“Little Wing“, comparsa per la prima volta nell’album del 1967 “Axis: Bold as Love”, è sicuramente uno dei brani migliori di Jimi Hendrix. A testimoniarlo tantissime cover eseguite da solisti e band di estrazioni musicali disparate, nonché il riconoscimento tributato alla canzone da una delle massime autorità in campo musicale come il periodico statunitense “Rolling Stone“, che ha inserito “Little Wing” nella propria classifica delle 500 canzoni più belle di sempre.
Il brano di Hendrix ha sempre diviso fans e critici musicali sul suo reale significato. Alcuni hanno ipotizzato che l’autore si rivolgesse alle droghe di cui faceva uso, ma tale prospettiva, a nostro avviso, è da scartare in quanto Hendrix detestava assumere droghe durante la creazione musicale, perché, a suo dire, era penalizzante per tutti i grandi artisti del tempo.
A supporto di un’altra interpretazione, si può ricordare come una volta, durante un’intervista, fu lo stesso Hendrix a definire “Little Wing” come “una ragazza molto dolce che arrivò e mi diede tutta la vita, ed io pazzo com’ero, non sono riuscito a darle ciò che meritava“, aggiungendo inoltre che “nei tempi che ero per strada a morire di fame, le ragazze mi aiutavano, erano le mie migliori amiche; allora, mi sono detto, devo mostrare loro il mio apprezzamento“.
La rappresentazione di questa misteriosa ragazza (o ragazze) trascende subito, per così dire, dal terrestre all’etereo. “Little Wing”, infatti, si presenta nel testo come qualcosa che non ha forma né sostanza, ma è incorporeo, una sorta di principio ispiratore: una musa appunto che, dotata di una mente che tutto abbraccia (“circus mind“), spazia tra gli elementi più disparati dell’esistenza, muovendosi insieme alle nuvole e al vento. Una musa che, quando abbondona l’ambiente celeste che le è proprio, è pronta ad avvicinarsi a Hendrix e a offrirgli incondizionatamente il proprio aiuto.
Quindi “Little Wing” può essere intrepretata come un inno del chitarrista verso quella che è stata il suo sostegno e la sua ispirazione, reale o aerea che sia, una specie di ringraziamento in versi, breve, conciso, che occupa poco più di un minuto, per poi sciogliersi e trovare compimento nell’assolo che, alla maniera tipica di Hendrix, brucia la materia in poche note che suscitano più emozioni e sentimenti di tutte le parole possibili e immaginabili.