Scade il 31 ottobre, il limite massimo entro il quale i comuni possono decidere di aumentare l’ aliquota Imu da applicare al saldo da pagare entro il 17 dicembre prossimo, e, a quanto pare, questo aumento non solo ci sarà, ma riguarderà la maggior parte dei comuni italiani.
L’acconto pagato il 16 giugno scorso determinato con aliquote base (0,4% abitazioni principale e 7,6% per gli altri immobili), uguali per tutti e in tutta Italia, aveva come obiettivo quello di valutare l’ entità del gettito della rata iniziale, per poi definire la restante rata del saldo.
Nonostante un buon introito, che lasciava presagire minimi aumenti, come spesso accade, il braccio di ferro tra Stato e Comuni, che si sono visti ulteriormente tagliare i trasferimenti a loro destinati a causa del decreto “ Salva- Italia”, ha indotto i Comuni stessi a spingere l’ aliquota verso il massimo applicabile, che è dell’ 1,06 %, per far quadrare i bilanci comunali.
Da studi condotti da “Il Sole 24 ore”, analizzando le delibere di molti comuni , emerge che il saldo dell’Imu costerà il 55% in più dell’acconto, e riguarderà più del 50 % dei comuni italiani. In altre parole, chi ha versato 100 euro a giugno, ne dovrà pagare altri 155 entro il 17 dicembre.
Intanto, tra ritardi e polemiche, i Caf lanciano l’allarme: senza le delibere dei Comuni sulle aliquote Imu, c’è il rischio di creare un enorme caos nel versamento del saldo al termine di dicembre. Risulta infatti che l’ 81 % dei comuni, non abbia provveduto in tal senso.
Fa da sponda il ministro dell’ Economia, Vittorio Grilli, a margine dell’ inaugurazione dell’Agenzia delle Entrate nel centro dell’ Aquila, : “Le scadenze sono quelle , lo Stato ha preso le sue decisioni”.
“Non è possibile uno slittamento” conclude il ministro “abbiamo bisogno di entrate quest’anno, altrimenti sono a rischio gli obiettivi di deficit”.