L’ inceneritore di Cupa Siglia, previsto dallo Sblocca Italia, dovrà bruciare 300mila tonnellate di rifiuti ogni anno
[ads2] C’è una provincia in Italia in cui la differenziata si fa sempre con maggiore civiltà ed attenzione, un rispetto verso la propria terra che le istituzioni ricambiano con un enorme termovalorizzatore. Un impianto dalla capacità spropositata in grado di mandare in fumo centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti all’anno. Stiamo parlando del caso della provincia di Salerno che anche quest’anno i dati indicano come un vero e proprio esempio da seguire per quanto riguarda il riciclaggio. Un’efficenza dapprima premiata con la tassazione sui rifiuti tra le più alte d’Italia ed ora con un inceneritore. Ben trecento mila tonnellate di spazzatura dovranno confluire nell’impianto che sarà realizzato a breve in località Cupa Siglia; una quantità ben superiore a quella prodotta dall’intera provincia e dalla regione: la Campania, con questo impianto, dovrebbe teoricamente abbattere la percentuale di differenziata per i prossimi venti anni o semplicemente accogliere la spazzatura delle altre regioni.
Ci hanno provato in tanti ad impedirne la realizzazione: dal comitato No Inceneritore appositamente costituito, al Movimento Cinque Stelle che in Parlamento si è opposto strenuamente presentando alcuni emendamenti, tutti bocciati dal Governo, ai vari sindaci del comprensorio dei picentini ed a De Luca, accusato di peculato proprio riguardo la realizzazione del termovalorizzatore nel 2008. “L’impianto dovrebbe essere realizzato dove la differenziata è dal 10% al 20% – tuona il primo cittadino di Salerno – non dove è al 70%. Io resto nella mia posizione di rifiuto: finché non si ragiona seriamente, io non intendo neanche parlarne”. Di progetto scellerato, dannoso e non sostenibile finanziariamente parla il senatore grillino Andrea Cioffi che sui danni all’ambiente e alla salute aggiunge: “Tutti gli studi scientifici correlano gli impianti all’incidenza dei tumori. Il non detto – commenta – è che nell’impianto di Salerno ci vogliono bruciare le ecoballe”. Un tema che mette d’accordo due personaggi sul piano politico sempre agli antipodi.
“La Campania non necessita di impianti di incenerimento, ma di compostaggio – commenta il portavoce del comitato Mario Codanti – i nostri livelli di raccolta differenziata sono tali da non giustificare la presenza di forni.” Pesanti le osservazioni di Giuseppe Nenci professore ordinario di Medicina interna all’Università degli Studi di Perugia: “Un inceneritore emette circa 250 tipi di composti volatili, di natura prevalentemente sconosciuta. Solo il 2% ricade sulla superficie circostante; il resto, spinto dal vento, giunge al suolo, contamina le acque, le coltivazioni, gli allevamenti e quindi il nostro cibo. Da qui, o dalle vie aree, le polveri finiscono nel sangue e in tutto l’organismo“.
Le associazioni annunciano di non arrendersi, il Governo per ora non ha voluto sentire ragioni inserendo la costruzione del termovalorizzatore nel testo DL 91 e come consigliato alcuni anni fa dal governatore Caldoro, sarà realizzato proprio alle porte di Salerno, in una zona che ha visto negli anni la costruzione di un cementificio e di una discarica. Un’area che nonostante tutto è riuscita a garantire, nel corso degli anni, prodotti quali la nocciola di Giffoni, l’Olio Dop delle Colline Salernitane e la mozzarella di bufala campana. Eccellenze che hanno resistito ai colpi della crisi semplicemente offrendo un’elevata qualità, ma che ora vedono il futuro annebbiarsi da fitte ed oscure nubi fuligginose, frutto dell’ennesimo “regalo” che le istituzioni hanno riservato a questa terra.