Da circa un mese si è accesa una luce sul cinema Eliseo di Avellino, realtà misconosciuta ai più, le cui porte erano chiuse da tempo, sui cui schermi nessuna pellicola veniva proiettata: la piccola luce -non tanto metaforica- era quella delle fiamme dell’incendio del 2 gennaio scorso. Attualmente l’interrogativo che si pone è cosa sarà dello spazio che sin dalla prima metà del Novecento è stato pensato per la comunità avellinese. L’addetta stampa del Comitato che si propone di salvare questo ‘spazio culturale’ della città restituendolo alle iniziative giovanili, Anna Coluccino, rilascia una intervista.
L. V.: L’Eliseo, un cinema dalla lunga storia, aperto nel ventennio fascista e da anni ormai chiuso, ma che potrebbe diventare ora il simbolo dell’Italia che si impegna per creare nuovi spazi culturali e polivalenti per i giovani delle ‘profonde’ province meridionali. Quale la storia del cinema e cosa è accaduto negli ultimi giorni? Sembra infatti davvero assurdo che un evento ‘luttuoso’ come un incendio sia l’unico modo per far parlare di luoghi significativi come questo …
A. C.: L’edificio dell’Ex Eliseo è un edificio d’architettura razionalista inserito nel novero dei beni culturali sottoposti a tutela. Il valore storico e architettonico della struttura – progettata da Enrico Del Debbio – è indubbio, ma più di tutto conta il valore culturale e simbolico. L’Ex Eliseo nacque quale sede della Gioventù Italiana Littoria (GIL) ma fin da subito fu previsto l’inserimento nel corpo dell’edificio di una sala cinematografica che poi – negli anni – ha assunto un gigantesco valore culturale per la cittadinanza. In particolare, negli anni ’60 viene scelta quale sede privilegiata degli avvenimenti legati al Festival Del Cinema Neorealista – il Laceno D’Oro, nato nel 1959 per volontà di Camillo Marino, Giacomo D’Onofrio e Pier Paolo Pasolini; un festival che per anni ha consentito alla provincia di Avellino di porsi quale punto di riferimento della cultura cinematografica neorealista europea. Tanto per capirci, dalle nostre parti sono passati Ettore Scola (non a caso firmatario, insieme alla figlia Silvia, dell’appello per l’Eliseo), Carlo Lizzani, Cesare Zavattini, Michelangelo Antonioni e moltissimi altri. L’ultima edizione storica del festival si è tenuta nel 1988, quasi contestualmente alla chiusura dell’Ex Cinema. Da allora la struttura è stata al centro della lotta sociale e politica della città. La cittadinanza ha occupato per tre volte la struttura nel corso degli ultimi decenni; e una di queste occupazioni (risoltasi con una denuncia agli occupati) ha portato a una sentenza storica. Una sentenza che va tutta a favore dei cittadini che avevano voluto restituire valore all’Ex Eliseo, tanto che viene loro riconosciuta non solo l’innocenza rispetto all’ipotesi di reato avanzata, ma viene anche esplicitato che – avendo operato nell’interesse della collettività – la loro azione è da considerarsi meritevole. In buona sostanza, l’Ex Eliseo è un potentissimo simbolo culturale per quello che riguarda il cinema indipendente e il cinema d’autore, ma è anche un simbolo della lotta di almeno quattro generazioni, una lotta contro la grettezza mentale di amministratori, criminali, imprendituncoli e indifferenza che alle continue domande di spazi e cultura da gestire continuano a rispondere con la realizzazioni di tempi del nulla, contenitori vuoti, opere prive di senso e di un positivo impatto sociale da anni; opere il cui unico scopo è arricchire imprese di dubbia fama e palazzinari. Noi chiediamo – come altri prima di noi – che quello spazio venga sottratto all’incuria, alla malgoverno, alla malavita organizzata e restituito ai cittadini che vogliono riconsegnargli dignità e utilità sociale. Lo scorso anno il movimento Occupy Avellino ha sostato per oltre due mesi davanti alla struttura – con tendoni e gazebo – allo scopo di riaccendere la luce su una questione complessa e spinosa che si intreccia con interessi affaristici e malavitosi. Poi l’incendio del 2 gennaio ha definitivamente indignato la cittadinanza attiva che – da ormai un mese – lotta quotidianamente perché l’Ex Eliseo diventi un polo di attrazione culturale a gestione collettiva e orizzontale sul modello delle altre esperienze italiane quali l’Ex Cinema Palazzo, il Teatro Valle, l’Ex Asilo Filangieri e così via. Ci scontriamo, ovviamente, con la burocrazia e con le mille resistenze che alcuni provano ad opporre alla nostra azione, ma il livello di determinazione è altissimo, così come la chiarezza dello scopo: riattivare la struttura, riconsegnare alla città il patrimonio culturale passato e porre le basi per la costruzione di un patrimonio culturale futuro.
L. V.: Negli ultimi giorni i media si stanno occupando del caso e anche personalità di spicco si appellano alle Istituzioni per salvare il cinema, puoi farcene alcuni nomi? Secondo voi l’interesse fin qui dimostrato sarà positivo per la buona riuscita della vostra iniziativa?
A. C.: Moltissimi artisti di fama nazionale hanno aderito all’appello, da Tony Servillo a Ferzan Ozpetek, dal già citato Ettore Scola a Daniele Vicari. Sono 200 le firme raccolte tra “gli addetti ai lavori” e oltre 1000 quelle raccolte online tra i cittadini interessati al destino della struttura. Creare interesse e amplificare un’altrimenti flebile voce “locale” era un passaggio essenziale per stimolare l’interesse anche di chi – in città – ancora attende, ancora se ne frega, ancora avalla brutture e insensatezze. Crediamo di aver fatto un buon lavoro – fin qui – e che questo si ripercuoterà positivamente sulla giornata del 3. Naturalmente, non è che l’inizio, ci attende uno sforzo di “resistenza” gigantesco per cui avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile. Il tentativo è di affogarci nella burocrazia, dovremo uscirne con l’elaborazione e la progettazione – certo – ma sopratutto con l’azione concreta, rapida, efficace e, soprattutto, “giusta”.
L. V.: Veniamo al progetto del Comitato, cosa si farà da un punto di vista pratico? Puoi spiegarci l’iniziativa della raccolta firme e soprattutto nello specifico cosa accadrà la giornata del 3 febbraio?
La giornata del 3 febbraio è la giornata clou di questa prima fase “informativa”. Nelle prime battute del lungo percorso che ci attende ci interessava creare interesse e stimolare la partecipazione, il vero lavoro di riappropriazione e liberazione della struttura comincia il giorno dopo la manifestazione e speriamo non si esaurisca mai. Per domenica è previsto un corteo allegorico, con assembramento alle 10 in via Matteotti, in tute da lavoro e maschere, a simboleggiare il desiderio di ripulire uno spazio preda del vandalismo e dell’incuria. Ognuno di noi, poi, porterà con sé un oggetto casalingo: una sedia, un tappeto, un tavolino, un quadro, un letto, un libro, un dvd. Il tutto allo scopo di allestire la piazza dell’Eliseo – da noi ribattezzata già lo scorso anno come “Piazza della Partecipazione – come fosse casa nostra, dove per “nostra” si intende appartenente a tutte le cittadine e i cittadini, a tutti coloro che intendono prendersene cura.
Saranno perciò allestiti quattro ambienti casalinghi, sebbene a cielo aperto, destinanti alle attività principali della giornata. Da un lato, infatti, avremo musicisti che realizzeranno la “colonna sonora live” dell’evento – come fossimo in un film – e nello steso ambiente si alterneranno reading, spettacoli di teatro danza e concerti, tra cui quello di chiusura dei 99 Posse. In un altro ambiente si susseguiranno dibattiti, lezioni, laboratori, e momenti di microfono aperto durante i quali denunciare altre questioni problematiche che riguardano la città e la provincia. Il terzo ambiente sarà dedicato alle mostre e alle istallazini artistiche; il quarto alle proiezioni cinematografiche.
Il tutto sarà ripreso da almeno 5 videocamere (due fisse e tre mobili) allo scopo di produrre un breve documentario che costituisca la prima pietra del lavoro di produzione cinematografica che vorremmo implementare.
Importante, infine, il concept della manifestazione, ovvero: “Luce sull’Eliseo” e, a questo proposito, ci saranno svariati momenti rituali che ribadiranno il concetto di cui sopra. Si va dall’accensione di un fuoco al calar del sole (la giornata comincerà alle 10 e terminerà alle 24) all’illuminazione a led dell’intera struttura. Il momento finale, invece, chiuderà la manifestazione con (speriamo) centinaia di torce accese e puntate sulla torre dell’Eliseo, una sorta di rito cultural-pagano che speriamo sia capace di smuovere la coscienza sopita della cittadinanza; un momento che ci auguriamo intenso e partecipato; un momento che potrebbe costituire il primo passo verso la ricostruzione della comunità avellinese che – da lungo tempo ormai – ha perso identità, compattezza e, soprattutto, dignità.
La giornata del 3 febbraio richiede massima partecipazione, soprattutto da parte di giovani e studenti. Questa storia è iniziata con un incendio, ed ora, la prossima domenica, continuerà con il fuoco: il falò non è che espressione tangibile del luogo attorno al quale una comunità può sedersi, riappropriarsi dei propri spazi, preparare e riscaldare gli animi per le giornate e le attività ancora da programmare e da pensare.
Invitiamo tutti a visitare il blog e a partecipare quanto più numerosi alle iniziative e all’appello, condividendo il link: