Gestione illecita dei rifiuti e fraudolenta declassificazione per il trasporto fuori regione. Sequestrato un impianto di recupero rifiuti a Castel S. Giorgio
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I Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Salerno, agli ordini del Capitano Giuseppe Ambrosone, a Castel San Giorgio, hanno apposto i sigilli di sequestro ad un noto locale impianto di recupero rifiuti speciali non pericolosi.
L’attività di polizia giudiziaria eseguita dai Carabinieri e che ha portato al sequestro preventivo odierno in esecuzione al decreto del GIP del Tribunale di Nocera Inferiore, dott.ssa Giovanna Pacifico, è stata coordinata dai magistrati della sezione reati ambientali della Procura Nocerina, guidata dal Procuratore Capo Giovanni Francesco Izzo.
La Procura della Repubblica ha anche emesso informazione di garanzia a carico del legale rappresentante e gestore della società interessata, nonché a carico del responsabile tecnico dell’impianto di trattamento rifiuti della società, per le violazioni emerse in ordine ai reati previsti dal D.L.vo n.152/2006 (codice dell’Ambiente).
Nello specifico, a seguito dei controlli eseguiti dai Carabinieri del N.O.E., si è proceduto al sequestro preventivo di un noto impianto di recupero dei rifiuti speciali del tipo non pericolosi, con informazione di garanzia emessa dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Nocera Inferiore a carico del legale rappresentante e del responsabile tecnico dell’impianto di trattamento dei rifiuti per aver effettuato o comunque consentito l’illecita gestione di rifiuti speciali ed urbani, in assenza della prescritta autorizzazione (Art.256 del D.Lgs 152/2006).
In particolare, dagli accertamenti effettuati dai Carabinieri del N.O.E. presso la sede operativa della società è emerso che nell’impianto, senza alcun pretrattamento e senza alcuna autorizzazione, erano miscelati rifiuti di varie tipologie con il successivo conferimento degli stessi ad un impianto finale posto fuori dalla regione Campania.
Come tra l’altro evidenzia il GIP nell’ordinanza del sequestro preventivo, attraverso la miscelazione, e con la fraudolenta declassificazione dei rifiuti solidi urbani prodotti nella regione Campania, e precisamente rifiuti classificati con il codice CER 200201 (rifiuti biodegradabili), CER 200203 (altri rifiuti non biodegradabili), CER 200301 (rifiuti urbani non differenziati), CER 200303 (residui della pulizia stradale), CER 200307 (rifiuti ingombranti), gli stessi rifiuti, dopo il conferimento di terzi presso l’impianto e le illecite operazioni di miscelazione, venivano poi avviati per il successivo smaltimento, con il falso codice CER 191212 (altri rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti), presso una discarica fuori regione così violando l’art.182 del D.Lgs 152/2006 che prescrive che i rifiuti urbani debbano essere smaltiti nella stessa regione in cui essi sono stati prodotti.
Per i Carabinieri dello speciale reparto a Tutela dell’Ambiente, che tra l’altro hanno accertato come l’azienda non disponesse di alcuna idonea attrezzatura per il trattamento meccanico dei rifiuti, la società in questione era legittimata alle sole attività di selezione e cernita manuale dei rifiuti speciali ed urbani lì conferiti, per poi procedere al trasferimento degli stessi presso ditte appositamente autorizzate a trattamenti meccanici o presso discariche, ma sempre conservando il codice CER di entrata.
Inoltre, in occasione di un controllo stradale ad un autocarro in uso alla società, trasportante i rifiuti in uscita dall’impianto di Castel San Giorgio e diretto ad un sito di discarica di una vicina regione, i Carabinieri del NOE ed i tecnici dell’Arpac di Salerno rinvenivano rifiuti di varie tipologie, quali plastica, ferro, imballaggi, rifiuti organici, sfalci e potatura, nonché bustoni in cellophane, chiusi ed ancora integri; aperti a campione, alcuni di questi bustoni contenevano rifiuti tessili, altri rifiuti urbani indifferenziati ed ulteriori imballaggi in materiali misti, trovati tali e quali erano stati conferiti all’impianto.
Le verifiche successive, così come anche certificato agli esiti dall’Arpac, permettevano di appurare che vi era stata la semplice miscelazione dei rifiuti e la conseguente declassificazione fittizia del codice CER degli stessi, in assenza di qualsiasi trattamento effettuato sui rifiuti in ingresso presso l’impianto.
Infine, il GIP ha poi proceduto alla nomina di un amministratore giudiziario anche al fine di impedire il totale arresto dello stabilimento e dell’attività d’impresa, con conseguenti ricadute negative sulla gestione economica della compagine e sui relativi livelli occupazionali, ma con il preciso compito di assicurarne la continuità operativa aziendale, salvo la rimozione delle irregolarità rilevate, immediatamente attivandosi per la cura di tutti gli adempimenti necessari a ricondurre a norma la condotta illecita, rimuovendo le irregolarità riscontrate, irregolarità che possono essere rimosse senza la necessità di arrestare il ciclo produttivo così da salvaguardare le redditività aziendale ed i corrispondenti livelli occupazionali.
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