L’odio per la musica contemporanea e per il film Amadeus, la voglia di esprimere sempre se stessi, il ricordo di Giuni Russo e poi progetti futuri, meditazione e un “cialtroni” dedicato alla scena politica italiana: non poteva chiudere meglio la 42esima edizione del Giffoni Film Festival, con un ospite di classe: Franco Battiato. Il maestro della musica italiana è stato la star della giornata, tra photocall, giornalisti, MasterClass e incontro con i giurati. Con la stampa il musicista ha accennato ai suoi progetti futuri, tra i quali un film sul musicista Georg Friedrich Händel, costatogli tre anni di intensi studi sulla storia del Settecento e la sua musica. “Non vorrei compiere lo stesso errore di chi ha scritto Amadeus – ha precisato Battiato – un film che considero di ‘serie B’, per scelte musicali e gravi errori storici”.
E i gusti musicali dei giovani? “Passo sempre per il musicista d’élite, quando in realtà ho venduto milioni di dischi, esiste un pubblico sotterraneo che è anche quello dei giovani”. Non poteva mancare una battuta sulla felicità: “Il mio rapporto con la felicità è di natura divina – ha aggiunto – ho iniziato negli anni ’70 a cercare di meditarci e la mia canzone ‘Stati di gioia’ descrive proprio questo“. Alcune riflessioni poi sullo stato attuale del cinema italiano: “Non mi sembra che il nostro cinema stia passando un buon momento, però io non amo frignare su questa cosa, preferisco agire – ha commentato con ironia Battiato – inoltre, non trovo assolutamente giusto che gli artisti debbano essere finanziati dallo Stato“. E l’imitazione di Fiorello? “Ho un ottimo rapporto con chi mi fa ridire – ha precisato il cantautore – Fiorello è incredibile, ma nella mia imitazione sbaglia: utilizza un tono troppo alto rispetto al mio, un accento siciliano troppo forte e poi – conclude l’artista autoimitandosi – fa un vibrato alla Bruno Lauzi che io non ho“.
Intenso anche l’ incontro con i giovani della MasterClass giffoniana, con spunti interessanti, ricordi personali e riflessioni su musica, cinema, Stato. “Se dovessi fare una classificazione che includa tutta la mia opera – ha accennato Battiato – non avrei il coraggio di cambiare nulla, sarebbe ingiusto“. Un percorso musicale lungo, fatto di viaggi e scoperte incredibili: “Ho trovato il mio linguaggio solo attraverso le letture, i viaggi e la meditazione, che scoprii un giorno buttandomi a terra. Da allora ho viaggiato senza muovere il corpo, che purtroppo, ancora oggi, usiamo sempre più in maniera impropria, come nei video dei rapper americani“. Una riflessione forte quella sulla musica contemporanea: “La maggioranza dei musicisti italiani è fatta da copioni – ha commentato – negli anni ’70 conoscevo centinaia di gruppi e ognuno di loro aveva una propria anima. Oggi invece molti cantanti pagherebbero oro per restare in vetta alla classifica. A me non interessa. Preferirei vendere un milione di copie che restare primo nelle classifiche – ha aggiunto Battiato – la musica è fatta soprattutto per la gente, non per se stessi“.
Commosso il ricordo di Giuni Russo: “E’ stata una grande interprete – ha spiegato il musicista – siamo stati molto amici ed era una festa ogni volta reincontrarsi, sembrava una festa tribale“. L’artista si è soffermato poi con i giovani sul cinema: “Dovete considerarlo come un vero e proprio linguaggio, che viene scelto in base a quello che poi vuoi dire – ha precisato Battiato – dò molta importanza alla musica nel cinema, non mi interessa la trama, perché tanto il ‘tempo’ è un’invenzione dell’uomo, punto più sulle suggestioni che riesco a creare negli spettatori, che devono rimanere a bocca aperta. Il cinema oggi poi è troppo convenzionato gli americani fanno sempre le stesse scene, tutte uguali e in Italia si fanno troppi film sulla delinquenza. Che poi sono inutili, perché questi mali vanno ignorati, non glorificati“. Amare le riflessioni del musicista sulla crisi italiana: “Io cerco sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno, anche se è difficile. Purtoppo non siamo un popolo, ma una massa di individualisti. Se una famiglia è capace di rimanere bloccata in autostrada per due giorni pur di farsi le vacanze, state certi che non farà mai nulla del genere per lo Stato“. Battiato ha ricordato come in Francia l’aumento di soli 7 centesimi sul prezzo del latte abbia scatenato una sorta di ‘rivoluzione’, che ha messo in ginocchio le compagnie che lo producevano. “Noi invece nonostante tutto continuiamo ad acquistare benzina – ha precisato l’artista – bisognerebbe aspettare un cambio generazionale, perché la politica ha invaso tutti gli strati della società. Purtroppo siamo governati da cialtroni!”.
Ma il maestro siciliano è fiducioso verso i giovani: “Dovete staccarvi dalla materialità, cercare la vostra tendenza, conoscersi. Ma non ‘dopo’, subito! Dobbiamo cercare la nostra voce, perché ognuno di noi è un essere speciale e deve fare quello per cui è destinato. La cose che si scrivono per ispirazione sono le migliori, perché le idee sono nell’aria, dentro di noi. Non è necessario avere urgenza di parlare, ma lavorare, avere la testa aperta, come per me quando inizia con la pittura. Ero un disastro – ha accennato – studiando però dopo tre anni ho avuto i primi risultati. Il problema è che i veri nemici sono dentro di noi, non vanno cercati fuori. Solo oggi – ha concluso con un sorriso il maestro siciliano – a 67 anni, comincio a essere contento della mia vita“. Un incontro fantastico, un finale pirotecnico, una chiusura di classe per l’ennesimo successo targato Giffoni Film Festival. Appuntamento all’anno prossimo!