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La Buona Scuola: alunni del Cilento vittime della Riforma

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La Buona Scuola: alunni del Cilento vittime della Riforma

La Buona Scuola continua a creare confusione e disagi nelle scuole italiane. Una IV E di un Istituto Linguistico del Cilento, dopo 4 anni, è costretta a rinunciare alla docente di tedesco

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A volte si dimentica il valore del rapporto tra docenti e alunni, che invece è l’unico legame più importante all’interno della scuola. È il caso della IV E (2015-2016) di un Istituto Linguistico del Cilento che racconta il profondo disagio causato dalla riforma la Buona Scuola. 

All’interno di una carriera precaria, come quella della docente di tedesco A.V., la Riforma (leggi QUI) partita quest’anno potrebbe causarle la perdita del posto, legato al punteggio in graduatoria, e lasciare la classe, molto affezionata e in sintonia con il suo metodo, in una situazione di disagio e preoccupazione, ma anche di tristezza.

Dopo 4 anni gli alunni hanno instaurato un rapporto con la docente basato sul rispetto e la collaborazione, nonostante la disciplina complessa come il tedesco, portando avanti un progetto di crescita intellettiva attraverso un metodo di studio completo e consono.

La riforma la Buona Scuola ha valutato le conseguenze nei confronti degli alunni? È sano concepire la scuola italiana come una continua lotta contro il punteggio dell’altro? Cosa rimane agli alunni della IV E che, dopo 4 anni, si trovano ad affrontare l’ultimo anno con un nuovo docente? E, infine, è rispettoso lasciare in sospeso o modificare completamente l’iter lavorativo del docente?

Gli alunni della IV E: “Perdere una professoressa dopo 4 anni, e dover affrontare l’esame con un altro metodo d’insegnamento di una lingua come il tedesco, non crediamo sia giusto e semplice. Non abbiamo nulla contro il nuovo docente, ma questo comunque ci ha scombussolato, perché la nostra professoressa conosce le singole difficoltà della classe e sicuramente arrivare all’esame con lei ci avrebbe facilitato il percorso e ci avrebbe gratificati”.

La  classe incrocia le dita nella speranza di tornare tra i banchi e ritrovare l’insegnante di tedesco, con cui sono cresciuti, e verso la quale provano stima e affetto.

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