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In ricordo del Professore Francesco Saverio Festa ad un anno dalla scomparsa

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In ricordo del Professore Francesco Saverio Festa ad un anno dalla scomparsa

Docente di Storia della Filosofia Politica, intellettuale poliedrico, abile dissimulatore, diviso tra l’esistenza solitaria condotta tra le mura domestiche e la prossimità verso “la varia umanità” di cui amava circondarsi. Ad un anno dalla scomparsa, un ricordo del Professore Francesco Saverio Festa

Oggi, 25 marzo 2020, ricorre un anno dalla scomparsa del Professore Francesco Saverio Festa, noto con l’appellativo che preferiva di gran lunga e che mai smetteva di ricordare ai suoi interlocutori, quello di “ragioniere”. Ai più curiosi che chiedevano spiegazioni in merito a quella che poteva apparire una scelta strana o discutibile, rispondeva dissimulando o raccontando il vecchio aneddoto che lo vedeva rivendicare  un presunto diploma in Ragioneria. Molti sanno invece che “il ragioniere” proveniva da studi classici.

Saverio Festa ha insegnato Storia della Filosofia Politica e Filosofia Politica all’Università degli Studi di Salerno. Quarant’anni di attività sempre al servizio “dei suoi ragazzi”, della ricerca scientifica, della riflessione critica che alimenta il pensiero. Un professore sui generis, famoso per i suoi aneddoti divertenti e a tratti grotteschi, per la sua autoironia e un acume e una capacità comunicativa fuori dal comune. Alcuni dei suoi allievi testimoniano quanto averlo conosciuto sia stato un privilegio e abbia concesso loro di orientarsi nel pensiero come nella vita.

La sua improvvisa scomparsa ha colpito come un fulmine a ciel sereno colleghi, studenti, amici e concittadini avellinesi. Saverio Festa nel tempo aveva mostrato a quanti lo conoscevano che amava circondarsi di quella che definiva “varia umanità”, da intendersi nell’accezione positiva del termine. La grande varietà di persone con cui si “intratteneva” e di cui si nutriva, testimoniava la sua capacità di riuscire a trarre instancabilmente stimolo e interesse da ogni situazione e contesto.

Per diversi mesi dopo la sua scomparsa, le aule, i corridoi, la porta chiusa del suo studio, sono state inconsapevoli testimoni di un’assordante assenza. Vederlo camminare con la consueta spedita andatura che lo caratterizzava, incrociare il suo sguardo indagatore dietro quei buffi occhiali dalle doppie lenti, sentirsi solleticare dalle sue domande al termine di una lunga chiacchierata, restano un lieve ricordo coperto da un velo di malinconia.

Cercare di riproporre in questa sede una sintesi degli studi, degli ambiti di ricerca e delle pubblicazioni del Professor Festa sarebbe complicato e alquanto riduttivo. Il rifiuto di qualsiasi tipo di etichetta, ritenuta sterile e banale, lascia intuire il modo che aveva di concepire la didattica e la ricerca. Il dialogo e il confronto costanti, scevri da pregiudizi o preconcetti di sorta, miravano a cogliere l’essenziale, il “nocciolo” di ogni questione. Chiunque abbia avuto la possibilità di frequentare un suo corso ne è in parte testimone. Saverio Festa è stato oltre che docente, un intellettuale poliedrico, lucido e acuto osservatore della vita politica e culturale e per molti studenti un compagno di viaggio. La fine della sua esistenza terrena ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile le cui tracce resteranno un ricordo indelebile.

Di seguito riportiamo l’estratto di un ricordo dei suoi allievi, pubblicato su Poi Review, rivista di indagine filosofica.

“Come insegnante, il suo primo interesse era che la ricerca dei suoi studenti, soprattutto quelli che lo avevano seguito più assiduamente, rimanesse viva e i loro risultati non si appiattissero sulle sue posizioni. Per questa ragione, rispediva qualunque domanda secca al mittente e, nei rari casi in cui rispondeva a un quesito ben posto, non lo faceva mai in modo netto. L’unica certezza con cui si lasciava ogni suo corso è che “non ci sono soluzioni confezionate”. La missione che riteneva di dover portare avanti, con passione difficilmente eguagliata, era quella di “insegnare a far funzionare la zucca”. Con un immancabile pizzico di ironia (e invero con quel costante miscuglio di orgoglio e umiltà) ribadiva costantemente che, non essendo lui un “professore”, non avendo per l’appunto “nulla da professare”, e tantomeno un maestro, non poteva avere allievi. Ma se Saverio Festa non fu un maestro, è stato senz’altro l’energia propulsiva da cui sono scaturiti tanti progetti e iniziative, che avevano in lui una delle principali figure di riferimento.”

 

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Giornalista pubblicista, collaboro dal 2015 con le testate zon.it e zerottonove.it in qualità di responsabile di redazione. Ho conseguito la laurea magistrale in filosofia politica discutendo una tesi dal titolo "identità ebraica, male totalitario e giudizio nel pensiero politico di Hannah Arendt", con votazione 110 e lode. Sono attratta dal mondo della comunicazione, dai suoi diversi linguaggi e dalle nuove tecnologie d'informazione. Interessata alla politica, l'attualità e al cinema in generale. Nello specifico il cinema d'autore degli anni cinquanta, sessanta e settanta.