Home Attualità Lizzie, la storia esemplare della ‘donna più brutta del mondo’

Lizzie, la storia esemplare della ‘donna più brutta del mondo’

0
Lizzie, la storia esemplare della ‘donna più brutta del mondo’

Definita sin da bambina come ‘mostro’, fino ad essere etichettata come la ‘donna più brutta del mondo’, Lizzie Velasquez in realtà è semplicemente una ragazza affetta da una malattia rara. Ma a prezzo di grandi fatiche, è riuscita a prendersi una grande rivincita sulle offese subite e mosse da cattiveria banale e gratuita, laureandosi, diventando una scrittrice e una speaker motivazionale. 

Ieri, navigando sulla rete, mi sono imbattuta in questo video

, e ho pianto per la tristezza e la forza che mi ha contemporaneamente trasmesso e per la commovente carica di emotività che emerge da un’ironia e da un coraggio conquistati con fatica da questa donna così minuta eppure così immensa nel suo essere. Lizzie è l’esempio di chi ha dovuto superare ostacoli più grandi del solo dolore fisico, oltrepassando la crudeltà, l’indifferenza, la paura, la consapevolezza di non potersi mai uniformare del tutto agli altri.

Chiunque possegga il social network facebook avrà visto comparire almeno una volta la foto di Lizzie sulla propria home, associata a frasi crudelmente ironiche sulla sua bruttezza. E non deve essere la scoperta della sua malattia a scatenare finti sensi di colpa e sguardi intrisi di misera vergogna, ma la bassezza dell’offesa mirata a colpire chi non è stato dotato dei requisiti estetici che secondo milioni di ignoranti dovrebbero garantire il rispetto della massa, sempre pronta a ferire senza scrupoli e mai a chiedere scusa.

lizzieLizzie Velasquez è una giovane di Austin, Texas, affetta da una malattia rarissima conosciuta come sindrome di De Barsy, una patologia genetica che non le permette di accumulare peso, o conservare il grasso nel suo corpo, e che proprio per la sua rarità non conosce ancora diagnosi certe.

Poco più che 20enne, Lizzie non ha mai pesato più di 29 chili in tutta la sua vita e per cibarsi deve fare pasti piccolissimi, uno ogni 15 minuti per rimanere in vita, per un totale di 60 pasti al giorno. Purtroppo ha perso completamente la vista di un occhio e nell’altro la visione è limitata. I medici non sanno cosa potrà accaderle in futuro in quanto vi sono solo altri due casi simili nel mondo.

Ma sono state proprio queste difficoltà estreme a renderla quella che è, una donna che non ha timore di mostrarsi, di rivelarsi, di raccontare la propria storia, e che anzi la espone con fierezza per essere d’aiuto a chi vive situazioni di malessere che non gli permettono di reagire.

Nel video, Lizzie descrive la sua patologia con un umorismo disarmante, ringraziando i suoi genitori per non averla mai abbandonata e per averle assicurato una vita quasi normale, incitandola a non perdere mai la fiducia in se stessa, anche quando si è dovuta imbattere nei primi rapporti sociali e nelle conseguenti discriminazioni legate al suo aspetto.

lizzieUn lungo travaglio, iniziato il primo giorno d’asilo, quando una bambina scappò impaurita al suo arrivo, e continuato ogni volta che le persone reagivano con disgusto alla sua presenza, senza che potesse capirne i reali motivi. Alle medie arrivò implacabile la realizzazione della propria diversità e il desiderio di poter spazzare via la sua malattia, accompagnato da ripetute e costanti delusioni. Delusioni esplose alla vista, quando aveva soli 16 anni, di un video con 4milioni di visualizzazioni su youtube che la ritraeva, intitolato: “la donna più brutta del mondo”. Tra i vari commenti crudeli che lo accompagnavano uno più di altri l’aveva ferita: “Lizzie, ti prego, fai un favore al mondo, puntati una pistola alla tempia e ucciditi.”

Parole dure come poche, che la amareggiarono così tanto da spingerla quasi al suicidio, ma accantonò presto questa idea, realizzando che la sua vita non era nelle bocche di chi la giudicava, ma unicamente nelle proprie mani, così come quella di ognuno di noi. Sarebbe stata lei sola da quel momento a decidere che strada far prendere ai suoi passi, ai suoi pensieri, alla sua serenità. “Lascerò che coloro che mi chiamano mostro e che mi hanno detto di uccidermi definiscano ciò che sono? No, lascerò che siano il mio successo, i miei risultati, le mie gioie e soddisfazioni a definire ciò che sono, non il mio fisico, non la mia cecità parziale, non la mia sindrome […]”

Lizzie ha saputo così riciclare le cattiverie subìte in scalini su cui puntare all’ascesa per la felicità e al raggiungimento di tutti gli obiettivi che si era proposta.

lizzie“Ho usato la loro negatività per alimentare il mio fuoco, per continuare ad andare avanti. Usate quella negatività nelle vostre vite per migliorarvi, perché vi garantisco che ne uscirete vincitori. Voglio che uscendo da qui vi chiediate cosa vi definisce. Il coraggio inizia qui.”

Lizzie ha dimostrato di aver avuto il coraggio di non lasciarsi ‘definire’ da agenti esterni, di trovare in se stessa la spinta a combattere, a non cedere all’autocommiserazione, a non permettere alle malvagità di scalfire la sua sensibilità, continuando ad essere grata alla vita per quello che le dava e non per quello che inspiegabilmente le aveva tolto. Una lezione di umiltà e di tenacia per tutti.
GUARDA LE PRODUZIONI DI ZON ….