatto, c’è interscambio, perché la Primavera si allena molto con la prima squadra e sta nello stesso posto. Io però penso che rispetto alle altre realtà, soprattutto quelle estere, in Italia sia molto difficile colmare questa differenza! Basti pensare che lo stesso pubblico non è paziente nell’aspettare. In modo più assoluto, non si ammette che un giovane possa fare un qualche errore e per questo anche da parte degli addetti c’è meno coraggio d’investire sui giovani. Ecco poi che tantissimi ragazzi finiscono per perdersi e quando poi, a distanza di tanti anni, qualcuno di essi salta fuori, ci si chiede: “ma dove è stato questo con così tante qualità?“. Io che ho avuto la fortuna, prima di giocare e poi di sedere come secondo, su panchine di A e di B, riesco a capire cosa viene richiesto a certi livelli e cerco di aiutare i ragazzi a farli entrare in una determinata ottica“.