Viviamo nella società della conoscenza, in una società in cui la conoscenza e la scuola rappresentano il più alto valore generativo
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Quello che oggi viene richiesto, non è una semplice acquisizione di concetti in maniera mnemonica ma la capacità di fronteggiare situazioni e compiti attraverso le risorse disponibili del soggetto/persona cioè come esercizio di autonomia, responsabilità, capacità di decidere e di portare a termine qualcosa connesso con la vita reale e le sfide che essa pone.
La scuola assume allora un ruolo straordinario: all’interno dei suoi percorsi prendono forma i destini dei giovani e si gettano le basi per prepararli alla vita sociale e professionale. Coloro che desiderano arrivare a traguardi prestigiosi e realizzare se stessi, preparandosi in modo qualificato, ad entrare nel mondo del lavoro, devono mettere in preventivo un impegno scolastico e formativo, di circa 20 anni. Le conoscenze che la nostra società richiede ai suoi cittadini sono, infatti sempre più complesse e coloro che desiderano essere protagonisti della loro vita, devono saper acquisire e gestire queste conoscenze.
Nella stagione che stiamo vivendo, l’istruzione scolastica vuole superare le ingessature forzate dei programmi per fare largo a un’idea, a mio avviso vincente, di movimentismo, cioè di maturazione progressiva di tutti i soggetti che vivono nella scuola e questo sviluppo non è soltanto intellettuale ma anche fisico e spirituale.
Ne parliamo con Vincenzo Passa, dirigente scolastico del Liceo Scientifico “B. Rescigno” di Roccapiemonte e reggente dell’Istituto Comprensivo Carducci-Trezza di Cava de’ Tirreni, il cui aforisma è “una scuola movimentista e una didattica che si rinnova”.
A. Gentile preside mi spieghi i motivi che l’hanno indotta a diventare dirigente scolastico?
P. Dopo oltre un trentennio trascorso a stretto contatto con i ragazzi come docente, ho avvertito forte l’esigenza di dare un diverso contributo al mondo della scuola per realizzare la mia personale “visione” dell’apprendimento, partendo dalla convinzione che solo chi ha vissuto la scuola tra i banchi, chi ha sperimentato in prima persona i continui cambiamenti che hanno caratterizzato il nostro sistema scolastico, non sempre in meglio, ne conosce le criticità e le potenzialità e può intervenire in modo concreto e finalizzato a dare un contributo valido per cercare di ridare all’istruzione il ruolo di leadership che le spetta nella nostra società.
A. Quali sono a suo avviso le doti caratteriali e le competenze che deve avere una persona che ricopre il suo ruolo?
P. Anche la figura del capo d’istituto si è nel tempo evoluta per essere rispondente ai tempi attuali. Si è passati dalla figura del preside a quella del dirigente; oggi ci viene chiesto di essere responsabili della nostra scuola a 360 gradi, non solo dell’aspetto formativo ed educativo, ma abbiamo anche compiti autonomi di direzione, coordinamento e gestione umane, finanziarie e strumentali. Come manager dobbiamo, pertanto, conseguire gli obiettivi di efficienza, efficacia e produttività; come leader educativi siamo responsabili del successo formativo dei nostri allievi e abbiamo la responsabilità di valorizzare le risorse umane, favorendo il processo di apprendimento/insegnamento, oltre a curare i rapporti col territorio. Occorre, quindi, per essere efficaci, in primo luogo un buon spirito di osservazione unito al costante desiderio di mettersi in gioco, per poter interpretare le istanze culturali in continuo mutamento, capacità comunicative allenate a rapportarsi con i molteplici interlocutori del mondo della scuola e un’ottima attitudine alla mediazione al fine di ottenere una collaborazione sinergica tra tutti gli attori. Per ultimo, ma non di minore importanza, una competenza organizzativa per attivare sequenze operative coerenti ed efficaci.
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A. Sono stati avviati dei progetti per marcare la dimensione culturale? Utilizzate i fondi europei per incentivare le iniziative?
P. Numerose sono le iniziative poste in essere nella nostra scuola. I progetti d’istituto, ben 33, sono finalizzati alla formazione e all’ampliamento delle conoscenze dei nostri studenti e spaziano dall’approfondimento delle attività didattiche, all’approfondimento dei linguaggi extraverbali e all’acquisizione di competenze specifiche come il corso per il conseguimento del C.I.G (Certificato d´idoneità alla guida) o della patente europea del computer, per citarne alcuni. Anche le iniziative intraprese tramite il finanziamento europeo (PON) vanno in questa direzione e nello specifico sono finalizzate a migliorare i livelli di conoscenza e competenza dei giovani con 17 svariati percorsi, del personale della scuola e dei docenti. In più abbiamo richiesto e ottenuto finanziamenti anche per incrementare e potenziare i laboratori e gli ambienti di apprendimento. La possibilità di poter usufruire di un numero consistente di finanziamenti è possibile soprattutto grazie alla collaborazione fattiva e altamente professionale di una parte consistente del corpo docenti, capace di predisporre iniziative pienamente rispondenti ai bisogni dei nostri ragazzi.
A. Come è organizzato il POF?
P. Il nostro POF viene pienamente rispecchiato dal nostro sito web, dove largo spazio viene dato alle attività didattiche che trovano concretezza con le numerose iniziative realizzate dai e per i ragazzi. I principi che lo caratterizzano sono la profonda attenzione da parte di tutte le componenti della scuola alla realizzazione di una didattica inclusiva nel pieno rispetto delle potenzialità di ciascuno, l’attenzione continua a rendere consapevoli i ragazzi di essere parte di una realtà territoriale ben specifica e al tempo stesso di un contesto europeo, il valore della legalità che impernia ogni azione intrapresa e che intende a farli diventare uomini e donne consapevoli e responsabili nelle loro scelte.
A. Quali sono le novità progettuali relative al POF? Lei crede che il miglioramento del sistema formativo possa essere una delle principali condizioni per consentire al paese di rispondere alle sfide di oggi e di domani?
P. Quanto fino ad ora esplicitato trova la sua concretezza in due dei percorsi che caratterizzano il nostro POF e che considero il fiore all’occhiello del nostro istituto; mi riferisco ai progetti Comenius e Scambi Culturali, realizzati in collaborazione con Istituti di altre nazioni dell’Unione Europea per integrare i giovani in diversi scenari culturali. Lo scopo educativo è quello di ampliare gli orizzonti culturali ed umani ed educare alla comprensione internazionale ed alla pace; del resto io sono fermamente convinto che solo attraverso la creazione di reti, educative, formative, sociali, che consentano a ciascun di mettere a disposizione nel modo più efficace le proprie competenze, si possa riuscire a formare individui in grado di dare un significativo contributo al processo, inevitabile, di cambiamento che interessa il nostro paese e che la costituzione di tali reti non possa essere di competenza se non della Scuola.
A. Qual è la sua proiezione futura rispetto alla nostra società?
P. Stando costantemente a contatto con i ragazzi mi sono imperniato del loro smisurato ottimismo e sono convinto che la generazione che ho la fortuna di formare sarà all’altezza dell’arduo compito che la mia generazione ha lasciato ora: riuscire a ritrovare il desiderio di operare per il bene comune mettendo da parte il proprio personalismo. Noi stiamo lavorando in questa direzione e per gli sforzi e la passione che i miei professori impiegano e per le risposte che vedo arrivare dai ragazzi, desiderosi di apprendere ma ancor più di mettersi alla prova, sono certo che stiamo andando nella giusta direzione per realizzare una società in cui uguaglianza, giustizia, inclusione ne siano le parole chiave.
Se c’è “movimento” è possibile rendere effettivo il cambiamento, delle persone e della società, quella società costantemente, come denuncia Zygmunt Bauman, posta “sotto assedio”.
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