Si tratta di una vera e propria rivoluzione quella che Papa Francesco sta portando avanti in Vaticano. Dal primo giorno che si insidiò al Soglio Pontificio colpì tutti per la sua sconvolgente semplicità, quel ‘’buonasera’’ parola che a noi tutti risuona decine di volte ogni giorno, detta da quella finestra, in quell’atmosfera che durante le votazioni era rimasta di un’austerità assoluta, aprì le porte ad un nuovo corso. Un processo di cambiamento che non riguarda solo le modalità nel rapportarsi ai fedeli, ma anche in aperture che mai nella storia della Chiesa Cattolica erano state proposte.
Clamorose sono state le parole che il Pontefice ha proferito nelle ore scorse: «Dobbiamo annunciare il Vangelo su ogni strada, predicando la buona notizia del Regno e curando, anche con la nostra predicazione, ogni tipo di malattia e di ferita. A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omosessuali, che sono “feriti sociali” perché mi dicono che sentono come la Chiesa li abbia sempre condannati. Se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla.>> Un papa che esce dalle logiche di superiorità spirituale e che anzi dice di non poter giudicare chi è in cerca di Dio anche se omosessuale è senz’altro una dichiarazione destinata a far scalpore, sono parole che gettano ponti verso chi si era sempre sentito escluso da una Chiesa che non riusciva a mettersi al passo con l’evoluzione della società.
Una fede che non dà certezza, ma che anzi proferisce sempre interrogativi, domande alle quali si cercano risposte e proprio nel cercarle che si raggiunge quella crescita necessaria per ogni fedele «Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del passato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla “sicurezza” dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante. Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona, Dio è nella vita di ciascuno. Anche se la vita di una persona è stata un disastro, se è distrutta dai vizi, dalla droga o da qualunque altra cosa, Dio è nella sua vita. Lo si può e lo si deve cercare in ogni vita umana. Anche se la vita di una persona è un terreno pieno di spine ed erbacce, c’è sempre uno spazio in cui il seme buono può crescere.>>