Writer ZON. La vera storia della rapina di Asten, un libro scritto da Stefano Zanini in arte Stephen Hasch, un trentaseienne Valtellinese trapiantato a Milano, ed edito da Scriptorama
17 brevi capitoli che raccontano la storia di una rapina, di un segreto che lega la vita di tre persone all’apparenza con nulla in comune.
Tutto ha inizio in un cimitero, durante il funerale di un uomo misterioso dal passato losco e con una duplice identità: Carl Butcher. Da lì l’ispettore Kurtel, settantenne ormai in pensione, riprenderà l’indagine sull’unico caso nella sua lunga carriera che non è riuscito a risolvere.
Asten, un paesino con poco meno di duemila anime, nasconde una commovente vicenda, che ci verrà svelata soltanto alla fine del libro permettendoci di conoscere, solo allora, la vera essenza dei nostri personaggi, superando così i “pregiudizi di paese” tipici delle piccole realtà.
Un racconto dal finale inaspettato che narra anche la storia di una grande amicizia che va al di là del tempo, degli errori e della stessa morte.
“Già, si presentò da me e da vero amico mi offrì tutto il suo aiuto. Per lui quello che era successo tra noi era acqua passata, una storia dimenticata. Capiva quanto stavo soffrendo, chi meglio di lui avrebbe potuto farlo?”
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Una scrittura essenziale e pulita senza troppe descrizioni, che rende la lettura veloce e amena e che consente di rilassarsi leggendo.
Zerottonove è con l’autore Stefano Zanini, nel verde della Valtellina che ammiriamo dalla finestra della sua fantastica baita di montagna: “Questo è il mio rifugio – spiega l’autore di La vera storia della rapina di Asten – dove torno appena posso, per allontanarmi dal caos della città e ritrovare la tranquillità delle valli alpine; sono cresciuto qui, in una realtà di paese che cerco di ricreare nei miei libri, sia nei suoi lati positivi che in quelli negativi“.
È un ragazzo simpatico, disponibile, circondato da un alone di mistero, proprio come i personaggi dei suoi libri. Inizio quindi a fargli qualche domanda.
Com’è nata l’idea del libro La vera storia della rapina di Asten?
“In primo luogo dal desiderio di scrivere un giallo basato su un equivoco semplice, ma, allo stesso tempo, efficace. Non sono un amante delle indagini dei thriller moderni, molto spesso ricche di tecnologia e pseudo-scienza. Ho poi cercato di creare una serie di personaggi interessanti, ognuno con una propria storia particolare. Nel caso dei personaggi principali, questa storia viene sviluppata nell’intero romanzo, mentre molti personaggi secondari vengono caratterizzati con poche, ma efficaci righe. Il tutto penso renda la vicenda viva e reale (o almeno questa era la mia intenzione)”.
Perché la scelta di ambientarlo in America?
Sono sempre stato un appassionato di film western e, quando si è trattato di dare un’ambientazione al romanzo, non ho avuto dubbi. Volevo un’ambientazione romantica, e ho scelto quella che per me è un’ambientazione di questo tipo.
Perché la scelta di utilizzare uno pseudonimo inglese?
Vista l’ambientazione, ho deciso di usare anche uno pseudonimo anglosassone. In realtà, Stephen Hasch, letto tutto d’un fiato (Stefenasc) non è altro che il dispregiativo del mio nome (Stefano), in uso in numerose forme dialettali del Nord Italia. In pratica, Stefanaccio, con un po’ di autoironia.
Che progetti hai per il futuro dopo la scrittura di La vera storia della rapina di Asten?
Sicuramente di continuare a scrivere. È appena uscito “Il baco da seta“, il mio secondo romanzo breve. Sto inoltre lavorando a un romanzo un po’ più lungo, che conto di pubblicare entro la fine dell’anno.