In scena con Caviale e lenticchie, nella chiesa di San Daniele di Camerota, La Nuova Gioventù Camerotana: successo per la prima della compagnia
[ads1]Caviale e lenticchie, portata in scena da La Nuova Gioventù Camerotana, commedia in tre atti di Giulio Scarnicci, Renzo Tarabusi e Nino Taranto scritta nel 1956, colpisce per i tanti significati presenti nel testo che, nella rappresentazione, parlano di una Napoli povera e popolare capace però di stravolgere la vita dell’aristocrazia pur di ottenere il denaro.
La vicenda si concentra sulla famiglia Lamanna, costituita da Maddalena (“donna selvaggia e cavernicola” incapace di seguire l’animo artistico del marito), Liborio (marito di Maddalena e poeta incompreso, invitato di professione), Caterina Lamanna (sorella del capofamiglia e attrice di grande successo, secondo i suoi racconti), Fiorella (figlia di Liborio, sensibile e artistica); continue presenze e irruzioni in casa da parte di Vincenzino Palli Palli (ladro di professione ed eterno corteggiatore delle donne Lamanna) e del giornalaio Piluscio (urlatore e ingannatore tuttofare). Successivamente entrano in scena, creando così movimento e ritmo nella narrazione, il bersagliere (anche trasformato in nonno Simeone) e la ricca famiglia (formata da Agnese, Camillo, Leopoldo e Roberto) tramite cui i Lamanna, con un inganno da parte di Liborio, dovrebbero migliorare le loro condizioni economiche.
Questa complessa trama, in fondo, presenta personaggi non approfonditi sul piano psicologico, ma affascinanti, fino alla fine. La caratterizzazione rimane ristretta all’ambito dello spazio teatrale, sia in quanto i Lamanna mettono in scena una farsa per ingannare la famiglia ricca, sia in quanto i personaggi sono una maschera di persone reali che vivono la vita secondo un copione.
La prima de La Nuova Gioventù Camerotana sorprende per la semplicità nella scenografia, curata da Vincenzo Cavaliere e Francesco Savastano, che rendono l’ambientazione umile ma funzionale alla messa in scena: una semplicità che valorizza così il “lavoro” degli attori sul palcoscenico, con un gesticolare vivace e divertente, interpretando il colorito napoletano.
Ottime interpretazioni da parte di tutti gli attori: a partire dal bersagliere (Gaetano Cammarano), che ha conquistato il pubblico per il suo simpatico ruolo; il figlio Filippo (Isidoro Calicchio), che entra in scena con divertenti postumi di una gara di ballo e di una sbornia continuando a danzare coinvolgendo anche il giornalaio che lo riporta a casa; Piluscio (Antonio Calicchio), che fa del suo urlo una pantomima travolgente in casa Lamanna; la ricca famiglia composta da Agnese e Camillo (Giuseppina Bruno e Vincenzo Del Gaudio) a loro agio nella parte dei ricchi; resta in scena poi il figlio Roberto (Francesco Savastano) in un ruolo tanto docile quanto isterico, vittima del tutore parassita e ingannevole Leopoldo (Gennaro Chirico), che fa credere morta Alessia (Bianca Bencivenga), e che nonostante la sua emozione, ha messo in scena un personaggio con una voce chiaramente teatrale.
I protagonisti sono ben amalgamati tra loro: Caterina Lamanna (Pippa Cammarano), che con un sicurezza scenografica fa sentire il suo personaggio, trasformando una maschera comprimaria in un craque; Fiorella (Elvira Bencivenga), in un’interpretazione graziosa, così come il suo ruolo, mostrando anche doti canore di rilievo; Vincenzino Palli Palli (Vincenzo Cavaliere) che ha dimostrato come un personaggio spalla possa avere le sue caratteristiche importanti, attraverso la simbiosi di recitazione e gestualità sempre ben equilibrate e funzionali, dando risalto all’espressività del corpo e alla padronanza dello spazio scenico.
Maddalena Lamanna (Rosalba Marotta), la donna protagonista che esprime malinconia e delusione, ma anche disperazione, con una voce che si modifica in base ai suoi sentimenti e alle situazioni, così come i gesti, eloquenti e caratterizzanti; infine il protagonista Liborio Lamanna e direttore artistico dello spettacolo (Salvatore Pellegrino), il padre della dolce Fiorella, il marito incompreso e apparentemente disattento alle sensazioni della sua seconda moglie Maddalena, tragicomico al punto giusto, è il “padre” di tutti gli attori che, salendo su quel palcoscenico di Camerota, hanno lasciato un segno: chi per un dettaglio espresso, chi per la simpatia rilasciata, chi per la rielaborazione personale e intima del personaggio, chi per la timidezza che si è trasformata in uno stare in scena con umiltà.
La Nuova Gioventù Camerotana conclude questo primo approccio con il suo pubblico, invitando tutte le associazioni del Comune ad unirsi, e farlo per l’arte e per la cultura; ma il momento finale, toccante, è stato la “preghiera del clown” recitata con commozione da parte del capocomico, lasciando una lacrima sul viso del pubblico.
Galleria fotografica a cura di Pietro Avallone
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