L’Oasi dunale del Comune di Capaccio viene sottratta a Legambiente dopo diversi anni di gestione e valorizzazione
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Una nota a firma del funzionario Rosario Catarozzi e dirigente dell’Area Demanio comunale, sottrae l’Oasi dunale naturalistica di Torre di mare di Capaccio a Legambiente.
L’area, presa in gestione da Legambiente diversi anni fa, era stata ritrovata in uno stato di degrado grave. Sono stati i volontari a ripulire l’Oasi dunale, a migliorarla e valorizzarla. Infatti, sono diversi i progetti attivi sul tratto, tra cui il laboratorio di studio sulle dinamiche di vegetazione. La filosofia di Legambiente appunto, si esprime proprio in questa direzione: volontariato, laboratorio, attività di valorizzazione, studi sul territorio.
«Abbiamo lavorato per anni per la valorizzazione dell’Oasi ed ora il Comune con una lettera del dirigente comunale di settore Catarozzi – spiega il direttore dell’Oasi dunale di Paestum, Lucio Capo – ci è stato comunicato che dobbiamo lasciare la gestione dell’area perché il Comune intende realizzarci un camper park. Da quanto ci è dato sapere per la gestione l’ente avrebbe intenzione di costituire una società in house. Una scelta che sarebbe imposta dal Governo che chiede, stando a quanto sostenuto nella nota, agli enti di mettere in atto delle strategie economiche di business. Ci hanno comunicato che potranno affidarci un altro tratto a Foce Sele dove ipoteticamente dovremmo iniziare una nuova azione di riqualificazione».
Legambiente, avendo avuto la concessione del tratto demaniale, di circa 22 ettari, paga un canone annuale di 7000 euro. La richiesta di lasciare l’area è arrivata nel momento in cui l’Associazione stava provando a dialogare con l’Amministrazione del Comune di Capaccio, chiedendo un rinnovo dell’accordo e una programmazione della gestione dell’Oasi, la cui scadenza è prevista tra un anno.
«Ci sfrattano quando ci sono altri dieci chilometri di fascia pineta e area dunale abbandonata a se stessa. Perché non pensano come rivalutare le aree degradate? La nostra spiaggia – conclude Capo – registra la presenza di migliaia di turisti, l’Oasi è meta di centinaia di volontari, è un modello di tutela ma come si può pensare di trasformarla in un camper park?».
La paura, avvertita da Legambiente, è che ci sia la tendenza a privatizzare anche l’Oasi dunale, in cui si è lavorato per anni. Un provvedimento che lascia perplessi, ma anche molto risentiti, quando le motivazioni non sono giustificate da reali progetti qualificativi per il territorio.
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