Dei 35 indagati destinatari delle misure cautelari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, 8 non sono stati rintracciati e nei loro confronti continuano le ricerche
Nelle prime ore della mattina, a Salerno e provincia (Battipaglia, Eboli, Montecorvino Pugliano, Olevano sul Tusciano, San Marzano sul Sarno, Pontecagnano Faiano, Nocera Inferiore, Pagani, Altavilla Silentina, Angri), oltre che a Policoro (MT) e Monsummanno Terme (PT), i Carabinieri del Comando Provinciale di Salerno, con il supporto del 7° Nucleo Elicotteri di Pontecagnano (SA), del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Salerno e di personale dei Comandi Provinciali Carabinieri di Matera e Pistoia, hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa, su richiesta di questa Procura della Repubblica, dal GIP del Tribunale di Salerno nei confronti di 35 indagati (27 arresti domiciliari e 8 obblighi di dimora e di presentazione alla P.G.), ritenuti responsabili, a vario titolo, di “associazione per delinquere” (art. 416 c.p.) finalizzata al “favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clandestina” (art. 12 D.Lgs. 286/1998), “intermediazione illecita e sfruttamento di lavoratori con o senza permesso di soggiorno”, “riduzione in schiavitù” (art. 600 c.p.), “tratta di persone” (art. 601 c.p. con l’aggravante del reato transnazionale) ed altro.
Dei 35 indagati destinatari delle misure cautelari, 8 non sono stati rintracciati e nei loro confronti continuano le ricerche. I provvedimenti restrittivi scaturiscono da una complessa indagine condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Salerno, avviata nell’agosto 2015 ed inizialmente finalizzata ad indagare sul fenomeno del c.d. caporalato localizzato nella provincia salernitana, ed in particolare nella Piana del Sele. L’attività, condotta sia con metodi tradizionali che con intercettazioni, ha permesso di scoprire le dinamiche di un fenomeno ben più complesso, in cui lo sfruttamento dei migranti nei lavori agricoli, sia clandestini che regolarmente presenti sul territorio nazionale, costituisce l’ultimo anello di una catena di reati di grave allarme sociale.
Sono stati infatti ricostruiti gli assetti di un sodalizio criminale con base operativa nella provincia salernitana, con ramificazioni in altre province del territorio dello Stato, nonché in altri paesi europei (in particolare Francia e Belgio) e in Marocco, dedito alla sistematica violazione del Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (D.Lgs. 25 luglio 1998, n. 286 e succ. mod.), nonché condotte di riduzione in schiavitù, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro in danno di cittadini extracomunitari.
Partecipi all’associazione sono risultati sia cittadini italiani che stranieri. Fra gli italiani numerosissimi sono gli imprenditori agricoli, nonché alcuni professionisti (in particolare un consulente del lavoro). Nel corso delle indagini è stata analizzata la documentazione relativa al rilascio di permessi di soggiorno stagionale per motivi di lavoro, gestiti per via telematica nell’ambito del c.d. “decreto flussi” periodicamente emanato dal Presidente del Consiglio dei Ministri sulla base dei criteri indicati nel documento programmatico triennale sulle politiche dell’immigrazione, con riferimento alla posizione di circa 400 lavoratori non comunitari immigrati dal 2015 al 2018.