“L’ennesima azienda italiana con l’ennesima sorte“. La Treofan di Battipaglia torna a La7 al programma “L’aria che tira”. Le storie di Laura e Federica, donne combattive e che non hanno intenzione di restare inermi
Due lavoratrici della Treofan di Battipaglia hanno raccontato le loro storie. Storie diverse ma con un epilogo, assolutamente ancora non scritto, che però si rassomigliano. Sono due donne combattive, che non demordono, che sono strenuamente presenti, da oltre un mese, al presidio h24 ai piedi dello stabilimento. Sono donne che hanno voglia di combattere, che non vogliono permettere che un colosso indiano possa sputare sulla loro dignità.
C’è Federica Colabene, che ha lasciato un lavoro a tempo indeterminato per seguire le orme della madre che in quello stabilimento ci ha passato 38 anni della sua vita: “Mia madre percepisce una pensione di 1100 euro per fare accedere me allo stabilimento. Si tratta di un’azienda profittevole, con un portafogli clienti elevato che non ha mai avuto un attimo di crisi, da due mesi è coinvolta in tavoli di crisi ma in realtà crisi non è“.
C’è Laura Conte, responsabile qualità della Treofan Italy dal 2014, che parla di una realtà atipica per una zona come quella di Battipaglia, poiché si parla di un colosso, di un’importante multinazionale “che ha sempre avuto utili e grandi performance, non c’è mai stata una crisi.” Laura ha 41 anni, maggio sarebbe stato il 15esimo anniversario di lavoro alla Treofan. In tutti anni i lavoratori, come spiega Laura, si sono sempre mostrati disponibili, sul pezzo, reperibili a qualunque ora: “è la nostra seconda casa“.
Presente in studio Claudio Cominardi, sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: “Purtroppo in Italia di prenditori ce ne sono molti. Questo Governo ha cercato di portare qualche freno rispetto a delle situazioni di delocalizzazione, in questo caso interna. Nel decreto dignità, infatti, in caso di delocalizzazione interna non sono più previsti incentivi statali. Sorial (Vice Capo di Gabinetto del Ministro dello Sviluppo economico n.d.r.) ha incontrato l’ambasciatrice indiana, si sta cercando – pertanto – di utilizzare tutta la diplomazia possibile. Lunedì prossimo ci sarà un’ulteriore incontro al MiSE e vedremo di trovare una soluzione.”
L’appello proviene da Laura: “Noi abbiamo bisogno che lo Stato blocchi la procedura di mobilità, che noi ad oggi abbiamo 70 giorni di tempo. Siamo così duri contro dei poveri che stanno su un barcone in mezzo al mare, ma ora c’è un predatore che è venuto in Italia non a depredare un’azienda in crisi, ma è venuto a depredare un’azienda che ha utili, che fino ad ottobre parlava di investimenti. Gli indiani in Puglia hanno avuto un finanziamento di 35 milioni di euro (ancora in erogazione) perché – secondo Jindal – avevano l’urgente bisogno di soddisfare gli ordini che arrivavano all’azienda. Hanno assunto 40 persone nel 2017, nel frattempo depredano Battipaglia per spostare gli ordini proprio a Brindisi.”
“Si tratta di un caso da ‘rapina nei confronti del lavoro’ – per Giorgio Cremaschi di Potere al Popolo – chiudere fabbriche per guadagnare soldi. Si tratta di ‘scafisti in grande’ e, nei confronti di costoro, serve la stessa durezza. Qui abbiamo De Benedetti che ha scaricato un’azienda e ci ha fatto soldi, Jindal che ha preso lo stabilimento di Battipaglia e quello di Terni – ed anche questo chiuderà – ed ha mantenuto il suo stabilimento a Brindisi trasferendo lì tutte le produzioni mentre percepisce finanziamenti pubblici perché formalmente è un’altra società. È una porcata.”
Per il filosofo Fusaro si tratta “dell’essenza stessa del turbocapitalismo deregolamentato, in forza delle quali le aziende operano come dei veri e propri cancri che si installano in territori terzi – come l’Italia – e li spolpano dall’interno secondo la regola del libero mercato. In realtà è libero cannibalismo, distruggendo il lavoro e il territorio. Bisogna riorganizzare il conflitto dal basso ‘lavoratori contro sfruttatori’ e bisogna rivalorizzare completamente il primato della sovranità politica come base della democrazia per l’economia“.
“Questo è un Governo che sanziona pesantemente chi delocalizza – precisa Cominardi – all’interno del territorio Italia, nei paesi UE e anche extracomuniatari. Stiamo lavorando per legare il marchio italiano al territorio.” E sulla richiesta della lavoratrice in relazione alla rimozione della mobilità – “Non me la sento di fare promesse che non so se posso mantenere, dobbiamo capire possiamo riuscirci attraverso il lavoro dei tecnici e di Sorial. Il tavolo di lunedì al MiSE sottolinea la nostra vicinanza ai lavoratori e all’intera questione“.
A concludere la discussione sulla Vertenza Treofan è stata Federica che ha sollevato una richiesta, di cui è a conoscenza anche l’ing. Giorgio Girgis Sorial: “Non si può contattare l’azienda russa che era interessata a noi, interessata ad investire alla Treofan, per fare in modo di renderla partecipe nella questione?”
Questa ed altre risposte dovranno essere date ai lavoratori al tavolo al MiSE del 4 febbraio.