Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet: già visto, già detto
[ads2] Primo film della sezione Alice nella città del Festival Internazionale del Film di Roma, Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet (fuori concorso) è un film sui buoni sentimenti, che affronta le dinamiche della famiglia americana media, in un periodo storico che non si riesce a definire, in una dimensione onirica fuori dal tempo, si consumano le problematiche familiari di cui sembra preoccuparsi solo il piccolo T.S.; tutto, infatti, è visto e affrontato dal suo punto di vista.
T. S. ha soltanto dieci anni, eppure è già un genio, un ricercatore che ambisce a inventare la macchina del moto perpetuo, che come molti scienziati dicono è impossibile da ottenere. Il piccolo scienziato riesce tuttavia ad avvicinarsi all’obiettivo e a presentare il progetto in un istituto universitario che vuole pertanto premiarlo. Inizia così il viaggio del bambino, all’insaputa dei genitori, che si rivelerà essere anche un viaggio di formazione e di redenzione. T.S. ha, infatti, un forte senso di colpa per la morte prematura del fratello gemello e in famiglia è un outsider di cui nessuno sembra occuparsi mai abbastanza.
La storia è genuina e ben raccontata, e molte situazioni vengono messe in scena con effetti da cartone animato, questo soprattutto quando siamo nella mente del protagonista, per avvicinare di più lo spettatore alla mente stessa del ragazzino.
Il film ha purtroppo la pecca, pur essendo valido da un punto di vista tecnico, di scadere in diverse situazioni ovvie e melense, con battute prevedibili e che sono classificabili con il termine “americanata”. Spielberg in effetti fu il primo a metterla in pratica e a seguire molti altri registi. Così anche, il regista Jean-Pierre Jeunet è caduto appunto in questo tranello, nonostante il cast sia forte e comprenda, fra gli altri, Helena Bonham Carter e Judy Davis.