“Ad accompagnarmi nella stesura di questo libro, oltre alla passione e all’interesse del argomento, tanta rabbia. Attraverso le interviste che ho fatto, ho realizzato giorno per giorno, l’assurdità di questa tragedia, dove le varie comunità hanno perso la migliore gioventù; difatti il 50% delle vittime erano giovanissime”.
C’è rabbia nel cuore di chi, come Patrizia Reso – autrice del libro “Senza ritorno. Balvano ’44 – cerca ancora di capire come sia potuta accadere una sciagura ferroviaria che tutt’oggi detiene il primato per il gran numero di vittime della storia italiana: le stime ufficiali parlano di 501 passeggeri, 8 militari e 7 ferrovieri morti, ma le ultime ipotesi lasciano pensare che bisogna considerare oltre 600 vittime. Ed è proprio per non dimenticare la paradossale tragedia, conosciuta anche con il nome di disastro di Balvano (dal luogo dell’accaduto), che il Comune di Vietri Sul Mare ha organizzato un incontro pubblico lo scorso sabato pomeriggio, nell’Aula Consiliare del Municipio, in cui è stato presentato l’ultimo lavoro della Reso.
“Senza ritorno. Balvano ’44, le vittime del treno della speranza” (edito da Terra del Sole 2012) rappresenta per l’autrice uno strumento per far luce sulla vicenda attraverso le testimonianze dei sopravvissuti e dei parenti delle vittime intrecciate a una minuziosa ricerca tra gli archivi di Salerno e Roma. Residente a Cava De’ Tirreni, la Reso si destreggia abilmente tra famiglia e lavoro, soffermandosi soprattutto su quelle questioni locali che troppo spesso vengono accantonate o lasciate cadere nel dimenticatoio. “Sono ancora poche le amministrazioni locali interessate a far emergere le realtà scomode e misteriose di eventi passati, per cui ringrazio i cittadini di Vietri che si sono dimostrati sensibili alla disgrazia che il 3 marzo 1944 colpì il treno merci 8017 e che ha visto morire anche 11 vietresi”. Queste le parole di Patrizia Reso, che ha ricordato anche i nomi degli 11 cittadini vietresi che persero la vita in quel terribile incidente: Concetta Avallone (44 anni), Pietro Avallone (12 anni), Giovannina Di Mita (45 anni), Domenico Fasano (26 anni), Lucia Fasano (22 anni), Pietro Fasano, Maria Giordano (21 anni), Raffaele Giordano (16 anni), Anna Lombardo (28 anni), Gerardo Nunziante (16 anni), Giuseppa Pellegrino (36 anni).
Le reali cause e le responsabilità del disastro sono tutt’oggi da chiarire ma quel che è certo è che nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 1944 il treno merci 8017 si fermò sotto la Galleria delle Armi, prima di giungere alla stazione di Balvano, per una serie di circostanze, comprese quelle climatiche. Purtroppo il carbone utilizzato per alimentare la locomotiva e messo a disposizione dall’Esercito Alleato non era delle migliori qualità: produceva molte scorie e pochissime calorie. Quella galleria, lunga quasi due chilometri, si trasformò in poco tempo in una camera a gas: donne, uomini, bambini, giovani in erba andarono incontro alla morte. I viaggiatori erano prevalentemente cittadini comuni, persone che si adattavano a viaggiare stipati in vagoni merci per andare a Potenza a procurarsi da mangiare, a barattare pochi averi in cambio di cibo, ormai introvabile, per i propri figli. Persone che vivevano nella miseria causata da una lunga e tormentata guerra, ma passate alla storia come contrabbandieri e delinquenti da dimenticare in fretta.
La manifestazione ha visto un susseguirsi di interventi anche da parte dell’assessore alle pari opportunità di Vietri Antonietta Raimondi, del presidente Circolo Stampa e Stampa Estera “Costa d’Amalfi” Alfonso Bottone e del docente associato della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Fisciano Alfonso Conte, che hanno arricchito la discussione con nozioni storico-culturali minuziose e documentazioni certificate. L’iniziativa, fortemente voluta dal Comune di Vietri, è stata utile per ricordare che la storia dell’Italia può essere ricostruita anche attraverso le vicissitudini del popolo Italiano, perché anche il passato può essere preso come esempio per un futuro migliore.